“Funnachèra” è un insulto napoletano. Molti probabilmente non l’avranno nemmeno mai sentito. Ma il termine “funnachera” era un insulto molto tipico della lingua napoletana che affonda radici profonde nella storia e nella cultura popolare della città. Letteralmente “abitante o frequentatrice del fondaco”.

Ma che cos’era il fondaco?

Si trattava di edifici utilizzati anche per scopi commerciali e di deposito. Erano strutture tipiche dell’architettura medievale e rinascimentali, che rivestivano un ruolo molto importante, e servivano a ospitare i mercanti e le loro merci. Tra i più noti, il Fondaco dei Tedeschi a Venezia.

I fondaci erano generalmente edifici di grandi dimensioni, costruiti in materiali robusti, come la pietra o il mattone. Avevano spesso una pianta rettangolare, con un cortile interno che fungeva da centro di attività. Il cortile era circondato da portivi, che fungevano anche da riparo dal sole e dalla pioggia.

Dotati di magazzini, dove i mercanti potevano conservare le loro merci, i fondaci avevano spazi per l’esposizione e la vendita di prodotti, nonché per l’alloggio stesso dei mercanti e dei loro dipendenti.

Napoli, nel Medioevo, era una città ricca e vivace, sede di un potente ducato che controllava gran parte del sud dell’Italia. La città era un importante centro commerciale e culturale, e ospitava una popolazione cosmopolita di mercanti, artisti e intellettuali.

funnachera

La Napoli nel corso della storia

Nel corso del XIX secolo, sotto la dinastia angioina, che governò per oltre un secolo, Napoli crebbe ulteriormente, venne arricchita e modernizzata, diventando un importante centro commerciale.

Nel XV secolo, la città viene invece conquistata dalla dinastia aragonese. Gli aragonesi continuarono il processo di modernizzazione della città, facendo di Napoli una delle città più importanti d’Europa.

Napoli mantiene un ruolo centrale anche durante il Rinascimento. La città ospitava artisti, intellettuali, diventando un importante centro di commercio.

È in questo clima che i fondaci nascono e si sviluppano, acquisendo un ruolo sempre più importante nella vita commerciale e nella distribuzione di prodotti e merci a Napoli, anche, e forse soprattutto, ai meno abbienti.

Nella seconda metà del XIX secolo e fino ai primi del Novecento, i fondaci erano per lo più diffusi nelle aree più degradate e malsane della città, come i quartieri del porto e il quartiere Pendino, noto anche come Forcella, dove aveva sede l’omonimo cippo.

Funnachera Vincenzo Migliaro L'attesa
Vincenzo Migliaro, L’Attesa

Funnachera, insulto napoletano dai fondaci

In quel periodo, le donne che vivevano o frequentavano i fondaci, erano spesso di infima condizione sociale.

Si trattava spesso di donne volgari, maleducate che avevano atteggiamenti in pubblico piuttosto sconvenienti.

Apostrofare dunque una donna come “funnachèra” era un insulto, non voleva sicuramente essere un complimento.

Funnachera, un significato che cambia nel tempo

Oggi il termine “funnachera” è poco utilizzato ed ha assunto nel tempo un significato leggermente diverso che non fa necessariamente riferimento all’estrazione sociale o alla condizione abitativa di una donna, pur restando un epiteto molto offensivo. Viene utilizzato spesso per sminuire la figura di una donna, farla sentire inferiore, umiliata o comunque inadeguata.

In un contesto come quello odierno, in cui si presta molta attenzione al linguaggio inclusivo e al rispetto per le donne, è opportuno quanto doveroso fare alcune riflessioni su questo insulto e sul suo impatto.

Perché “a funnachera” è un insulto?

Lo è in quanto il termine evoca immagini negative e stereotipate di una donna, che fa riferimento a condizioni di povertà e squallore, volgarità e maleducazione, inadeguatezza e inferiorità.

Quali sono oggi i sinonimi di “funnachera”?

Funnachera probabilmente rientra in quel novero di parole napoletane difficili da tradurre o rendere in italiano. Tuttavia ci sono diverse parole che possono esprimerne lo stesso concetto, senza tuttavia sfociare nell’insulto e nell’offesa, tra cui proprio “donna volgare”, “donna maleducata”, “donna sconveniente”. È importante ricordare che le parole hanno un potere e che possono essere utilizzate per ferire gli altri. È importante scegliere le parole con cura, in modo da non offendere nessuno.

Diventa un sostenitore!

Storie di Napoli è il più grande ed autorevole sito web di promozione della regione Campania. È gestito in totale autonomia da giovani professionisti del territorio: contribuisci anche tu alla crescita del progetto. Per te, con un piccolo contributo, ci saranno numerosissimi vantaggi: tessera di Storie Campane, libri e magazine gratis e inviti ad eventi esclusivi!

  1. Rosa Rita La Marca Avatar
    Rosa Rita La Marca

    Se quando qualcuno ci descrive, ci offendiamo, vuol dire che vogliamo costringere gli altri a mentire.
    Se qualcuno tenta di offenderci, perde tempo, in quanto se è evidente che sia una menzogna, la brutta figura la fa sempre il calunniatore.
    Le parole che descrivono comportamenti immorali non servono per ferire gli altri, ma per distinguere il bene dal male, gli atti da compiere e quelli da evitare.
    Nessuno toglierà mai a chi detiene la volontà di discernere, di usarli.
    Discriminare è una vox media. Può significare trattar male qualcuno, ma significa anche scegliere cosa va seguito e cosa no.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

wpChatIcon
wpChatIcon