Il Monte Faito fa parte della catena dei Monti Lattari, l’ossatura della penisola sorrentina che si affaccia sui golfi di Napoli a Salerno. Deve il suo nome ai faggi lo ricoprono e che hanno avuto un ruolo fondamentale nella sua storia. La parte alta si raggiunge tramite una funivia dalla stazione Circumvesuviana di Castellammare di Stabia, oppure con la lunga strada rotabile che parte da Vico Equense. Gli amanti dell’escursionismo montano possono anche raggiungerlo da Pimonte, attraverso le “tese” che partono dalla frazione Tralia.
L’industria della neve
In epoca romana il Faito era noto come Monte Aureo o Monte del Latte, per gli abbondanti prodotti dei pascoli che hanno comunque dato il nome alla catena montuosa di cui fa parte. La vera economia del monte girava però attorno alla neve che riusciva a custodire nelle doline, profonde cavità di origine carsica. In queste fosse, dette neviere, ci si accorse che la neve perdurava molto a lungo, anche in estate. Le neviere, di origine naturale, furono quindi ulteriormente sviluppate da quelli che sarebbero diventati “commercianti del ghiaccio“.
La neve veniva ricoperta da terra e fogliame nelle neviere, all’ombra dei faggi, e conservata in vista dei mesi caldi. Gli stessi faggi non erano autoctoni, ma piantumati dall’uomo attorno alle doline per ripararle dal sole. Il ghiaccio ricavato veniva poi trasportato a valle, continuando il suo viaggio fino a Napoli, dove rinfrescava cibi e bevande dei nobili e della popolazione benestante o veniva utilizzata per conservare medicinali. L’industria della neve del Faito resistette fino all’invenzione del frigorifero.
Quando la strada era il mare
L’area del Monte Faito è stata per lungo tempo sprovvista di una strada di collegamento con il territorio circostante. Le strade che collegano la penisola sorrentina con Napoli e la parte amalfitana sono infatti una costruzione relativamente recente, risalente agli ultimi due secoli.
Per lungo tempo è stato il mare la principale autostrada dalla penisola sorrentina. Erano le navi a portare la neve a Napoli. Le stesse imbarcazioni venivano costruite grazie al legno dei boschi del Faito, utilizzato negli storici cantieri di Castellammare di Stabia. La testimonianza di tali rotte si lega ad alcuni termini napoletani, come “massese”, che indicava il venditore di latte acido a Napoli. Massese poiché derivante da Massa Lubrense, paese della penisola sorrentina da dove anticamente il prodotto arrivava.
La neve che si scioglie in tasca
L’usanza di trasportare la neve dal Faito a Napoli, così come da altre montagne, sarebbe alla base di diverse espressioni ancora oggi utilizzate. Come “avere la neve in tasca“, che indica l’andare di fretta, la stessa che probabilmente avevano i commercianti del ghiaccio per paura che la loro merce si sciogliesse.
Lo stesso si può dire dell’espressione “ti piace il vino con la neve“, che fa riferimento al vino conservato grazie al ghiaccio portato in pianura dalle montagne. In questo modo si sottolinea un eccesso di lusso, sorretto a volte da una sproporzionata fatica altrui. Questo era il caso del vino dei nobili napoletani, tenuto al fresco grazie al duro lavoro dei commercianti.
Il Faito oggi
Il Monte Faito è oggi una grande area verde, utilizzata dalla popolazione locale per passeggiate, scampagnate, eventi e attività sportive. Dal Piazzale dei Capi si gode di un belvedere sul golfo di Napoli, con vista su Ischia e Procida ma anche sulla vicina Capri. Sulla vetta si trova il Santuario di San Michele, al confine tra Pimonte e Vico Equense, ricostruzione di un tempio edificato nel X secolo. Gli amanti dell’escursionismo possono poi raggiungere, continuando a salire, la cima del “Molare” (1444 m), la più alta dell’intera catena dei Lattari.
La montagna è da sempre, un po’ come tutte le vette della penisola sorrentina, profondamente connessa al mare. Dal Faito veniva il legno delle imbarcazioni che sarebbero salpate nelle acque del Mediterraneo, tra avventure e tempeste. Dal Faito si ammira il mare della costiera amalfitana e sorrentina. Dal Faito partiva la neve che avrebbe raggiunto il porto di Napoli. Una ricchezza estremamente fragile, che rischiava di sciogliersi per strada. Come un grande sogno da vivere in fretta, o da custodire gelosemente nella quiete dei boschi.
Riferimenti:
- https://www.caimontilattari.it/sentiero/334/
- http://www.parcoregionaledeimontilattari.it/index.php?action=index&p=335
- https://www.comunevicoequense.it/territorio/faito/
- Claudio Corvino; Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità della Campania; 2002
- Si ringrazia Claudio Di Maio per l’immagine di copertina.
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