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Facciamoci caso: quando la Linea 2 si ferma alla stazione di Piazza Leopardi, in realtà non c’è nessuna piazza. Ci troviamo davanti all’enorme e maestoso rettilineo di Viale Giulio Cesare e l’unica piazza si trova poco più in là, dalle parti della chiesa di San Vitale.

In realtà la stazione si chiama così perché, quando fu costruita, c’era davvero una piazza al posto della strada. E lì c’era la tomba di Giacomo Leopardi.

Per capire questo mistero dobbiamo fare marcia indietro fino agli anni ’30, in piena costruzione della Mostra d’Oltremare.

Piazza Leopardi anni '20
Piazza Leopardi anni ’20

La stazione di Piazza Leopardi: una fermata della Direttissima

Fino a cent’anni fa, l’unico modo per arrivare a Fuorigrotta era un tunnel romano costruito in epoca imperiale: la Crypta Neapolitana, una delle tantissime eredità incredibili degli antichi. Con l’evoluzione della città in direzione ovest, però, non bastava più la bellissima opera romana per riuscire a gestire il traffico fra la città e Fuorigrotta, che era un villaggio in lenta espansione.

E allora il governo italiano, dopo aver portato a termine il Risanamento del Centro Storico, cominciò ad immaginare una serie di infrastrutture per migliorare la mobilità napoletana: fra queste ci fu una rete di metropolitane: Napoli doveva avere la prima metropolitana d’Italia nel 1913 a Piazza del Plebiscito, ma finì con un nulla di fatto. Diversa sorte ebbe invece la costruzione della Direttissima Roma-Napoli, che fu iniziata nel 1906 per collegare Piazza Garibaldi direttamente con Roma. I lavori si conclusero però solo durante il fascismo, con l’inaugurazione della tratta Pozzuoli-Piazza Garibaldi.

Fermeremo il nostro racconto della storia della Direttissima al 12 maggio 1927, quando fu inaugurata la nostra stazione di Piazza Leopardi e il capolinea fu spostato all’attuale stazione di Via Gianturco.

Fuorigrotta in costruzione
Fuorigrotta in costruzione, primi anni ’40

Tutto raso al suolo

Fuorigrotta all’epoca era un villaggio tranquillo alle spalle di Piedigrotta e si sviluppava attorno all’attuale Via Vitale Agrillo. Ma in pochi anni i piani del governo fascista sconvolsero completamente la natura del quartiere: negli anni ’30 cominciarono i lavori di costruzione del nuovo quartiere, con Viale Augusto e Viale Giulio Cesare che avrebbero creato le nuove arterie giganti e maestose, in pieno stile dell’epoca. Come si può notare nella foto, sulla sinistra la chiesa di San Vitale è stata rasa al suolo e con lei la tomba di Leopardi fu spostata, nel 1939, nel Parco Vergiliano.

Nel 1939 smise di esistere Piazza Leopardi, ma la metropolitana continuava a passare su quel binario.

La fermata della linea Direttissima, nonostante lo stravolgimento completo del quartiere, non cambiò nome, come se non fosse cambiato niente. Ed oggi, che al posto di una piazzetta in stile ottocentesco c’è un vialone dove sfrecciano automobili dirette a Mergellina, la nuova Linea 2 continua a fermarsi in un luogo che non esiste più.

-Federico Quagliuolo

La storia è dedicata a Marilena Taglialatela Scafati per la sua generosa donazione. Sostieni anche tu Storie di Napoli!
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