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È strano: una delle strade più famose di Napoli è intitolata ad un santo patrono proveniente dall’altro capo del mondo. Via San Gregorio Armeno è infatti una delle “foto copertina” di Napoli, con le sue botteghe di presepi e con la folla di turisti che l’ha sempre caratterizzata a Natale, ed è anche la fotografia della Storia di Napoli, con una stratificazione religiosa che parte dai templi romani e arriva addirittura in Armenia.

Si tratta di una strada che ha più di 2500 anni di vita e collegava Spaccanapoli, il decumano inferiore, con Piazza San Gaetano, l’antica agorà greca.

Andiamo indietro nel tempo

Se potessimo finire nel mondo frequentato dai primi abitanti greci, quando Neapolis era una piccola colonia della Magna Grecia, Via San Gregorio Armeno non era altro che uno stenopos, una delle traverse di collegamento fra le plateiai, i decumani romani. Diventò poi la Strada Augustale nei tempi romani e, con l’avvento del cristianesimo, cambiò un’altra volta nome diventando Strada Nostriana, a causa della presenza della tomba di San Nostriano, vescovo di Napoli durante il V secolo, che fece anche costruire in questa zona dei bagni pubblici per i poveri della città.

Gregorio illuminatore
Gregorio Illuminatore, il santo patrono dell’Armenia

La fuga dall’oriente e San Gregorio Armeno

Per la nascita di San Gregorio Armeno, chiamata “San Liguoro” dai napoletani, dovremo aspettare il secolo VIII. Napoli era in piena età ducale e nel mondo bizantino cominciò il periodo dell’iconoclastia di Leone III, ovvero la distruzione delle icone sacre per “riformare” il culto cristiano.
Fu per questa ragione che fuggirono numerosi monaci e monache dell’ordine Basiliano: quasi tutti erano diretti verso l’Italia e trovarono accoglienza a Napoli, che era storicamente collegata all’Impero Bizantino.

Fra questi profughi ci furono le monache basiliane di Santa Patrizia, che erano custodi delle reliquie di San Gregorio Illuminatore, il patrono dell’Armenia.

San Gregorio Armeno 1944
San Gregorio Armeno nel 1944

Santa Patrizia a San Gregorio Armeno

Le monache sbarcarono sull’Isolotto di Megaride, dove si trova il Castel dell’Ovo, e si stabilirono in città, stringendo stretti rapporti con il Duca Stefano e venendo ospitate nel monastero di San Gennaro all’Olmo. Quando morì il sovrano napoletano, furono proprio le suore basiliane ad officiare il funerale, caricando la salma su un carro e portandolo in processione lungo la città.

Fu in quel momento che il carro, trainato da due giovenche bianche, si fermò sulla Via Augustale. Fu interpretato come una volontà di Dio: le suore fondarono il monastero di San Gregorio Armeno e la chiesa di Santa Patrizia, che è diventata poi patrona di Napoli. Anzi, la santa, in modo simile a San Gennaro, ogni martedì ripete il prodigio dello scioglimento del sangue.

Il complesso religioso di San Gregorio Armeno fu invece intitolato al santo perché diventò anche la sede in cui fu custodito il cranio di Gregorio Illuminatore, portato dalle suore durante la fuga dall’Oriente. Ancora oggi si trova lì.

Il monastero di san Gregorio Armeno prosperò e nel 930 si collegò a quello di San Pantaleone, che fu costruito sull’altro lato della strada, che fu rimpicciolita di svariati metri. Il ponte di collegamento fra i due edifici è quello che caratterizza ancora oggi Via San Gregorio Armeno, anche se è stato ristrutturato e ampliato diverse volte durante la sua storia, l’ultima in epoca barocca.

San Gregorio Armeno: stratificazioni storiche e religiose

Dall’Armenia torniamo di nuovo nell’antica Grecia: se in 2500 anni di vita, storie e persone, via San Gregorio Armeno è completamente diversa da come la vedevano i nostri antenati, noi possiamo in compenso scoprire alcuni dettagli che realizzarono i nostri concittadini del passato.
Partiamo dalla Canefora di Demetra, un piccolo bassorilievo nascosto alla base del campanile di San Gregorio Armeno che rappresenta una figura dei Misteri Eleusini, una festività importata anche nell’antica Roma. Con buona probabilità il tempio di Cerere si trovava infatti al posto della chiesa di Santa Patrizia.

Più in alto, all’altezza di San Lorenzo Maggiore, sono visitabili vaste porzioni di rovine romane sotterranee, che raccontano meglio di ogni altra cosa le origini della strada. Le botteghe degli artigiani del presepe napoletano sono arrivati molti secoli dopo e ne abbiamo parlato qui.

Ed oggi, nel cuore della Napoli greca, c’è anche un piccolo filo che crea un legame fra la nostra città e l’oriente.

-Chiara Sarracino

Riferimenti:
Gino Doria, Le strade di Napoli
Romualdo Marrone, Le strade di Napoli
https://www.suorecrocifisseadoratrici.org/news/san-gregorio-2018

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