Le anime del Purgatorio, cuore di Napoli
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Le grotte delle anime del Purgatorio, simili a quelle del presepe, ospitano delle statuine di terracotta avvolte dalle fiamme e con le braccia rivolte verso il cielo in gesto di supplica. Il loro volto non mostra sofferenza, pregano e cercano il “refrisco”, il refrigerio. 

Nella grotta, dietro le statuette delle anime del Purgatorio, di solito vi è la scena del calvario, con il crocifisso e la Vergine Maria in abito nero. 

Le statuette delle anime del Purgatorio vengono realizzate con alcuni particolari che raccontano chi erano in vita, il loro status, la loro professione. Famose sono le anime del Capitano, quella dello scrivano, del postino, della mamma con il figlio, del prete, del monaco, della coppia di sposi, del pescatore, del carabiniere, di Lucia e di Candida. Spesso nella grotta vi sono anche le foto dei parenti defunti appartenenti alla famiglia di chi cura la cappella.

Anime del Purgatorio, edicola votiva, foto Luca Fortis

Le anime del Purgatorio e la tradizione pagana

La tradizione di creare grotte per le anime del Purgatorio sotto le edicole votive, ha sicuramente un legame con il passaggio dalla religione pagana a quella cristiana. Epoca in cui, per facilitare il passaggio da una religione all’altra, il cristianesimo ha di fatto adottato vecchi culti, dandogli una nuova veste. Ecco che spesso la devozione per le antiche divinità pagane, ognuna specializzata in un dominio, si è trasformata nel culto di nuovi santi, anch’essi specializzati a proteggere i fedeli, ognuno in un campo diverso. Ecco il santo a cui ci si rivolge se si vuole avere un bambino, l’altro che protegge gli innamorati, chi va in guerra e così via. 

Anime del Purgatorio di De Filippo, Pulcinella e Totò, foto Luca Fortis

I lares romani

I romani avevano nelle case le edicole per i Lares, ancora ben visibili a Pompei ed Ercolano.
I Lares erano divinità minori rispetto ai grandi dei venerati nel culto ufficiale, ma in realtà veneratissimi nell’ambito delle case romane. I Lari, dal latino lares, “focolare”, dall’etrusco lar, “padre”, rappresentano gli spiriti protettori degli antenati che vegliavano e proteggevano la gens e la familia. Essi sono le divinità protettrici della famiglia.

Il lare familiare vegliava sulle fortune della casa e a lui i membri della famiglia rendevano culto quotidianamente, specialmente alle calende, none, idi. Secondo la leggenda, riportata solo da Ovidio, i Lares furono due gemelli nati dalla ninfa Lara.
Nell’arte romana, i Lares sono raffigurati come giovanetti ricciuti, con tunica corta, cinta e alti calzari, in atto di danzare, levando nella mano destra un rhytòn e protendendo nella sinistra la patera. Si conosce anche il tipo stante, in riposo, con cornucopia e patera, frutti o spighe.


Difficile non scorgere una continuità culturale tra le edicole romane con gli dei minori e il loro culto degli antenati e le odierne edicole votive campane, con i loro santi, statuette delle anime del Purgatorio e foto dei parenti scomparsi. Spesso questi altari sono presenti anche nelle case dei napoletani.

Antonio Solimene, Solimene Stazione Vietri, Anima del Purgatorio di Mediatore culturale di Emergency, foto Luca Fortis

Le anime pezzentelle

Il culto delle anime del Purgatorio non coinvolge solamente le anime dei propri familiari, ma in alcuni casi, anche quelle di tutte le persone per cui nessuno prega, le cosiddette anime “pezzentelle”.
Infatti, nella credenza popolare, se qualcuno moriva in un cataclisma o durante un epidemia, magari insieme a tutta la famiglia e nella fretta veniva buttato in una fossa comune, rischiava di rimanere bloccato nel purgatorio, in quanto nessuno pregava per lui. 

Senza le preghiere della gente, visto i peccati che sicuramente ogni defunto aveva, l’accesso al paradiso, secondo la visione del popolo, era molto difficile. Ecco che, secondo questa credenza, le anime delle persone per cui nessuno pregava, durante la notte apparivano in sogno e indicavano il loro teschio tra i tanti chiedendo di pregare per loro. Dopo un po’, una volta consolidato il rapporto, potevano rivelare in sogno alcuni dettagli della loro vita, come il sesso o il rango sociale.

Anime del Purgatorio, suora, vescovo, pescatore. Foto Luca Fortis

Il rapporto tra le anime pezzentelle e i fedeli

Chi pregava però non lo faceva gratuitamente, anzi chiedeva una qualche grazia. L’idea era quella che il popolo di questa terra, soprattutto le persone appartenenti a quartieri popolari, potesse allearsi con “i sofferenti dell’altro mondo” per aiutarsi reciprocamente. Le persone chiamavano e in alcuni casi, ancora chiamano i teschi e le ossa delle fosse comuni “anime pezzentelle, anime scurdate, capuzzelle”.


Il fedele che pregava per l’anima di qualcuno, si prendeva cura anche fisicamente del teschio indicato in sogno, lo puliva, gli regalava oggetti potenzialmente ancora utili nell’aldilà. Ogni passaggio di questo rapporto aveva un rito simbolico, si puliva per detergere metaforicamente il sudore che il teschio, visto le difficoltà che l’anima aveva per andare in paradiso. 

Se la preghiera funzionava e l’anima pezzentella andava in paradiso, la grazia si avverava. In quel caso il fedele faceva una casetta per il teschio e scriveva il suo nome sopra. Non il nome dell’anima che era andata in paradiso, nome mai rivelato e impossibile da sapere, provenendo il teschio da una fossa comune, ma di chi aveva ricevuto la grazia e l’anno in cui l’ha ricevuta. 

Se invece la grazia richiesta non si avverava, probabilmente l’anima purgante, aveva troppi peccati e quindi si abbandonava il teschio e si smetteva di pregare per lui.
Spesso si usavano i bambini per intercettare queste anime, in quanto si pensava che essendo più puri, era più facile per essi, intercettare le richieste delle anime pezzentelle. Valeva anche l’incontrario, le anime pezzentelle dei bambini erano le più richieste, perché avendo meno peccati, era più facile farli giungere in paradiso attraverso le preghiere dei vivi e quindi ottenere grazie.

I teschi dei bambini erano talmente richiesti che si racconta che vi fosse addirittura una lista d’attesa.
Si tratta di un culto parzialmente ancora vivo a Napoli, anche se la museificazione del cimitero delle Fontanelle, della chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco e la chiusura degli altri siti, oltre che la proibizione di questo culto, dopo il Concilio Vaticano II, da parte della chiesa Cattolica, lo rende oggi diverso dal passato.

Cimitero delle Fontanelle, foto Luca Fortis

Le origini del culto delle anime pezzentelle

Il giorno che un tempo era dedicato a queste anime era il lunedì, il giorno in cui si celebrava Ecate secondo il calendario pagano, la dea lunare, luminosa signora delle dimore oscure.


Il culto delle anime pezzentelle ha probabilmente radici che fondono insieme il culto degli antenati dei lares romani, con il dramma della peste del 1656, momento in cui ebbe il culmine la pratica delle fosse comuni.

Era un periodo storico in cui diveniva molto complesso pregare per i propri morti, non solamente perché non si disponeva di una tomba su cui pregare, ma anche perché in alcuni casi non sopravviveva nessuno della famiglia.
Ecco che molto probabilmente il popolo trasse linfa dalla tradizione, modificandola a seguito delle nuove esigenze.


Anima del Purgatorio suora, mastro presepaio Ferrigno. Foto Luca Fortis.

La gerarchia delle anime

Esiste una gerarchia del purgatorio, così come vi è dei santi e ognuna è collegata a una storia. Ciascuno dei luoghi di culto ha un’anima considerata più importante e quindi oggetto di maggiori cure rituali da parte dei devoti. Questo concetto è ben spiegato in un’interessante documento che si può leggere nel sito santipietroepaolo.net


A S. Maria del Purgatorio ad Arco quest’anima è Lucia, detta anche la Principessa; a S. Maria della Sanità, è il Cavaliere; a S. Pietro ad Aram, sono il Signore abbandonato e Candida. Quest’ultima è identificata spesso con la figura della Lavandaia che è simbolo delle anime purganti che si mondano dei propri peccati lavandosi il sudario fino a che la tela non sia divenuta “lustramente” candida.

Anima del Purgatorio, Luca Fortis


Le anime del Purgatorio e il presepe

Le anime del purgatorio e il presepe sono strettamente legate, non a caso, non tutti sanno che spesso le figure del presepe, metaforicamente rappresentano proprio le anime del purgatorio e che sono fatte in creta proprio perché di terra eravamo e di terra torneremo.
Le figurine delle anime del Purgatorio, infatti, con i loro personaggi stilizzati, sono prodotte in gran parte proprio dagli artigiani del presepe e ultimamente stanno vivendo una nuova mutazione. 

Anime del Purgatorio, foto Luca Fortis

L’innovazione della tradizione

Le tradizioni sopravvivono quando sanno mutare rimanendo fedeli a stesse. Oggi, forse per ricordarci che ognuno di noi è peccatore e che non vivremo in eterno, stanno nascendo, anche grazie al senso dell’umorismo tipico degli artigiani del presepe napoletano e della tradizione di rendere sempre attuali le figure del presepe, nuove iconografie di statuette delle anime del Purgatorio. Vi sono i grandi esponenti della cultura napoletana, per esempio Totò e Eduardo De Filippo.

Suore finite al purgatorio, perché hanno subito il fascino della carne, anime purganti di vescovi che alludono a San Gennaro, con le sue ampolle del sangue sul petto o che forse rappresentano proprio San Gennaro. Chissà che forse, anche il santo patrono di Napoli, ogni tanto non scenda al Purgatorio a salutare i defunti. Tra di esse stranamente, manca l’anima purgante di Maradona, forse nessuno più di lui, è stato peccatore e allo stesso tempo santo, per questa città. Sicuramente, come Totò, Eduardo de Filippo e i vescovi, meriterebbe di avere la sua effige come statuetta di un’anima del purgatorio.

Anima Purgante, vescovo con ampolle di San Gennaro (forse San Gennaro), foto di Luca Fortis

Bibliografia

Il cimitero delle Fontanelle : il culto delle anime del purgatorio e il sottosuolo di Napoli / Antonio Emanuele Piedimonte

Sitografia

http://www.santipietroepaolo.net

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