Mario Ottieri è uno dei personaggi più ambigui della storia del secondo dopoguerra: imprenditore senza scrupoli, membro di spicco nel mondo dell’ edilizia postbellica, tra i principali autori dello scempio ai danni panorama napoletano avvenuto in quei discussi anni.
Nei primi anni ’50, una Napoli con ancora evidenti ferite causate dall’ ultima guerra e con una rapida e notevole crescita demografica fu facile preda di molti spregiudicati imprenditori che, con la scusa di contribuire alla ricostruzione, hanno deturpato il volto della città in modo irrimediabile. Ciò spesso accadeva grazie all’ alterazione del Piano regolatore generale del 1939, esistente in triplice copia: una a Roma, due a Napoli. Queste ultime due, in più occasioni hanno subito dei “ritocchi” per cambiare il destino di aree altrimenti non edificabili, con l’ accondiscendenza prima del commissario straordinario di governo Alfredo Correra e poi del sindaco Achille Lauro.
Correra, posto a commissariare Napoli dopo aver ricoperto lo stesso ruolo a Castellammare di Stabia, era ancora in servizio quando si scoprirono le manomissioni alle copie del Piano. Decise di emanare delle “varianti” del piano e di concedere numerose licenze, con il fine di regolarizzare le nuove costruzioni. Dal 1951 al 1960, anche dopo il commissariamento, furono rilsciate più di 11500 licenze. Bisognerà aspettare una disposizione ministeriale del 1961 per impedire ulteriori modifiche al piano regolatore.
Ottieri ebbe il suo primo incarico politico nel 1953: divenne assessore comunale ai lavori pubblici nella giunta Lauro. Negli ann successivi si spostò tra il Partito Nazionale Monarchico di Lauro ed il Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica fino a che, tra il 1958 ed il 1959 arrivò ad essere eletto deputato. Rimase in carica dal 1958 al 1963.
Tra le sue opere più note, il palazzo Ottieri di piazza Mercato, costruito nel 1958, a ridosso di una piazza immutata nel tempo e certamente sproporzionata rispetto ad un tale colosso di cemento. Non da meno fu la complessa ed enorme serie di costruzioni che oggi caratterizzano via Kagoshima, via Ugo Ricci e parte di via Aniello Falcone, al Vomero: la cosiddetta “muraglia cinese“, uno dei simboli principali della speculazione edilizia dell’ epoca. E’, inoltre, tra i responsabili della costruzione del primo grattacielo di Napoli, che attualmente ospita l’ Hotel Ambassador.
Gli è attribuita la costruzione di duecentomila vani in soli due anni e l’ impiego di circa duecentomila quintali di cemento armato e cinquantamila tonnellate di ferro.
Proprio nel 1963, allo scadere del suo mandato in parlamento, uscì nelle sale un film che costituì una forte critica al suo operato e che vedeva indirettamente proprio lui come protagonista: “Le mani sulle città“, di Francesco Rosi.
Nel 1964, Ottieri tentò l’ ennesimo sfregio alla città, in nome del denaro: aveva in progetto di acquisire il Palazzo Roccella, in via dei Mille, al fine di abbatterlo. In una notte, furono asportati tutti gli stucchi e le decorazioni al portale d’ accesso, ma per una forte opposizione popolare, gli fu impedito di distruggere l’ edificio. Oggi, quel palazzo ospita il museo PAN.
Nel 1967, a causa di una bancarotta fraudolenta, fu costretto a lasciare i suoi incarichi politici nelle commissioni parlamentari di “Lavoro e previdenza sociale” e “Lavori pubblici” e fu dichiarato, con votazione parlamentare, ineleggibile per nuovi mandati. Morì nel 1974.
Napoli dovrà aspettare il 1972 per avere un nuovo Piano regolatore generale.
-Leonardo Quagliuolo
Riferimenti:
“I Napoletani” di Generoso Picone
“L’ altra metà della storia” di Marco Demarco
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