Filumena Marturano è una delle commedie più celebri del corpus di Eduardo De Filippo. Il drammaturgo scrive questa commedia nel 1946, solo un anno dopo il grande successo di Questi fantasmi.
Filumena ha un passato da prostituta, ma da trent’anni è amante, mantenuta ed amministratrice dei beni di Mimì Soriano, ricco pasticciere napoletano. Per costringerlo a sposarla lei si finge morente ma, scoperto l’inganno, Mimì chiede l’annullamento del matrimonio.
Dopo un monologo toccante sulla sua infanzia a vico San Liborio, dietro piazza Carità, Filomena Marturano confessa a Mimì di avere tre figli, che non la conoscono in quanto madre e di questi uno è figlio di Mimì. Dopo una serie di eventi, il pasticciere decide di sposare, questa volta seriamente e volontariamente, Filumena e di riconoscere tutti e tre i figli.
Ancora una volta Eduardo mette in scena la crisi della famiglia patriarcale borghese, contrapponendole l’immagine tipica di una famiglia disfunzionale.
La commedia è di lettura complicata, da interpretare sulla base della frase “‘E figlie so’ figlie e so’ tutt’eguale”, pronunciata da Filumena Marturano.
Vediamo insieme alcune curiosità!
Le banconote del cinema napoletano, Totò e Filumena Marturano
A Napoli si sa, ‘e sorde so’ ‘na cosa seria! La numismatica trova nella capitale partenopea terreno fertile per i propri studi.
Abbiamo già parlato della storia delle monete napoletane, concentrandoci su alcuni elementi nello specifico, ma di argomenti ce ne sono davvero tanti.
Indimenticabile, ad esempio, la banconota da 10.000 lire stampata illegalmente dalla Banda degli onesti, composta da Totò, Giacomo Furia e Peppino De Filippo, nello storico film del 1956. La banconota in questione era la 10.000 lire con Dante Alighieri, emessa dal 1948 al 1963.
Come quella appena citata, l’altra banconota rimasta indimenticata della storia del cinema napoletano è proprio quella di Filumena Marturano. La donna, il giorno in cui aveva concepito con Mimì uno dei suoi figli, aveva deciso di non spendere il denaro con cui l’uomo le pagava le prestazioni, considerando quello appena terminato un rapporto d’amore e non di solo sesso.
Utilizza la banconota su cui aveva tanti anni prima segnato la data del loro incontro per dimostrare a Mimì Soriano che dice il vero e che è giunta l’ora di formare una vera famiglia.
Riporto una parte del suo monologo in questa toccante scena:
è overo, Dimmi’, è over! tu nun te ricorde. Tu partive, ive a Londra, Parigi, ‘e scorse, ‘e femmene… Na sera, una ‘e chelli tante, ca, quanno te ne ive, me regalave na cart’ ‘e ciento lire… na sera me diciste: “Filume’, facimm’ avvedè ca ce vilimmo ben”, e stutaste ‘a luce. Io chella sera te vulette bene overamente. Tu, no, tu avive fatto avvedè… E quanno appicciaste ‘a luce n’ata vota me diste ‘a soleta carta ‘e ciento lire. Io ce segnaie ‘a data e ‘o giorno: ‘o ssaie ca ‘e nummere ‘e saccio fa… […] Ci avevo segnato sopra un conticino mio, nu cunticiello ca me serve. Tiene. ‘E figlie nun se pavano!
Eduardo de Filippo, Cantata dei giorni dispari, edizione Einaudi, 1951, pag. 234.
Le interpretazioni di Filumena Marturano
Originarimanete scritto per la sorella Titina De Filippo, il ruolo di Filumena Marturano ha goduto nel corso degli anni di interpretazioni magistrali, grazie alle più grandi attrici del panorama partenopeo. Si ricordino quelle di Regina Bianchi, Pupella Maggio e la più recente di Lina Sastri.
Tra le più belle interpretazioni vi è sicuramente anche quella di Sofia Loren, accompagnata da Marcello Mastroianni nella trasposizione cinematografica della commedia operata da Vittorio De Sica, nel 1964, Matrimonio all’italiana.
Possibile rivedere alcune scene cult del film qui.
Altre curiosità su Filumena Marturano
Nella sua versione cinematografica, il dramma si svolge in uno dei palazzi più belli di Napoli. Si tratta di Palazzo Pandola, con il suo affaccio meraviglioso su Piazza del Gesù. Dal punto di vista architettonico la residenza risponde ad un stile tardo barocco, legata al nome del Duca Niccolò Pignatelli su progetto e direzione di Ferdinando Sanfelice, con lavori completati nel 1718. Nel 1823 un’ala del palazzo fu venduta a Gaetano Pandola da cui prese il nome.
L’ultimo aneddoto riguarda la trasposizione televisiva del 1962, con l’interpretazione di Regina Bianchi, nella parte che era in origine di Titina.
Racconta Andrea Camilleri, che ebbe frequentazioni di lavoro e d’amicizia con Eduardo De Filippo, in una lunga intervista:
Per esempio in Filumena Marturano, un attimo prima di cominciare le riprese lui disse a Regina Bianchi: “Regì, guarda che poi questo Titina se lo guarda”. Regina tirò la parte in un modo, un modo eccezionale e quando finimmo il primo atto, la scena in cui lei ha i soldi, io mi buttai giù dalla scaletta, per correre ad abbracciarla; mi svenne tra le braccia perché grande era stata la tensione provocata dalle parole di Eduardo. Lui glielo aveva detto apposta, per metterla in uno stato emotivo eccezionale.
Bibliografia: – Interviste su Eduardo del Centro Teatro Ateneo, 2000 – Università di Roma La Sapienza. – La cartamoneta a Napoli, Giovanni Ardimento, Amedeo Colella, Cultura Nova edizioni, 2020.
Claudia Colella
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