Patrimonio dell’UNESCO dalla metà degli anni ‘90, il centro storico di Napoli vanta, tra le caratteristiche che gli sono valse il prestigioso riconoscimento, quella di aver mantenuto l’assetto topografico antico. Gli odierni cardi e decumani, Via San Biagio dei Librai e Via dei Tribunali, ricalcano fedelmente, infatti, gli originari stenopoi e le plateiai dei Greci. Riprese a loro volta dai Romani, in un susseguirsi di epoche e stratificazioni architettoniche, queste affollatissime strade sono adesso percorse da Napoletani e da milioni di turisti che qui accorrono ogni giorno affascinati dalla città.
Il centro storico di Napoli: un insieme di borghi
Napoli era un mosaico di borghi isolati, ognuno rinchiuso nel proprio mondo, separati dal resto del territorio dall’invalicabile confine delle antiche mura. All’ombra di queste fortificazioni, riuscirono a sopravvivere, benché destinati a scomparire, persino riti, usanze e costumi che riflettevano la realtà sociale dei suoi abitanti.
I resti visibili di epoca greca e romana
Oggi queste diverse ere sembrano superstiti dai volti scarniti, i cui profili affiorano appena sulla superficie di monumenti e palazzi, inglobati in costruzioni moderne o nelle successive vestigia medievali o barocche.
Se le mura di Piazza Bellini o il Cippo a Forcella sono i resti più visibili dei Greci nell’Antica Neapolis, tutto il centro storico è punteggiato da resti e rovine, silenti testimoni del passaggio del tempo.
Come il Campanile Romanico della Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta. Questa torre campanaria altomedievale, datata X – XI secolo, costruita per lo più in laterizio, vede alla sua base marmi di riuso del primigenio Tempio della dea Diana, su cui sarebbe stata costruita l’adiacente basilica. Colonne, marmi, fregi, persino un antico gioco romano punteggiano di bianco la base del campanile in mattoni rossi, diventando parte di una texture cronologica dove epoche diverse si sovrappongono dando origine a qualcosa di nuovo.
All’interno della Pietrasanta, un grandioso capitello corinzio, riutilizzato come fonte battesimale in epoca cristiana, ci offre la dimensione della maestosità del tempio della dea, le cui tracce affiorano appena sotto il livello stradale in quella che oggi è l’aria archeologica del Complesso.
I Dioscuri alla Chiesa di San Paolo Maggiore
Proseguendo lungo Via dei Tribunali, è possibile imbattersi nella grandiosa Chiesa di San Paolo Maggiore, preceduta dalla caratteristica e imponente rampa di scale incrociate. Lo sguardo è subito catturato da due colossali colonne, a guardia di questo tempio cristiano, un tempo, invece, tempio pagano. È qui, infatti, che sorgeva un edificio di culto dedicato ai Dioscuri, Castore e Polluce, protettori dei naviganti durante le tempeste marine. Del loro tempio restano oggi due colossali colonne, alte circa 11 metri, che sembrano quasi simboleggiare il dualistico mito, dei gemelli che vivono alternativamente un giorno nell’Olimpio e un giorno nel Regno dei Morti per condividere l’immortalità.
La comunità alessandrina di Napoli
L’Antica Neapolis vantava addirittura una comunità alessandrina, molto attiva, che aveva importato il culto di Iside, alla quale era dedicato un tempio dove oggi sorge Museo Cappella Sansevero. La presenza di un Iseo è testimoniata di un senatore, Marco Opsio Navio, che dedicherebbe una statua alla dea.
A testimoniare la vivacità della comunità giunta dalle rive del Nilo, proprio la Statua del Dio Nilo, in Largo Corpo di Napoli (notoriamente chiamata Piazzetta Nilo). La scultura è datata II secolo d.C., e fu realizzata da artigiani romani.
In Vico San Nicola a Nilo, congiunzione tra Spaccanapoli e il Decumano Maggiore, a ridosso del 2020 è stata rinvenuta una pavimentazione di epoca romana in opus spicatum, a spina di pesce, postumo dell’epoca romana. Imboccando il vicolo è visibile il basamento, probabilmente di una scultura, inglobato tra laterizio, tufo giallo napoletano e altri elementi di riuso.
Napoli è un crogiuolo di storie e culture, dove ad ogni passo riecheggia un’epoca, ogni pietra narra un racconto, ogni angolo svela un tesoro, ogni vicolo sussurra una leggenda. Qui, l’antico danza con il moderno in un movimento perpetuo che sfida il tempo.
Bibliografia
Sacra Neapolis. Culti, miti, leggende, AA VV
La storia della Chiesa di Santa Maria Maggiore detta della Pietrasanta attraverso un manoscritto del 1880, Marielva TorinoNapoli Sacra (7° itinerario), Leonardo Di Mauro
Leave a Reply