Punta Licosa rappresenta l’estremità meridionale del golfo di Salerno e si trova all’interno del comune cilentano di Castellabate. L’area può essere raggiunta facilmente dal porto di San Marco di Castellabate, attraverso un sentiero in gran parte sterrato che termina nei pressi dell’isolotto di Licosa.
L’origine del nome
Il nome “Licosa” deriverebbe dalla tradizione omerica, seguendo un percorso non solo mitologico ma anche marittimo. Punta Licosa è infatti l’estremità opposta di Punta Campanella, il promontorio che delimita a nord il golfo di Salerno e che divide la Costiera amalfitana da quella sorrentina. Secondo quanto ricostruito dal geografo Strabone, sarebbe proprio la baia salernitana a esser stata protagonista del celebre incontro tra Ulisse e le sirene dell’Odissea, avvenuto nei pressi de Li Galli, al largo di Positano.
Una delle sirene che tentò di ammaliare Ulisse era infatti Leucosia che, rifiutata dall’eroe omerico, si sarebbe lasciata annegare, raggiungendo la costa cilentana e battezzando così il promontorio di Punta Licosa.
Nelle giornate in cui il cielo limpido, è facile riconoscere il profilo della costa cilentana da una qualsiasi terrazza della Costiera amalfitana, così come il lungo promontorio amalfitano-sorrentino, con l’isola di Capri al termine, è ben visibile dalle spiagge a sud di Salerno.
Come raggiungere Punta Licosa
Uno dei modi per visitare Punta Licosa è percorrere l’omonimo sentiero che inizia dal porto di San Marco di Castellabate. Si tratta di una strada in gran parte sterrata e immersa tra gli alberi, percorribile sia a piedi che in bicicletta, sebbene per alcuni tratti si incontrino anche autovetture di residenti locali o villeggianti. A sua volta, il porto può essere raggiunto con i mezzi pubblici, in quanto distante circa dieci minuti di cammino dalla fermata del bus che collega San Marco con Salerno, Agropoli e Paestum.
Il percorso che conduce a Punta Licosa sembra condurre, a piccoli passi, fuori dal mondo. Il sentiero si muove tra terre private e questo, per uno strano paradosso, ha tenuto isolata e distante l’area dai villaggi limitrofi. Diversamente dal percorso fatto da Partenope, l’altra famosa sirena incontrata da Ulisse, si potrebbe dire che Leucosia ha scelto di riposare lontana da riflettori, rievocando il suo canto solo ai viaggiatori più avventurosi.
Quanto è lungo il sentiero di Punta Licosa
Il sentiero è lungo 3 km e non presenta particolari difficoltà, muovendosi tra il livello del mare e un’altitudine massima di 43 metri. In un’ora si riesce a raggiungere l’estremità di Punta Licosa, in corrispondenza di un porticciolo situato nei pressi di una scogliera, dove si trovano la Cappella di Santa Maria del Soccorso e il casino di caccia di Palazzo Granito. Da lì si avvista facilmente il vicinissimo isolotto omonimo, caratterizzato dalla presenza di un faro bianco.
L’isolotto
L’isolotto di Licosa si trova al largo della punta, poco distante dalla costa. Si tratta di una lingua sabbiosa a forma di semiluna, circondata da secche, con una lunghezza di 160 metri e una larghezza di 40. Si raggiunge facilmente in barca dal porto di San Marco, sebbene non manchi chi provi a raggiungerla in kayak, quando il mare è calmo e non c’è troppo “traffico” causato dalle imbarcazioni.
L’area ricade nell’Area marina protetta Santa Maria di Castellabate. I fondali sono in parte ricoperti da Posidonia oceanica, che protegge la costa dall’erosione. La zona costiera di Licosa ed Ogliastro Marina è caratterizzata in particolare dalla presenza del “Flysch del Cilento”, rocce composte da varie stratificazioni capaci di assumere diverse colorazioni, formatesi con l’erosione delle montagne in formazione emerse dal mare. Nel litorale sono inoltre presenti reperti archeologici, in particolare nelle acque dell’isola di Licosa si trovano rovine greco-romane.
Secondo il mito sarebbe stato Ercole a creare l’isolotto, spezzando la roccia con la sua forza e lasciando che si insinuasse il mare.
Dalla terra al mare, dal mare all’isola
Il sentiero di Punta Licosa non è difficile da percorrere. La vera avventura sta nell’osservarlo, nel cercare di scorgere la sua nascosta destinazione. Come se il pezzo finale del percorso fosse stato ricoperto dall’acqua.
Il panorama che ci regala è infatti quello di un piccolo isolotto, apparentemente quasi travolto, in alcune giornate, dalle onde e dal vento. Il faro che spicca alla fine del percorso suggerisce però ancora una strada. Talmente vicino da spingere a non accontentarsi, a continuare il viaggio e passare dalla terra al mare. Se le sirene sono solo una leggenda, il rumore delle onde può essere fragoroso e l’isola un piccolo nuovo mondo, raggiungibile e accogliente. Al termine del sentiero ci si chiede come dare ancora ascolto ai propri sogni.
Bibliografia:
Club Alpino Italiano; Parchi d’Italia – 8; La Repubblica – National Geographic Italia; 2021
Donatella Bianchi; Le 100 perle del mare italiano; 2012
Paolo Romano; Io, la Campania – Autobiografia di una regione meravigliosa; 2022
Sitografia:
https://www.cilentoediano.it/it/santa-maria-castellabate-0
https://www.comune.castellabate.sa.it/kweb/sito/castellabate/pagine/3018651-la-storia
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