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Immaginiamo di poter guardare entrambi i mari, quello di Salerno e quello di Napoli, da un solo punto. Esiste questa possibilità a Vico Equense e si trova ad Astapiana Villa Giusso, un antico eremo camaldolese che, oggi, è abitato da 200 anni dalla stessa famiglia.

Stanza Astapiana
Una delle stanze di Astapiana Villa Giusso
Astapiana Villa Giusso
Il colonnato esterno di Astapiana Villa Giusso. Foto di Laura Capuano

Un luogo di pace

Tutto cominciò sul finire del ‘500, quando in tutta la Campania ci fu un boom di edifici religiosi che letteralmente invasero l’intero territorio regionale, agevolati dalle politiche estremamente permissive dei viceré spagnoli verso la Chiesa.

A scegliere questo luogo, che forse era già abitato in precedenza addirittura sin dai tempi degli antichi romani, furono i monaci dell’ordine Camaldolese, lo stesso che ha dato nome alla collina di Napoli. Decisero di costruire e inaugurare nel 1607 un eremo lontano dalla civiltà in cui, sulla sommità di questa collina che si trova alle spalle di Vico Equense, potessero vivere in totale solitudine, circondati dalla bellezza di un panorama divino. In effetti, ancora oggi è così: non ci sono televisioni e il cellulare non prende: c’è solo il bello da contemplare. Mica poco!

Ritroviamo questo edificio nel 1799, quando fu severamente danneggiato e saccheggiato dai rivoluzionari napoletani, e poi nel 1815, quando Gioacchino Murat decise di ritirarsi per alcuni giorni dopo la Battaglia di Tolentino, in attesa di capire se sarebbe tornato re di Napoli. La storia ci dirà che non andò molto bene per il re francese.

Astapiana panorama
Il panorama da Astapiana

La famiglia Giusso

Al ritorno di Ferdinando I sul trono, i monaci camaldolesi decisero di non tornare più nel loro eremo che, dopo 20 anni di abbandono, era ormai ridotto in pessime condizioni. Allora si inserì un giovane imprenditore di nobili origini, Luigi Giusso, che nel 1822 comprò la villa direttamente dalla Corona di Napoli. Ancora oggi la villa è nelle mani dei discendenti della stessa famiglia.

Inizialmente decise di trasformarla in una piccola impresa di produzione della seta, dato che l’opificio di San Leucio era nel momento di maggiore splendore. Ma anche questa impresa finì male: nel 1870 ci fu una epidemia che sterminò tutti i piccoli insetti in Europa.

Il proprietario di allora era il figlio di Luigi, Girolamo Giusso: diventò famoso per essere diventato anche sindaco di Napoli e titolare della piazza e del palazzo che oggi è sede dell’Orientale. Decise di trasformarlo in una casa di vacanza e così rimarrà fino al III Millennio, quando cominciò ad essere restaurata e trasformata in una villa per ricevimenti esclusiva.

astapiana interni
Una stanza. Foto di Laura Capuano

Stanze intatte

La particolarità di Astapiana è che sembra tutto rimasto al XIX secolo: gli arredi, i quadri, le fotografie d’epoca, i busti e le decorazioni sono tutte di epoche passate. La cucina è addirittura rimasta identica a quella usata dai frati camaldolesi, con tanto di riggiole del ‘700 e di un forno che ancora oggi è funzionante ed è usato per cucinare.

Anche le altre stanze sono pressoché identiche a come erano vissute ai tempi dei Giusso, con i servizi, i mobili e i dettagli tutti dell’epoca. Un luogo sospeso nel tempo in cui i proprietari vivono regolarmente le proprie vacanze.

Astapiana villa Giusso cucina camaldolese
La cucina. Foto di Laura Capuano

Il museo della vacanza

L’enorme quantità di reperti della famiglia Giusso, poi, ha invogliato Giovanna, l’erede che oggi gestisce la struttura, a creare un piccolo museo della vacanza ad Astapiana. Ci sono infatti tantissimi reperti interessantissimi che raccontano la vita quotidiana di due secoli fa: le valigie dell’epoca, i giocattoli per i bambini e addirittura un bauletto che contiene degli arredi sacri in miniatura. “Servivano per giocare alla messa – spiega Giovanna con un sorriso – perché era una cosa normale all’epoca: serviva ad abituare le persone, sin da piccole, ad un futuro da religioso. Ogni famiglia ne aveva uno. Addirittura un ospite olandese mi ha detto che anche lui da piccolo doveva giocare alla messa con i genitori, nel suo paese d’origine!

E c’è addirittura un vestito perfettamente intatto con una storia tutta particolare: fu comprato a Parigi dalla nonna ed era talmente bello e raffinato che, durante un ballo a Napoli, tutti guardavano la donna: il marito si ingelosì talmente tanto che le proibì di indossarlo di nuovo. E la Storia ci ha consegnato così un capo d’abbigliamento addirittura con ancora l’etichetta originale del sarto parigino, una rarità.

Un luogo di cui innamorarsi.

-Federico Quagliuolo

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Vestito astapiana

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  1. Pierluigi Avatar
    Pierluigi

    Complimenti per l’iniziativa!!
    E’ molto importante conservare la memoria di luoghi e personaggi della storia della nostra amata Napoli.

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