Gli Squallor sono una vera e propria leggenda della musica underground, furono una vera rivoluzione. Eppure, non tutti sanno che gli autori di “Troia”, “Palle”, “Pompa”, “Cappelle”, “Tromba” e “Cielo Duro” e molti altri dischi, nacquero dal gotha dell’intellighenzia musicale italiana degli anni 70. Infatti, stiamo parlando di artisti con la A maiuscola, musicisti, intellettuali e esperti, ma soprattutto parolieri, che hanno cambiato per sempre la storia della musica italiana.
Gli Squallor, i protagonisti
Totò Savio, napoletano, era un compositore, arrangiatore, paroliere, cantautore, produttore discografico e direttore d’orchestra. Ha firmato grandi successi della musica italiana come Cuore Matto, Un Gatto nel Blu, Se Bruciasse la Città, Vent’anni, Maledetta Primavera, Una Rosa Blu. Ha lavorato con tantissimi artisti italiani, tra cui Little Tony, Caterina Valente, Massimo Ranieri e molti altri. Era sposato con la cantate francese Jacqueline Schweitzer. Per gli Squallor era lo specialista che sapeva utilizzare i modi di dire napoletani più graffianti, irriverenti, molte delle parolacce napoletane più divertenti presenti nei testi delle loro canzoni sono merito suo.
Giancarlo Bigazzi, toscano, era produttore discografico, compositore, autore e paroliere. Tra i suoi successi si ricordano Rose Rosse, Lisa dagli Occhi Blu, Gloria, Si Può Dare di Più, Cosa Resterà degli Anni 80, Self Control e tantissime altre canzoni. Ha collaborato con talmente tanti artisti, che è impossibile elencarli tutti, tra di loro Caterina Caselli, Massimo Ranieri, Marcella Bella, I Camaleonti, Gigliola Cinquetti, Ornella Vanoni, Umberto Tozzi, Pupo, Marco Masini, Raf, Alessandro Canino, ha anche firmato le colonne sonore di Mery per sempre e Ragazzi Fuori di Marco Risi e di Mediterraneo di Gabriele Salvatores. Mentre scriveva i testi per gli Squallor, si faceva insegnare le parolacce napoletane più estreme da Savio, imparando anche le pronunce corrette di termini come “chella granda bucchina ‘e mammeta”.
Daniele Pace, milanese di origini pugliesi, era un paroliere e compositore, scrisse Love me Tonight, interpretata da Tom Jones, ha collaborato con i Nomadi, con Gigliola Cinquetti, con Orietta Berti, con Loredana Bertè per cui scrisse E la Luna Bussò, con Carolina Caselli, per cui scrisse Nessuno Mi Può Giudicare. Orietta Berti amava ricordare di lui che portava anelli da donna, raccontando che li aveva vinti giocando a carte con splendide signore. Scrisse insieme a Savio, e Bigazzi, la fantastica canzone in napoletano, “O ricuttaro ‘nnamaurato”, il cui testo recita:
Pe’ stu vico nun ce passo cchiù,
Pe bucchin che ‘n c’è fatto tu
Pe nu poco ‘e murtadella te chiavasti o’ salumiere
Te pigliasti ‘a manuvella da Peppin o’ parrucchiere
Ma io song ‘nnammurato ‘e te
E nun piglio manco ‘nu cafè
Pecchè ‘o bar affianco ‘o vascio piglia ‘e cazzi pe’ briosce
Sta miniera mmiezzo ‘e ccosce sfrutterò
Alfredo Cerruti, anch’egli napoletano, come Savio, è stato un produttore cinematografico, autore televisivo e cantante. È stato direttore artistico delle case discografiche Cbs, Cgd e Ricordi. È stato autore televisivo, ha collaborato ai testi di Indietro Tutta, Cocco, Sta sera mi butto, I Cervelloni, Domenica In e molti altri programmi. A metà degli anni Settanta ebbe una relazione di tre anni con Mina. Era la voce cantata di molti dei pezzi degli Squalor in napoletano, come dimenticare il mitologico brano Cornutone, il cui testo recitava:
Miss, simme juti a fernì int’ ‘o cess
E mò ca rimango ‘i sulo
Te mann ‘a fanculo
O mia cara miss, e puortece pure a iss
Ca tanto è ‘nu curnutone
E manco pe’ nu milione i nun t’ chiavass cchiù
Curnutone ca pe’ sta via mò te’ ne vai
Nun chiagnere pe’ st’ammore
A chella nun ce penzà
Tu ca sì nu’ figlio ‘e bucchina senza core
C’ò fai ‘mmano ‘e marenari
Cuppulone te voglio bene comm’ a cché
Guardate stu’ pover omm, ‘na pereta che po’ ffà
Pe’ ‘na femmena ca t’ leva ‘a libertà
Pe’ nu vas ‘ncoppa ‘a ‘na zizza
Pe’ stu cazz ca nun s’arrizza senza ‘e te
Allisceme stu bebbé
Yes, ma i chiav’ ‘o stess
E mica so’ fess, o yes
Collaborarono con gli Squallor anche Gianni Buoncompagni, Gigi Sabani ed Elio Gariboldi.
La nascita degli Squallor
Per conoscere la storia degli Squallor, una delle fonti più interessanti è lo splendido documentario “I Contrabbandieri della Musica: Gli Squallor” di Michele Rossi e Carla Rinaldi.
Gli Squallor nacquero quasi casualmente nel ’69: una domenica pomeriggio Alfredo Cerruti vide il film “Il mio amico il diavolo”, di Stanley Donen, c’era un pezzo dei Drimble Wedge, Bedazzled, in cui il cantante cantava quasi parlando sopra la musica.
Cerruti ebbe un’intuizione e siccome era tanto che il gruppo di amici che lavorava presso la casa discografica Cgd pensava di fare qualcosa, decise di chiamare Rinaldi, un grosso doppiatore dell’epoca, per usare la sua voce per creare un pezzo simile. Un giorno però, scherzando, mentre erano in sala di registrazione alla Cgd, Savio arrangiò un pezzo musicale e Cerruti cominciò a parlarci sopra, inventando a ruota libera una storia.
Crearono così, per caso, 38 Luglio, il loro primo pezzo. Tutti ridevano, mentre bevevano whisky. Il pezzo era così divertente che lo registrarono a loro insaputa.
Daniele Pace pensò quindi di usare la registrazione che avevano appena eseguito e non chiamarono più il doppiatore Rinaldi. Il pezzo divenne subito famoso anche per la figura della zia Waller, che forse era l’anziana e bella, ma molto formale, zia di Alfredo. È probabile che lui storpiasse il nome della zia, giocando con la parola napoletana Uallera, in quanto la signora sembrerebbe essere stata non proprio così leggera col nipote.
Con il primo pezzo vinsero il premio satirico “La Pattumiera d’Oro”. La canzone, che non conteneva parolacce, non venne censurata e poté essere trasmessa in radio, vendette 100.000 copie.
I primi dischi degli Squallor
Fecero poi il disco intitolato Troia, la gente lo comprava e lo nascondeva sotto la giacca. Il testo recitava così:
Berta, ti amavo, ma scendi giù che ti spacco il culo brutta troia
Voglio vederti qui tra le mie braccia pelose
Fai scendere anche la Rosamunda che voglio andare in due stasera
Berta non fare la stronza, che sto qui aspettando da due ore
Ho consumato già due cassette di Little Tony
C’ho un toro nelle mutande, vieni giù
Che scalpita per te, vieni
Se scendi ti faccio vedere il paradiso
Berta, vieni giù
Dai ti prego
Che ho già scaldato la macchina
C’ho pure la moquette dentro
Me l’ha messa l’ingegner Zamberletti
All’epoca, la radio era solamente quella della Rai e il disco venne subito censurato, eppure grazie al passaparola vendette più di 50.000 copie, ogni album costava 3.000 lire.
Iniziavano a lavorare la sera a cena, dopo il lavoro ufficiale alla Cgd, bevendo e andando avanti tutta la notte, rimanendo sempre negli studi di registrazione milanesi della casa discografica. Di giorno erano i serissimi autori della casa discografica, che potevano determinare l’ascesa o la caduta di un cantante, mentre la sera si trasformavano e prendevano in giro il loro stesso lavoro e i cantanti con cui lavoravano. Erano poi famosi per fare scherzi telefonici. Fecero in tutto 14 dischi.
La Cgd era una casa discografica molto conosciuta, era stata fondata a Milano da Teddy Reno e poi rilevata negli anni Sessanta dall’editore musicale di origine ungherese Ladislao Sugar.
Alfredo Cerruti ne diventò direttore artistico nel ’72. Di giorno erano serissimi e di notte chiedevano agli artisti di fare rutti per registrarli. Il primo colpo di Alfredo Cerruti, come direttore artistico della Cgd, fu lanciare Cochi e Renato.
Era un periodo in cui ancora non si poteva dire nulla, la censura bloccava tutto, gli Squallor rivoluzionarono il mondo della musica, la parolaccia divenne centrale, ironica, satirica.
Diventarono la chicca dei dj nelle chiusure di serata dei club, visto che in radio non potevano passare.
Su un disco appariva la scritta registrato nelle Officine Wuoller di Caserta, riprendendo il napoletano Uallera.
Come racconta il documentario “I Contrabbandieri della Musica“, loro stessi non parlavano mai degli Squallor. Il che rendeva il fenomeno ancora più interessante.
I cd venivano venduti negli autogrill vicino alle videocassette porno. All’epoca la censura regnava e loro se ne fregavano nel modo più assoluto, fu una vera rivoluzione.
La Censura e i problemi giudiziari
Hanno avuto parecchie cause e c’era un magistrato, si racconta nel documentario, che tentava di bloccare ogni disco che usciva in negozio. Alla fine cominciarono a dare le prime copie dei nuovi dischi all’avvocato Giorgio Assumma, che poi divenne presidente della Siae, per evitare nuove grane giudiziarie.
L’avvocato ricorda, intervistato nel documentario, che per fortuna vi era stata un’evoluzione sia della morale pubblica che della giurisprudenza, quindi alla fine dava quasi sempre il suo via libera ai dischi, dicendo però di evitare certe espressioni volgari.
Totò Savio e l’ironia napoletana
Totò Savio si occupava sia della musica che dei testi, giocava con le canzoni napoletane e molti dei testi erano in dialetto napoletano, cosa che gli permetteva di giocare con le parole.
All’epoca andavano di moda le canzoni sull’amore, ecco perché le parodie di Savio e Bigazzi erano irresistibili. Savio insegnava a Bigazzi, che era toscano, come rendere in napoletano i concetti che voleva esprimere nei testi. La lingua napoletana non solo aveva termini e modi di dire che erano fulminanti, ma sapeva rendere anche molte parolacce ironiche e dissacranti.
Quando portarono a Ladislao Sugar, editore musicale famoso a livello internazionale, ma già avanti negli anni, la copertina di Cappelle, Alfredo gli spiegò che il titolo si riferiva a quando si dice nel mondo della musica, “ho preso una cappella”.
Lui non apprezzò molto e disse “non funzionerà molto questa copertina con questo fungo”. A quel punto Alfredo gli disse cosa voleva significare davvero, e Ladislao apprezzò moltissimo e rispose: “producetelo subito!” Il disco conteneva il pezzo Radio Cappelle, che citava il primo movimento gay italiano, Il Fuori, che era una costola del Partito Radicale di Marco Pannella. Il testo recitava così:
Si, si, si, siamo noi, siamo i Radio Culi!
E che bella gioia, che bel divertimento far la radio!
Che bellissimo questo filo che mi viene dietro!
E vogliamocelo fare tutti quanti un po’ in mano, oggi
Vogliamo che tutti ci divertiamo un po’, oggi
Con i nostri dischi gay, con la musica nostra, del Movimento Fuori, iiih
Primo posto oggi: ‘Siamo i figli delle triglie’, cantata da Truttruttruttruttrù
E al primo posto ancora, esequio: ‘Vieneme ‘ncuollo’, cantata da Gennaro Piedepuorco Spiezzettito
Un gay napoletano, ci fa scempre comodo uno del Sud
Il problema del Mezzoggiorgio
E al settimo posto, Amanda Lourdes, con ‘Truccami gli occhi che ti vengo addosso come un tram’
Poi nacquero le radio libere e così finalmente, nella seconda metà degli anni Settanta, andarono in onda gli Squallor a tutto spiano, soprattutto a Napoli.
A modo loro, gli Squallor prendevano in giro i cantanti con cui lavoravano, un po’ anche per vendicarsi delle mille noie che questi gli creavano sul lavoro di tutti i giorni nella casa discografica. Erano poi gli anni di Piombo e la gente aveva bisogno di ridere.
Famosissimo era il personaggio di Pierpaolo, figlio di papà che girava il mondo con i soldi che estorceva al padre. Divertentissimo anche il Papa napoletano Gennarino I:
“Amici, amici: steve durmenno, stavo dormendo
Mi è arrivata di improvviso, come un fulmine a ciel sereni, questa notizia
Vi devo dire che me so’ ‘rattato ‘nu poco ‘e ‘ppalle prima
Perché oggi come oggi i Papa hanno poca… eeh, come si dice… eeh, decorrenza
Comunque io ho accettato di buon grado i…
… i cardinali che mi hanno dato questo fetente di servizio da fare
Lo scudetto non lo abbiamo mai vinto, ora avete il Papa! Eh, va bene!
Vinicio negli ultimi tempi ha fatto qualche errore di impostazione
Ma adesso il Papa è con voi!
Vedete che magari, invece dell’allenatore, la parola di Cristo lo farà arrivare
in vetta alla classifica questa squatro che noi abbiamo nel cuoro come voi l’avete..
Gli ultimi anni
Quando incominciarono a fare le pubblicità dei dischi, erano così divertenti che le nuove tv commerciali regionali le passavano gratis. I protagonisti degli spot erano attori, ma la gente pensava che fossero gli Squallor, perché in pubblico non sono mai apparsi e non facevano concerti.
Nel 1985 morì Daniele Pace, a soli 50 anni. Iniziò così il lento declino del gruppo, visto la tristezza degli altri componenti per avere perso un amico e un complice.
Dopo un lungo silenzio nel 1994 esce l’ultimo disco degli Squallor. Totò Savio, a un certo punto non poté più cantare a seguito di un tumore alla gola e la sua voce fu sostituita da Gigi Sabani. Savio fumava più di quattro pacchetti al giorno di sigarette, quando cominciò a star male, continuò a lavorare fin quando è riuscito. Nel documentario, la moglie Jacqueline Schweitzer ricorda che poco prima di morire gli disse che se fosse morto, avrebbero dovuto scrivere sulla tomba, “ma che fretta c’era?” Morì per un tumore al fegato nel 2004. Giancarlo Bigazzi morì invece nel 2012 e Alfredo Cerruti nel 2020. Ancora oggi, però vengono ricordati e ascoltati in tutta Italia.
Bibliografia
Nicolino Aplauso, The Squallor, phenomenon, Social and political satire in Italian music during the First Republic, Pdf, in Inconti, vol.29, n,2, Werkgroep Italie Studies, 2014.
Enrico Deregibus (a cura di), Dizionario completo della canzone italiana. Firenze, Giunti editori, 2010. Isdn 9788809756250
Dario Salvatori, Squallor, in Gino Castaldo (a cura di), Il dizionario della canzone italiana, vol, 2, Roma, Curcio, 1990, p.1613-14 vol.L-Z, Isbn 88-9750-877-4
Jacqueline Savio Schweitzer Cuore matto. L’opera di Totò Savio nella storia della musica da «Maledetta primavera» agli Squallor, Roma, Arcana edizioni, 2014.
Filmografia
Squallor: i contrabbandieri della musica, documentario, regia di Michele Rossi e Carla Rinaldi, 2012
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