Situato sul fianco della collina Bonadies, nel cuore del centro storico di Salerno, è uno dei luoghi più suggestivi della città. E’ il Giardino della Minerva, l’orto botanico più antico d’Europa (quello di Padova, datato 1545, è invece l’orto botanico universitario più antico del mondo). Rivolto verso est, gode della giusta umidità e protezione dai venti utili alla crescita di molteplici tipi di piante. Attualmente vi sono coltivate una moltitudine di specie le cui caratteristiche sono individuabili attraverso un comodo sistema QR code.
Quello di cui vi parleremo è molto di più di un semplice giardino.
Dalla fondazione ad oggi
Il primo giardino fu organizzato da Matteo Silvatico tra il XIII e il XIV sec, nelle proprietà che la sua famiglia aveva acquistato il secolo precedente. Era uno dei medici più in vista della Scuola Medica Salernitana e fu convocato alla corte di Roberto d’Angiò come medico personale del re. Era la stessa epoca in cui si trovava a Napoli Boccaccio e non è un caso che la decima novella della quarta giornata del Decamerone sia dedicata ad un chirurgo salernitano.
Nel Seicento passò a Diego del Core e i successivi interventi lo trasformarono in breve in un bel giardino aperto panoramicamente sul golfo, perdendo gradualmente il suo carattere scientifico. Nel secondo dopoguerra fu donato dal Prof. Capasso, ultimo suo proprietario, all’Asilo di Mendicità. Solo sullo scadere del Novecento furono presentati progetti di riqualificazione concretizzati solo all’alba del nuovo millennio.
La prima terrazza del Giardino della Minerva
Il giardino della Minerva si sviluppa su cinque terrazze unite dalla scala pergolata. Nel piano più basso ci accoglie il giardino dei semplici: si tratta di piante i cui principi attivi erano usati per preparare medicamenti. L’organizzazione si deve al lavoro di Matteo Silvatico, fine conoscitore delle specie vegetali nonché autore delle Pandette: un vero e proprio catalogo dei semplici vegetali estremamente dettagliato.
Entrando è evidente una particolare organizzazione: quattro aiuole con le piante distribuite radialmente. Nella parte centrale e nei viali si leggono i nomi dei quattro elementi (terra, acqua , aria e fuoco) e le relative qualità (secco, umido, caldo e freddo). La domanda nasce spontanea: cosa c’entrano i quattro elementi con i semplici?
Dottrina terapeutica
La dottrina terapeutica attuata dalla Scuola Medica Salernitana affonda le sue radici in quella messa a punto nel VI sec. a. C. da Pitagora da Samo. L’universo è governato da forze in equilibrio precario tra loro e, di conseguenza, i quattro elementi che lo formano godono di un’armonia precaria. Ad essi corrispondono i quattro umori di cui è composto il corpo umano e che ne determinano il temperamento: flemma, sangue, bile gialla, bile nera.
Umori ed elementi sono caratterizzati da qualità: la bile nera è secca e fredda, la bile gialla è secca e calda, il sangue è caldo ed umido, la flemma è fredda e umida. La prevalenza di un umore sull’altro determina disequilibrio e quindi malattia. Secondo la dottrina terapeutica, per ripristinare l’equilibrio bisogna usare un medicamento che agisca sull’umore che soccombe.
Matteo Silvatico sistemò i semplici nel suo giardino seguendo questa teoria: ogni pianta è collocata in corrispondenza dell’elemento su cui avevano effetto. Il medico tenne conto anche dell’intensità di tale effetto. Infatti più sono vicini al centro più il semplice è incidente e ciò è evidente anche nei viali centrali in cui l’intensità è indicata con numeri romani.
L’acqua nel Giardino della Minerva
Tutta la struttura si sviluppa verticalmente, per mezzo di terrazze che si adagiano sul fianco della collina. L’approvvigionamento idrico fu garantito dallo stesso Silvatico che finanziò una struttura idrica ad uso pubblico che allo stesso tempo alimentava il suo orto. Con un sistema di piccole cisterne e fontane presenti su vari livelli, l’acqua tutt’oggi è distribuita per gravità. Piccoli canali scavati nelle pareti rocciose e nei pavimenti con una lieve pendenza le consentono di arrivare in ogni angolo del giardino.
L’acqua non solo alimenta la vegetazione, ma determina una dolce musica con il suo scorrere costante e delicato. Insieme alla vista panoramica sul centro storico e sul golfo, al profumo e ai colori, questa musica immerge il visitatore in un’atmosfera suggestiva. La pace e la serenità che si respira è unica e vi invitiamo a scoprire da vicino questo gioiello salernitano.