Appiccicarsi

Appiccicarsi, appiccicato, appiccicare. Chi conosce la lingua italiana sa bene che questo verbo indica l’incollare, il legare qualcosa o qualcuno. Noi napoletani, e non solo, attribuiamo questo termine a un’ulteriore significato esattamente opposto: il litigare con qualcuno.

Un bisticcio che può essere di grave entità, ma anche un piccolo battibecco. Scopriamo insieme la sua etimologia, come e perché la stessa parola ha due significati totalmente agli antipodi.

Dal latino pix, picis: appiccicarsi

La lingua napoletana è il risultato dell’alternarsi di diverse culture e popoli che hanno abitato la Campania nel corso dei millenni. È normale non sorprendersi se alcune parole del napoletano hanno origine dal latino.

Il termine appiccicare deriva, infatti, dal latino pix, picis sostantivo femminile che tradotto in italiano indica la pece. La sostanza è un derivato del petrolio, ottima sia come collante che come combustibile. Per essere più precisi, dobbiamo far riferimento al costrutto ad+ pix. In latino, infatti, un sostantivo in accusativo preceduto dalla preposizione “ad” indica un movimento verso qualcosa.

Questa azione può essere positiva, quindi può andare a simboleggiare un forte avvicinamento o un legame, proprio come la pece che, se riscaldata, avvicina qualsiasi oggetto incollandolo. La stessa azione, se utilizzata nella sua forma riflessiva in napoletano, può avere un significato negativo, che quindi allontana e proprio come un combustibile infiamma gli animi di chi litiga e si altera.

In Italiano prevale il significato positivo che viene dato al termine, mentre in napoletano “appiccecarse” non ha mai un significato positivo, anzi è sempre motivo di dolore e tristezza.

Ancora, il termine appicciare, che ha la stessa etimologia, esprime figurativamente quando una persona si accende di ardore, di rabbia.

Il litigio e la canzone napoletana

S’appiccia, s’appiccica, sembra quasi uno scioglilingua leggerli insieme. La loro somiglianza non è casuale, l’uno può essere sinonimo dell’altro, ed entrambi li ritroviamo utilizzati in capolavori senza tempo.

Ci imbattiamo nel termine appiccicarsi, nella poesia firmata Eduardo de Filippo: “Don Gennaro“. Il testo rende proprio lo stato d’animo di una persona che svegliatasi con la luna storta vuole in qualsiasi modo litigare, avendo da ridire su tutto :

For’ ‘o vascio, ‘o cusetore
nchim’ ‘o quarto ‘e na giacchetta.
‘A mugliera, ‘Onna Ntunetta
se vulesse appiccecà.

Sta nguttosa. S’è scetata
ca nun saccio che vulesse;
‘o marito l’accedesse…
nun se fida d’ ‘o guardà” […]

Leggendo questo piccolo stralcio del testo, avvertiamo tutto il nervosismo di donna Antonietta. Il suo stato d’animo viene svelato dalle parole utilizzate: sta nguttosa, è nervosa; nun se fida d’ ‘o guardà, la donna a causa del nervosismo non sopporta il marito al punto da non volerlo nemmeno vedere.

Nella sua “Tell me now“, invece, è Pino Daniele che s’appiccia di rabbia, ed esprime tutta la sua voglia di riscatto a suon di blues. L’appiccicarsi, ma soprattutto l’appicciarsi per difendere la sua napoletanità e dare sfogo alle ingiustizie sociali e personali, era ciò che rendeva il cantante unico e inimitabile :

“Tell me now now now
Si so’ bbouno o so’ sì fesso

E non ci posso pensare ad una vita normale
Fatta piena di stress con un poco di sesso
Ma c’a voglia ‘e campà
E intanto tu si’ na seccia che quanno s’appiccia
Si’ nu sfreggio ‘a miseria staje chino ‘e cattiveria’” […]

Sitografia

https://www.treccani.it/vocabolario/appiccicare/

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