Gli spaghetti aglio e olio sono spesso i protagonisti di spaghettate estive, un piatto amato da coloro che invece di bere un buon digestivo preferiscono mettere sotto i denti qualcosa di gustoso, ma leggero, magari dopo aver mangiato molto durante i pasti precedenti o in occasione di un ritrovo familiare o tra amici.
Gli spaghetti cucinati in questo modo sono anche detti alla “vongola fujute“, locuzione derivata dalla capacità inventiva che contraddistingue il popolo napoletano meno abbiente, ma non privo di ironia e voglia di scherzare sulle proprie condizioni economiche.
Il digestivo dopo i lunghi pasti campani: gli spaghetti aglio e olio
Lo spaghetto aglio e olio “non deve vedere la luce del sole” perchè è il classico pasto di mezzanotte. I suoi ingredienti sono: l’olio che funge da emolliente, l’aglio da digestivo e antisettico, e per chi vuole, si può aggiungere un po’ di peperoncino che fa bene al cuore. Lo spaghetto deve essere ben condito e ben oliato, tanto da ungersi il viso mentre lo si mangia, arrotolando un bel boccone di spaghetti attorno alla forchetta.
Gli spaghetti devono essere belli “sciuliarielli, sciuliarielli”, cioè talmente intrisi dall’olio soffritto e insaporiti dall’aglio che quando li si mangia devono scivolare velocemente in bocca.
Una variante molto famosa degli spaghetti aglio e olio è quella degli spaghetti “alla Maradona“.
Si racconta che il calciatore argentino andasse ghiotto degli spaghetti conditi semplicemente con olio e aglio, quasi da esserne diventato dipendente. Li mangiava talmente spesso che una variante di questo piatto prese il suo nome e al classico spaghetto, una volta impiattato, veniva aggiunta un velo di pangrattato.
Gli spaghetti alla vongola fujute
Molti conoscono gli spaghetti aglio e olio anche come gli spaghetti “alla vongola fujute“. Questo nome è dovuto al genio del popolo napoletano: quando non ci si poteva permettere di mangiare le vongole, perché troppo costose per essere comprate dai più poveri, si diceva scherzosamente che le vongole erano scappate dal piatto. Per dare l’illusione ottica che il frutto di mare fosse realmente nel piatto, l’aglio veniva tagliato fine fine in modo che la sua forma ricordasse un po’ la sagoma delle vongole.
Molte persone associano lo spaghetto “alla vongola fujute” ad Eduardo De Filippo, che oltre ad essere un fenomenale artista, era infatti anche un abile cuoco, dotato di una invidiabile creatività anche ai fornelli. Si ritiene che questo spaghetto sia stato inventato dall’artista stesso che, colto da una fame da lupi dopo uno spettacolo in teatro, invitò la sua compagnìa a mangiare spaghetti alle vongole a casa sua.
Dato che la paga degli attori era molto bassa e non ci si poteva permettere di comprare il frutto di mare protagonista dello spaghetto, Eduardo lo condì con pomodoro, lo cosparse di prezzemolo e lo portò in tavola. Il piatto era talmente buono che i commensali quasi non si accorsero che le vongole in realtà non c’erano. Solo alla fine della cena uno di loro se ne accorse ed Eduardo gli esclamò: “Hai appena mangiato gli spaghetti alle vongole fujute!”.
Che siano alle vongole fujute o spaghetti aglio e olio, questi piatti nascono dall’inventiva di un popolo che ha nel suo DNA la capacità di arrangiarsi e di soddisfarsi anche con poco. Magari prendendosi anche in giro da soli giusto per una risata, che non fa mai male, perché con o senza vongole non si resterà mai con l’amaro in bocca.
Bibliografia
Amedeo Colella; Mille paraustielli di cucina napoletana; Cultura Nova; 2019
Yvonne Carbonaro; Il cibo racconta Napoli; Kairos Edizioni; 2018
Gianni de Buy; Frijenno Magnanno; Il Libro in Piazza Edizioni; 1993
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