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Villa Literno non si chiama così. Letteralmente. Il suo vero nome è stato per secoli Vico di Pantano che, durante l’epoca fascista, fu cambiato perché ritenuto poco grazioso e incompatibile con la politica dell’epoca, che invece doveva esaltare la bonifica dei Regi Lagni. Prima ancora si chiamava Vico Fenicolense.

In realtà, la vera Liternum, la città antica da cui prende il nome la nostra cittadina, si trovava in un luogo leggermente più distante, nel comune di Giugliano.

Villa Literno e i fienili

Alle origini la nostra piccola città della Campania Felix, divisa fra la vera Liternum, Sinuessa e Capua, era soprannominata Vicus Feniculensis: si tratta di un nome che sopravvive ancora oggi in una strada di Villa Literno e si ricollega in modo chiaro alla destinazione di questi terreni: c’erano infatti dei fienili. Molti credevano che Scipione l’Africano fosse sepolto da queste parti, ma la sua tomba rimane solo un’ipotesi.
La troviamo poi nel medioevo, al tempo del Ducato di Benevento sotto Gisulfo I: in quei tempi era presente una certa San Sossio Pantano o Vico del Pantano, che è certamente la prima volta in cui compare il nome della nostra città.

Perché si chiamava Vico?

Notiamo diversi toponimi in Campania con il nome “Vico”. Sono figli di una antichissima consuetudine latina: “Vicus” infatti era un piccolo aggregato di case dalle dimensioni troppo modeste per essere qualificabile come città. Ogni Vicus era però comunque considerato come un’unità civile ed erano gestiti da un Magister, una sorta di “capo” appartenente al patriziato.
In Campania possiamo pensare a Vico Equense, Santa Maria a Vico e, se fosse sopravvissuto il nome antico, la stessa Vico di Pantano.

Villa Literno Garibaldi
Villa Literno ha un monumento per ricordare il passaggio di Garibaldi

Un pantano da cui non si esce

Per quasi duemila anni quest’area è rimasta una gigantesca palude dall’aria irrespirabile. Addirittura i medici del passato credevano che la peste e la malaria si sviluppasse proprio a causa dell’atmosfera marcescente delle paludi e, sotto i Borbone, furono posti diversi punti di controllo sanitario per verificare che non scoppiassero epidemie in città portate dagli abitanti del luogo. La realtà è che vivere nell’antica Villa Literno era davvero difficile: a Napoli erano malvisti i campagnoli provenienti dalla zona nord della Campania, per paura della malaria. La città e i dintorni offrivano davvero poco, se non allevamenti di bufale, pochi campi coltivabili e il mare.

Per trovare le prime opere di bonifica, però, dovremo aspettare don Pedro di Toledo, che cominciò a finanziare operazioni di pulizia e sviluppo economico di quest’area, che all’epoca era ancora un villaggio quasi abbandonato con un castello di epoca angioina (costruito da Michele de Cantono, consigliere di Roberto d’Angiò) e nulla più.

Il problema delle paludi nella provincia di Terra di Lavoro era notevolissimo e servirono secoli e secoli per affrontarlo: l’area che oggi chiamiamo “dei Regi Lagni” era equivalente a circa 1100 chilometri quadrati. Con le conoscenze dell’epoca rinascimentale serviva un’opera colossale che fu portata avanti dalle migliori menti dei vari secoli in cui fu realizzata. Facciamo allora un salto nel ‘600, sotto la guida di Pedro Fernandez de Castro, e stavolta troviamo Domenico Fontana, il massimo esperto di architettura in campo idrico, per porre fine al problema. Non ci riuscì, ma almeno creò il primo “lagno”. E ancora, andiamo avanti: ci riprovarono i Borbone con Ferdinando IV e i suoi successori, ma anche lì fu solo una soluzione di tamponamento: ci pensò Francesco Pinto y Mendoza, il primo a disegnare il primo progetto organico di bonifica e riqualificazione dell’intera zona del Volturno. Purtroppo, però, le agitazioni del 1848 e la bassa fiducia di Ferdinando II in un ingegnere militare che fu fedelissimo di Murat, bloccarono il progetto. Fu solo collegata a Napoli attraverso Via Santa Maria a Cubito.

Ci basterà pensare che la bonifica dei Regi Lagni è un problema che solo nel 2010 ha visto una quasi totale soluzione.

consorzio aurunco di bonifica
Il Consorzio Aurunco di Bonifica fu protagonista, dopo la guerra, della creazione dei canali che hanno reso abitabile il nord della Campania

Nasce Villa Literno

Una delle più famose opere del governo fascista, quella che ha reso abitabile l’intera zona del basso Lazio, è la bonifica dell’Agro Pontino, con la nascita della famosa Littoria, oggi Latina. Ebbene, qualche anno prima anche Mussolini volle gettarsi nella stessa impresa in cui tutti avevano fallito negli ultimi 500 anni: la bonifica delle paludi campane, con Vico di Pantano che ne era la capitale.
Ci riuscirono in larga parte: la bonifica dei Regi Lagni fu il campo di prova per sperimentare quella dell’Agro Pontino e, in effetti, enormi porzioni di terra diventarono coltivabili. Proprio per questa ragione, con il Regio Decreto 173 del 1927, fu cambiato ufficialmente il nome della città da Vico di Pantano in Villa Literno, per celebrare la simbolica rinascita della zona ex paludosa, rievocando anche l’antica Liternum e i valori della romanità tanto cari alla propaganda del periodo. Fu anche creata la stazione di Villa Literno in occasione della costruzione della ferrovia direttissima Roma-Napoli.

Stavolta però troviamo un nuovo termine nel nome: “Villa“. In questo caso aggiunge un’ulteriore confusione ad una città che nella sua Storia non ha mai trovato pace: nel Medioevo, infatti, “Villa” erano i nomi dati ai piccoli borghi di campagna. Insomma, niente che ha a che fare con l’antica Roma e tantomeno con Liternum.

Ed oggi, fra umidità e il vicino Lago Patria, Villa Literno ricorda il suo passato paludoso nelle zanzare che ci tormentano ogni estate.

-Chiara Sarracino

Riferimenti:
Egidio Finamore, Origini dei nomi delle città campane, L’Arcolaio, Napoli, 1964
Raccolta di varie croniche, diarj, ed altri opuscoli cosi italiani, come … – Google Libri
PINTO y MENDOZA, Francesco in “Dizionario Biografico” (treccani.it)
REGIO DECRETO 3 febbraio 1927, n. 173 – Normattiva

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