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L’albicocca pellecchiella, una delle oltre 100 varietà dell’albicocca vesuviana, è dolce come una passione estiva, di quelle nate a 15 anni sotto gli ombrelloni e che, una volta finita l’estate, ci si ripromette di rivedere l’anno venturo. Con una differenza: la pellecchiella torna sempre.

Il gusto dell’albicocca vesuviana, d’altronde, è speciale proprio per la sua coltura portata a termine ogni anno con metodi lenti e tradizionali, irreplicabili per qualsiasi azienda automatizzata e con un sapore introvabile fra i prodotti da bancone di supermercato.

Albicocca Pellecchiella
Un cesto di albicocche pellecchiella, foto di Yuri Buono

Origini greche, sapore senza tempo

Crisommola: questo è il nome dell’albicocca in napoletano e in diversi dialetti meridionali. Un termine che pesca direttamente nella cultura della Magna Grecia, quando il suolo del Sud Italia era calpestato da personaggi del calibro di Pitagora, Parmenide e Platone. In greco il termine era “chrisomelos“, ovvero mela d’oro.

Il frutto arriva addirittura dalla Cina sud-occidentale e probabilmente fu introdotta grazie ai contatti dei popoli greci con il medio-oriente. Non si sa con certezza quando sia arrivata dalle parti del Vesuvio: c’è chi dice che siano giunte proprio con la colonizzazione greca e chi, invece, ritiene che siano state portate dagli antichi Romani. Ne sapeva qualcosa Lucullo.

Caratteristiche della albicocca pellecchiella

La pellecchiella si chiama così perché, come suggerisce il nome, ha una “pelle” particolarmente facile da separare dalla polpa.

Le particolarità di questa variante dell’albicocca vesuviana sta nel colore dei frutti, tendente al giallo (mentre le vesuviane sono per lo più tendenti al rosso) e nella dimensione degli stessi: davvero grosse. La polpa anche è compatta e succosa. È la più dolce fra le varietà vesuviane ed ideale per produrre confetture, succhi e sciroppi.

Impossibile resistere.

-Federico Quagliuolo

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Riferimenti:
Rosmarinonews.it
https://www.gustorotondo.it/monte-somma-confetture-pellecchiella/

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