La storia della Fescina, il mausoleo romano di Quarto dall’insolita forma, è proprio l’esempio perfetto dell’ingratitudine verso il proprio passato.

Oggi giace abbandonato, recintato e salvo per miracolo dalle costruzioni che, negli anni ’70, hanno invaso l’intero entroterra dell’area Flegrea. Usato per secoli come deposito di attrezzi agricoli, sepolto per buona parte sotto terra. In realtà si tratta di un caso unico in Campania, rarissimo nell’Italia continentale, di un mausoleo funerario dalla forma piramidale. E racconta molte più storie di quanto si possano immaginare.

Mausoleo della Fescina
La struttura del Mausoleo della Fescina

La Necropoli di via Brindisi: mai fermarsi alle apparenze!

Fu un gruppo di giovani studiosi a scoprire questo mausoleo, salvandolo da una probabile distruzione. Era infatti il 1972 quando il Gruppo Archeologico Napoletano, ancora oggi attivo, riuscì a cominciare una campagna di scavo per capire cosa ci fosse sotto quella insolita struttura dalla forma conica che spuntava dal terreno e che, con ignoranza, i contadini del luogo usavano per depositare attrezzi da lavoro da generazioni.

Era infatti soprannominato “Fescina“, che è un modo volgare per dire “cesto“, “luogo in cui si raccolgono le cose“. Quel buco in realtà era un colombario che, in origine, si trovava a circa 6 metri da terra e non si poteva accedere se non tramite una scala. Il vero ingresso si trovava molto più in basso.

Gli scavi portarono ben altre rivelazioni: non solo il mausoleo era in condizioni decenti, ma era solo la parte più alta di una grossa necropoli che si sviluppava in un grosso spazio attorno. Letteralmente: stavolta potremmo parlare della punta di un iceberg.

Mausoleo della Fescina
Il retro del Mausoleo della Fescina

Una necropoli che collega Quarto all’Oriente

Attorno alla Fescina ancora oggi ci sono muri in opus reticulatum, pietre stondate e ricoperte dal terreno che, abbandonate al loro destino, riescono a parlare solo a chi è disposto ad ascoltarle.
Rispetto ai mausolei del Ciaurro di Marano, che è rimasto isolato, o alla Conocchia dei Colli Aminei, che invece è stato raso al suolo, quello di Quarto era circondato da numerose strutture che costituivano una necropoli molto ben attrezzata: erano presenti infatti i luoghi in cui cremare i corpi, altari e recinti destinati ai sacerdoti.

L’interno, esplorato e fotografato dal Gruppo Archeologico Napoletano, era accessibile tramite la parte superiore con una doppia scala o da un recinto e un ingresso secondario che oggi non è più percorribile: sotto terra, infatti, c’erano camere funerarie con letti, urne e nicchie contenenti resti umani inceneriti, nonché altari e luoghi in cui celebrare le funzioni religiose.

La forma particolarissima della Fescina, però, ha posto diversi problemi agli archeologi che hanno studiato quest’eredità degli antichi: in Campania non è presente nessun edificio simile. Per andare a trovare esempi simili di quest’architettura dobbiamo andare nel mondo greco e arabo. Chi commissionò la costruzione della Fescina era quindi una persona fortemente influenzata dalla cultura orientale e questo ci spiega quanto fossero forti gli scambi fra il porto di Puteoli, che nella prima epoca imperiale era il più importante del Mediterraneo, e il resto del Mare Nostrum.

Mausoleo della Fescina intero
L’intera area

La decadenza della Fescina e le speranze

I romani erano soliti piazzare mausolei funerari lungo le strade consolari e la zona flegrea ne è ricchissima: basta percorrere l’antichissima Via Montagna Spaccata, che fu scavata proprio grazie ai prodigi dell’ingegneria dell’epoca, per trovare almeno altre tre testimonianze del mondo antico, tutte conservate in modo abbastanza precario.
Lo stesso Comune di Quarto, d’altronde, nasce grazie ad una di queste strade: lungo la Via Campana che collegava Puteoli a Capua c’era infatti una lapide che indicava “Quarto miglio della strada“. E così abbiamo il nostro Quarto Flegreo.

Del mausoleo della Fescina, però, non si possono raccontare belle storie al di fuori del passato. Non sappiamo nulla dei 2000 anni che ci separano dalla sua costruzione, dato che non è menzionato in nessun documento (anche perché, di fatto, probabilmente già nel medioevo era sparito sotto terra)
Dopo la sua scoperta, superato l’entusiasmo iniziale, è stato più volte abbandonato e ridotto a discarica, per poi essere salvato dalle instancabili associazioni locali e da sparuti interventi delle amministrazioni.
Quella attorno al monumento è una vera battaglia fra la vita e la morte, nonostante il cauto ottimismo dato dall’ingresso negli itinerari UNESCO datato 2019.
La Fescina, però, rimane lì, a mostrare la sua bellezza cadente agli uomini che, dopo il ponte di Via Brindisi, sanno ancora lasciarsi catturare dal fascino di un monumento antico, certi di vivere in un’epoca che non sarà nemmeno capace di lasciare ai posteri delle belle rovine.

-Federico Quagliuolo

Riferimenti:
Fescina > significato – Dizionario italiano De Mauro (internazionale.it)
Mausolei romani in Campania: La Fescina – QuiCampiFlegrei
Necropoli di via Brindisi e la “Fescina” | QUARTO CITTA’ SOCIALE (wordpress.com)

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