Cosa si ottiene mescolando ironia, intelligenza, cultura enciclopedica ed un’indomita napoletanità, mai scalfita in 60 anni di vita meneghina? Si ottiene il ritratto di quel ragazzo del ‘99 che divenne “di casa” per tutti gli italiani a partire dal 1954: l’indimenticabile professor Alessandro Cutolo.
“Una risposta per voi”: l’alba della televisione italiana
“Una risposta per voi“ è il titolo della trasmissione sperimentale che la neonata tv nazionale affida all’affabile ed arguto conduttore, mutuando lo stile radiofonico, con poca scenografia e tutto ancora da inventare e da scoprire. La rubrica è interamente incentrata sul verace Professore che chiacchiera con gli Italiani attraverso la telecamera e distribuisce pillole di scienza e conoscenza ad un paese afflitto da un analfabetismo spaventoso: un italiano su tre, all’epoca, non sa leggere ed è a malapena in grado di apporre la propria firma. A questo, però, penserà qualche anno dopo il Maestro Manzi, al motto di “Non è mai troppo tardi“.
Ironia e semplicità: così il Alessandro Cutolo conquista gli Italiani
Alessandro Cutolo è uno dei primi a comprendere il potenziale educativo della tv. Forte della sua esperienza in radio, sa come mantenere alta l’attenzione del pubblico: racconta con leggerezza, usa parole semplici e comprensibili a tutti e colora il dialogo con i suoi immancabili intercalari dialettali anche quando si tratta di rispondere ai quesiti più complessi. E, soprattutto, inventa un ruolo: quello del divulgatore che scende dalla cattedra e, semplicemente, chiacchiera con i propri ospiti, come se fosse nel salotto di casa. Non importa che si tratti di storia, scienza, letteratura: lui ha una risposta per tutto …
Nata come esperimento, la trasmissione televisiva di Cutolo si trasforma, ben presto, in un vero e proprio fenomeno. La severa scrivania del Professore viene sommersa da lettere colme di quesiti cui, come promesso ogni volta in tv, il conduttore puntualmente risponde, innescando una reazione a catena di risposte che generano altre domande.
Dall’iniziale scetticismo del mondo accademico alle congratulazioni di Einaudi
Nonostante lo strepitoso successo, però, il mondo accademico lo guarda con sospetto e parecchia sufficienza. Così, il rettore dell’Università di Milano – dove Cutolo insegna – redarguisce il Professore con una lettera di biasimo. Poco dopo, al contrario, l’intellighenzia dell’epoca deve ricredersi e il gotha degli intellettuali italiani farà a gara per partecipare alle trasmissione d’ o’ Professore. Superata la boa delle cento puntate, persino Luigi Einaudi – allora Presidente della Repubblica – gli rende omaggio attraverso un telegramma di congratulazioni.
Per ben 16 anni, il professor Alessandro Cutolo è un assoluto mattatore e la tv di Stato esprime appieno la propria vocazione di “servizio pubblico”. Sono gli anni di Angelo Lombardi e del suo “L’amico degli animali”; di un giovanissimo Mike Bongiorno che cattura il pubblico con “Lascia o raddoppia” e di un veemente Padre Mariano, che dispensa prediche dal pulpito televisivo.
Addio Rai! Alessandro Cutolo sbarca al cinema
Canale 21 e “Parliamone un po‘ “
Un bel giorno di 16 anni dopo quel gennaio del 1954, però, la Rai congeda il Professore: “Manco ‘Arrivederci e grazie’ – commentò Cutolo – ‘Addio’ e basta”!
Il mattatore troverà, poi, spazio nelle tv locali che, proprio a Napoli, emettono i loro primi vagiti. Nella partenopea Canale 21, infatti, riprenderà la sua rubrica, con il titolo di “Parliamone un po’ “. E di nuovo il successo sarà travolgente, tanto da valergli il Premio Saint Vincent per la trasmissione più seguita tra le emittenti private.
Da Alberto Sordi a Luciano Salce, tutti lo vogliono
Mentre la Rai gli volta le spalle, il cinema, però, non fa mancare a Cutolo il suo sostegno: sei sono le pellicole che lo vedono nel cast e questo, ancora una volta, fa storcere il naso ai benpensanti della cultura.
All’apice della popolarità, debutta ne “Il commissario” di Luigi Comencini (1962), cui seguono “I complessi “, nell’episodio “Guglielmo il dentone“, diretto da Luigi Filippo D’Amico e “Thrilling” – nell’episodio “L’autostrada del Sole“, per la regia di Carlo Lizzani, entrambi del 1965. L’anno dopo è di nuovo diretto da D’Amico nell’episodio “Il marito di Roberta” del film “I nostri mariti ” e, nel 1969, con Luciano Salce, torna a recitare ne “Il prof. dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue“, accanto ad Alberto Sordi che lo dirige, nel 1974, nel suo “Finché c’è guerra c’è speranza“.
Maurizio Costanzo e Piero Chiambretti gli ultimi compagni di viaggio di Alessandro Cutolo
Pur se a momenti alterni, la tv si è comunque sempre ricordata di Alessandro Cutolo.
Maurizio Costanzo lo ebbe spesso ospite nel suo show sulle reti Mediaset e, dal 1989 al 1990, tornò in Rai con Piero Chiambretti in alcune puntate di “Prove tecniche di trasmissione“. Al Professore fu affidato il compito di presentare, ogni settimana, la scheda della città che ospitava il programma, svelandone storia e curiosità con quei suoi modi affabili e la battuta sempre pronta che erano il suo marchio di fabbrica. L’impegno, però, dura poco perché – ormai novantenne – non è più in grado di seguire i continui spostamenti della troupe.
“La cosa più difficile del mondo è dire le cose importanti in modo semplice”, ripeteva a sé stesso e ai suoi collaboratori come un mantra. E lui ci è sempre riuscito.
Nato a Napoli il 28 marzo del 1899, il professor Alessandro Cutolo si spense a Milano il 14 marzo del 1995, dopo una vita trascorsa a raccontare e a scrivere e non dimenticando mai, nonostante i 60 anni trascorsi all’ombra del Duomo, la sua Napoli.
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