Via Molo alle Due Porte è un inno al romanticismo. Eppure, a guardarla oggi dall’esterno, sembra solo una strettissima strada a strapiombo sull’ultimo straccio di verde collinare coperto dai caselli della Tangenziale.
Bisogna tornare indietro nel tempo, quando la collina dei Colli Aminei era pressoché disabitata e l’attuale strada Bernardo Cavallino nemmeno esisteva. I pochi pastori e contadini che abitavano la zona collinare si riunivano dalle parti del villaggio dei Cangiani, dove si trova oggi l’attuale Cappella Cangiani, e nel Villaggio delle Due Porte all’Arenella: nacque intorno al ‘500 sul costone della collina, affacciando su una vallata con uno strapiombo tanto netto che fa perdere il senso della profondità. E il panorama di Napoli che oggi ammiriamo nella curva di Via Domenico Fontana, nel Molo alle Due Porte compare bello e raro quasi come un quadro.
Vico Molo alle Due Porte e Mergellina: mai così vicini
Quella strada, famosa per essere il luogo dove vivevano le “fate” (che in realtà erano le lavandaie!) era la protagonista delle storie d’amore di una Napoli bucolica e lontana dalle frenesie urbane: gli innamorati dei villaggi dell’Arenella, dei Cangiani e dello stesso Due Porte si recavano a fare una passeggiata romantica al tramonto, con il panorama alle spalle e la tranquillità di un posto conosciuto solo da pochi.
Non è possibile sapere esattamente quando Vico Molo alle Due Porte assunse l’attuale nome ma, sul finire del XIX secolo, era ancora noto per essere l’imitazione collinare del molo di Mergellina, che per antonomasia era il luogo di Napoli frequentato dagli innamorati.
Anche se le abitudini moderne sono ben diverse, non è raro trovare nella piazzetta alla fine del vicolo una coppia seduta su qualche scooter. Quando al tramonto due ragazzi si baciano in quel punto, diventano involontari eredi di una tradizione secolare.
-Federico Quagliuolo
Riferimenti:
Salvatore Di Giacomo, I dodici quartieri di Napoli, Treves, Napoli, 2012 (edizione originale del 1913)
Romualdo Marrone, Le strade di Napoli, Newton Compton, Roma, 1997
Tommaso Fasano, Lettere villaresche, 1779