Il compianto sul Cristo morto costituisce, nel suo insieme compositivo, una delle più belle opere rinascimentali conservate a Napoli. In periodo aragonese la capitale del regno divenne crocevia di tradizioni e tendenze stilistiche estremamente eterogenee: pittori fiamminghi, artisti catalani, scultori e pittori settentrionali si incontrarono con un precedente humus culturale anch’esso di grande diversità, legato a tradizioni che, sul lungo periodo, comprendevano a loro volta numerosissime altre tendenze artistiche: dal gotico francese sino all’architettura e arte bizantina.
In tale contesto si trovò ad operare il modenese Guido Mazzoni, autore dell’opera. Le sue vicende biografiche a Napoli si legano in maniera particolare alle vicende della dinastia aragonese e alla sua successiva decadenza.
Mazzoni e la monarchia aragonese
La carriera artistica del Mazzoni ebbe inizio nella bottega paterna: la sua famiglia fabbricava maschere e decorazioni effimere, principalmente in cartapesta. Il rigore (anche anatomico) delle sue creazioni lo rese noto in tutta la città, dove divenne un artista affermato. Iniziò a lavorare per la città di Modena, sia come allestitore di decorazioni per feste (all’epoca una vera e propria arte affermata) sia come artista. E’ a Modena che il Mazzoni modellò il suo primo compianto sul Cristo morto, conservato oggi nella chiesa di San Giovanni Battista.
Come gran parte degli artisti rinascimentali si mosse in varie città del settentrione, prestando servizio dove richiesto, fino ad arrivare alla corte Ferrarese. Fu qui che, grazie al patrocinio di Eleonora d’Aragona, duchessa consorte di Ferrara, Modena e Reggio, nonché figlia di re Ferrante di Napoli, Mazzoni giunse nella capitale del regno. Fu durante questa permanenza che il Mazzoni realizzò il compianto del Cristo morto conservato presso la chiesa di sant’Anna dei lombardi, oltre a varie altre opere. Degno di nota risulta un busto da lui fuso, ritraente re Ferrante, oggi conservato al museo di Capodimonte. In esso si riscontra una forte tendenza al realismo e alla precisione anatomica, tratti tipici delle opere del Mazzoni.
La sua permanenza fu tuttavia caratterizzata da eventi di importanza apicale per la storia del meridione e d’Europa: dopo pochi anni l’artista modenese assistette alla discesa di Carlo VIII e all’inizio della parabola discendente degli Aragona di Napoli. La discesa del re francese, seppur funesta per le sorti d’Italia, risultò estremamente proficua per l’artista modenese: seguì il monarca in Francia, dove divenne un affermato artista presso la corte.
Le opere del Mazzoni relative alla permanenza francese furono per lo più legate alle necessità della corona: principalmente le tombe monumentali della famiglia reale, andate distrutte durante la rivoluzione francese. Tornato a Modena agli inizi del 500′ vi morì nel 1518.
Il compianto sul Cristo morto della chiesa di sant’Anna dei lombardi
Il completamento dell’opera avvenne nel 1492. Nella sua composizione il compianto sul Cristo morto della chiesa di sant’Anna dei lombardi presenta una peculiare differenza rispetto alle tradizionali raffigurazioni del compianto: il cristo appare disteso al centro della scena. Queste sculture sono considerabili filiazioni di raffigurazioni dipinte o miniate, per tale motivo solitamente la scena veniva rappresentata in maniera quasi bidimensionale: le sculture dei piangenti erano poste dietro la statua del cristo morto, posto orizzontalmente.
La presenza del corpo di Cristo posto orizzontalmente rispetto la scena costituisce un’innovazione rispetto al genere, nonché un sintomo di progresso all’interno della visione scenica dell’autore, che va ad acquisite una dimensione dinamica e tridimensionale.
La precisione anatomica è un tratto peculiare delle sculture del Mazzoni, il compianto sul Cristo morto della chiesa di sant’Anna dei lombardi non fa eccezione. L’accuratezza somatica risulta visivamente impattante: il dolore della scena, mutuato dalle pratiche e dalle rappresentazioni popolari, viene modellato sulla scena in tutta la sua prorompente potenza. Esempio di tale precisione è riscontrabile nella Maddalena: persino l’interno della sua bocca è scolpito per essere anatomicamente preciso.
Un particolare elemento del compianto sul Cristo morto risulta essere l’inserimento di alcuni eminenti membri della corte aragonese all’interno della rappresentazione religiosa. Giuseppe d’Arimatea dovrebbe essere re Alfonso II. Nicodemo, secondo le precedenti interpretazioni, sarebbe Ferrante d’Aragona. Recenti studi artistici e iconografici (J. Barreto) hanno tuttavia avvalorato l’ipotesi che dietro Giuseppe d’Arimatea si celi un ritratto del Pontano.
-Silvio Sannino
Bibliografia
Joana Barreto, Il diritto all’immagine nella Napoli aragonese: i ritratti di Pontano e Sannazaro
Arturo Pettorelli, Guido Mazzoni da Modena, plasticatore, 1925
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