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Ogni storia d’amore, nel bene e nel male, lascia una traccia di sé : alcune restano nel cuore e nella memoria degli amanti, altre invece sopravvivono al tempo, agli anni, ai secoli, divenendo parte stessa della storia, delle tradizioni e delle abitudini del territorio. È questo il caso della Catalanesca, un’antica uva giunta a noi quasi per caso, che sarebbe nata come un dono d’amore, che si rinnova ogni volta che ne facciamo un sorso.

Alfonso di Aragona ed il suo dono d’amore

I protagonisti di questo amore non sono due amanti qualunque ma l’allora Re di Napoli Alfonso d’Aragona e la giovane Lucrezia d’Alagno, una giovane ragazza vesuviana, tanto bella da far perdere la testa al primo sguardo al re. I due si sarebbero conosciuti durante la tradizionale Festa di San Giovanni Battista al mercato angioino ed il re negli anni manifestò il suo amore con omaggi ed ogni tipo di regalia, compreso quello di una speciale barbatella d’uva fatta arrivare appositamente per lei direttamente dalla Spagna e piantata sul Monte Somma. Sfortunatamente il loro fu un amore impossibile ma quella varietà di uva proveniente dalla regione spagnola della Catalogna, che prese il nome appunto di Catalanesca, attecchì perfettamente al suolo vulcanico ed all’ambiente pedoclimatico vesuviano, dove viene coltivata tutt’ora dal 1500.

Catalanesca
Grappolo di Catalanesca con la tipica colorazione dorata – foto della vigna della Azienda Cantine Olivella

Il prestigio e la fama di un tempo

La Catalanesca è stata, nei suoi primi secoli di vita e fino a tutto l’Ottocento, un’uva ed un vino molto apprezzato, dato che ogni masseria e villa della zona ne produceva, rifornendo i nobili locali e delle ville del Miglio d’oro. Già nel 1848 Vincenzo Semmola scrisse nella sua relazione sui vitigni e vini vesuviani : “L’uva catalanesca, da sola, dopo essere stata asciugata al sole per qualche giorno, produce un vino squisitissimo, e unita al greco, vi mette forza e sapore” e già nel 1880 veniva consigliato dai ristoratori di San Giorgio a Cremano, Portici ed Ercolano su “primi piatti di mare”. Nella sua lunga storia ha dato prova di forza e resilienza resistendo anche ai devastanti attacchi di oidio e fillossera, che hanno colpito e devastato la viticoltura di tutta Europa.

Da uva da tavola alla riscoperta

Tuttavia ha con il tempo perso fama a discapito di uve più produttive economicamente e più facilmente “domabili”, andando incontro ad un declino che l’ha portata ad essere relegata a semplice “uva da tavola” non utilizzabile ai fini di vinificazione. Fortunatamente però, la passione e l’orgoglio degli appassionati e studiosi locali, ha portato ad una grande mobilitazione per la rivalutazione di questo vero e proprio patrimonio del Vesuvio, tanto che nel 2006 è stato riconosciuta ed inserita nell’elenco delle uve da vino e, dal 2011, ne è stata approvata la tutela e denominazione di “IGT Catalanesca del Monte Somma”.

Calice di Catalanesca in purezza “Summa” di Cantine Olivella abbinato a pane cafone con pomodorino del piennolo del Vesuvio DOP e zuppa di polpo verace.

La Catalanesca oggi

Dopo molti anni bui, la Catalanesca oggi sta vivendo un rinascimento enologico. Grazie infatti all’amore e la caparbietà dei produttori vesuviani che hanno scelto di puntare sul proprio territorio, sulla propria storia e sul proprio patrimonio, la Catalanesca è oggi esportata e bevuta in tutto il mondo. Secondo il disciplinare per fregiarsi della IGT deve essere prodotta nei territori di Sant’Anastasia, Somma Vesuviana, San Sebastiano al Vesuvio, Massa di Somma, Cercola, Pollena Trocchia, Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano e Terzigno, tutti ricadenti in provincia di Napoli e sta superando se stessa, anno dopo anno, con qualità sempre più sorprendente soprattutto in termini di longevità, dimostrando che i bianchi del Vesuvio possono esprimersi e dare il meglio anche dopo anni. Nel calice si presenta giallo paglierino con riflessi dorati ed al naso evoca intensi profumi tipici del territorio, dall’albicocca alla ginestra, accompagnati dalla importante mineralità, tipica dei vini di questa zona.

La prossima volta che farai un sorso di Catalanesca, ricorda quindi che non stai semplicemente bevendo un vino ma stai rinnovando la passione e l’amore che da secoli lo caratterizzano: quello del Re per la sua amata, dei produttori vesuviani verso il loro patrimonio, della natura che ha donato un luogo perfetto per quest’uva, e l’amore verso di te nel concedertene un calice!

– Umberto Rusciano

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