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Nel cuore del Vomero l’antico borgo del Petraio appare come una realtà a sè stante, un luogo completamente diverso dalla modernità del quartiere di cui è parte.

Le origini del borgo del Petraio


Il nome Petraio fa riferimento ai ciottoli delle piogge alluvionali. Originariamente, infatti, le sue strade vennero praticamente scavate dalle acque pluviali. Il nome Petraio si rifesce quindi ai ciottoli che i primi abitanti della zona calpestavano lungo il percorso per raggiungere i propri casali sulla collina del Vomero. Solo dopo l’edificazione della Certosa di San Martino e di Castel Sant’Elmo in questo luogo vennero costruiti i gradini che ancora oggi si possono percorrere.

Con il passare degli anni il Petraio ha sempre mantenuto il suo aspetto di borgo antico, differentemente dal resto del quartiere eppure da esso inevitabilmente inglobato. La sua identità è tale da avere un santo patrono, Sant’Anna. Fino al 2015, a luglio, veniva infatti celebrata una festa religiosa in suo onore, con banchetti e balli.

Le costruzioni in stile Liberty

A partire dal XX secolo nel borgo vennero costruite le prime abitazioni in stile Liberty tra cui villa Ascarelli , villa Pansini e villa Mellucci. Sul portone d’ingresso di quest’ultima è affissa una targa che ricorda l’ingegnere omonimo che nel 1924 si trasferì proprio al Petraio con la sua famiglia. Mellucci è conosciuto come l’ingegnere del lusso in Italia, collaboró con Adolfo Avena per i progetti di molte ville nei pressi di Via Palizzi. Viene ricordato per essere tra i progettisti della Rinascente di Milano, del Teatro Augusteo e della Funicolare Centrale di Napoli.

Il Petraio raccontato da scrittori e poeti

Il Petraio non è solo un collegamento tra la Napoli Alta e quella Bassa, ma offre a tutti i passanti un’affascinante vista sul panorama di Napoli. Un paesaggio così suggestivo tale da essere stato di ispirazione a molti scrittori e poeti.

Lo scrittore Enzo Striano nella sua opera “Il resto di niente” ambienta la salita di Eleonora Pimentel Fonseca proprio al Petrario. Descrive la salita a cavallo della patriota lungo i gradini per raggiungere Castel Sant’Elmo, dove sarebbe stata proclamata la Repubblica. Tra i poeti ricordiamo Paul Claudel, che visse proprio del cuore del borgo, godendo della sua splendida veduta. Egli descrive questo luogo come un anfiteatro naturale, e più precisamente come un teatro sul Mediterraneo.

Laura d’Avossa

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