L’architettura di Procida, semplice ma allo stesso tempo originale e curiosa, è una delle bellezze dell’isola flegrea. In alcuni borghi e casali si notano infatti agglomerati di casette colorate, contraddistinte da un susseguirsi di archi e scale appoggiati gli uni agli altri. Un pimpante mosaico di suggestioni che non può che regalare il buonumore ad abitanti e visitatori di passaggio.
Gli archi e le scale
C’è chi ha definito l’architettura di Procida “senza architetti”, quindi spontanea, legata all’arte dell’adattamento più che a formule o regole, o per meglio dire popolare, poiché basata su schemi ripetuti e tramandati a livello locale.
Uno dei principali elementi che ha condizionato l’architettura, portandola ad adattarsi al contesto, è forse il poco spazio a disposizione. Basti pensare che Procida, seppur molto piccola (circa 4 km²), è comunque densamente abitanta (2.300 abitanti circa per km²). Un ruolo importante è poi ovviamente giocato dalla luce, che le abitazioni hanno cercato il più possibile di catturare con le loro forme. Il risultato è un curioso universo di piccole e semplici case di base cubica, simili e attaccate tra loro, tutte però modellate in un’irripetibile ed eccentrica combinazione di scale ed archi, che ne rovesciano l’apparente schema.
Gli elementi caratteristici sono principalmente l‘arco, la scala rampante, o a schiena d’asino, e il vefio, ossia il tipico muretto che delimita la terrazza delle case. La scala, esterna all’abitazione, si appoggia sull’arco, che fa da ingresso. A sua volta la scala può essere riparata da un arco sovrastante. In alcuni casi è la stessa scala a creare archi, con il suo zigzagare. Nei minuscoli spazi recuperati al termine di una rampa di scala si dà invece vita al vefio, che è un’unità di luogo e di tempo forse unicamente procidana.
Il vefio
“Vefio” nel dialetto procidano vuol dire “muretto di terrazzi e loggiati“. Si tratta di qualcosa di molto sentito dagli abitanti locali. Basta spulciare un annuncio di una qualsiasi agenzia immobiliare locale e si potrà leggere l’indicazione del vefio tra le caratteristiche dell’abitazione, come se fosse un valore aggiunto. Un’eredità storica e culturale dell’architettura di Procida da preservare, ma dal significato profondamente attuale.
Non manca chi vede nel vefio un vero e proprio ruolo sociale, identificativo della propensione allo “sporgersi”. Una naturale inclinazione all’osservare tutta la vita che accade fuori da quel piccolo terrazzino, magari protetti da una scala che in qualche punto diventa un arco e quindi anche un tetto.
I colori di Procida
Un’altra caratteristica dell’architettura di Procida è l’affascinante cromatismo. Le casette tra loro alternano diversi colori tenui, come il giallo, il rosa e il celeste. Uno stesso colore non si ripete mai in case consecutive, creando un’insolita quanto eccentrica tavolozza di acquerelli.
I diversi colori, secondo la tradizione, deriverebbero dal desiderio dei pescatori di poter riconoscere dal mare in lontananza la propria abitazione, abitudine comunque comune ad altre località di mare. Qualsiasi sia il motivo, è innegabile che la luce del sole filtrata tra i colori pastello contribuisca a distendere gli animi degli abitanti e dei viaggiatori.
Casale Vascello
Simbolo dell’architettura di Procida è il Casale Vascello, nato nel XVI secolo come estensione delle fortificazioni che si trovavono inizialmente solo a Terra Murata, borgo localizzato nella parte più alta dell’isola. Il nome deriverebbe dalla forma dell’agglomerato di case, che insieme ricorderebbe un vascello. Un’altra ipotesi si rifà dai due ingressi del casale, che avrebbero ispirato l’appellativo “vascello sfondato”. Infine, si ritiene che il nome potrebbe derivare dal dialetto procidano “vesciddo”, cioè giù, in basso, con riferimento al borgo di Terra Murata.
Al centro del casale vi è un vasto cortile, da cui si può ammirare la grande tela dell’architettura di Procida.
La Corricella
La Marina di Corricella è un altro luogo in cui osservare l’accogliente architettura di Procida. Si tratta di un porticciolo dedito alla pesca, in cui si accede solo a piedi. Affacciate direttamente sul mare, le colorate abitazioni dei pescatori brillano facilmente al sole, caratterizzando il famoso panorama della capitale della cultura 2022, quello che si ammira dal Belvedere dei cannoni, poco più in alto.
Qui sono state inoltre girate alcune delle scene del celebre film Il postino di Massimo Troisi.
La creatività delle forme semplici
Cubi modellati al sole, che mischiano le regole architettoniche alle esigenze della pesca, del sole e della vita di una comunità, costretta a stare insieme su un’isola favolosa.
Gli abitanti procidani, fieri della propria terra, hanno saputo nel tempo utilizzare le uniche forme capaci di non offendere la bellezza, quelle semplici e primarie che stanno alla base di tutto.
Bibliografia
Luigi Mascilli Miglorini e Giulia D’Argenio; Procida: L’isola dell’attesa; 2021
Vittorio Parascandola; Vèfio. Folk-glossario del dialetto procidano; 2022
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