Un fico capovolto cresce nell’affascinante scenario delle Terme di Baia, a pochi passi dal Tempio di Mercurio. Si tratta di un fico selvatico che ha confuso gli abissi terreni con quelli celesti e ha deciso di estendersi verso il basso. Un fenomeno molto particolare in una terra, quella dei Campi Flegrei, che tra vulcani, bradisismo e fasti degli antichi Romani di normale ha davvero poco.
Quando il fico si è capovolto
Il fico, fino agli anni Quaranta del Novecento, cresceva rigogliosamente verso l’alto. Quando nel secolo scorso iniziarono gli scavi archeologici dell’area, l’albero venne però distrutto. Il fico aveva radici forti e quindi pensò bene che tanto valeva cominciare a crescere al contrario, scambiando il soffitto per il pavimento.
Il fico capovolto si trova nei pressi del Tempio di Mercurio, una struttura che in realtà non ha nulla a che fare con la religione. Gli studiosi del Settecento, trovandosi di fronte la sua maestosità, ipotizzarono fosse un edificio sacro. Si trattava in realtà di un’aula termale.
Nella terra del bradisismo
Il Tempio di Mercurio, costituito da una grande cupola con il lumen centrale, fu costruito per sfruttare le risorse idrotermali del sottosuolo. Si tratta essenzialmente di un tempio colmo d’acqua, ribattezzato “tempio dell’Eco” dalla scrittrice Antonella Cilento, per il rimbombo che si crea al suo interno. L’altezza attuale del tempio non corrisponde a quella originale. Si vede infatti, per lo più, il solo soffitto, mentre il vero pavimento si trova abbastanza al di sotto di quello attuale. Questo per effetto dei fenomeni bradisismici dell’area, il lento movimento di sollevamento o abbassamento del terreno che caratterizza i Campi Flegrei.
Il bradisismo fa sì che gran parte del Tempio di Mercurio sia oggi invasa dall’acqua. In realtà l’intera zona è stata in passato ricoperta dal materiale trasportato dal mare, nei periodi di abbassamento del suolo. Un nuovo strato di terreno si ergeva sul passato di Baia, che intanto era sommerso dai detriti trasportati dal mare. Proprio sul “nuovo suolo” cresceva precedentemente il nostro fico selvatico.
Lo scenario delle Terme di Baia
L’abbassamento del suolo al di sotto del livello del mare, per via del bradisismo, si sarebbe verificato in due fasi. Il primo tra il III e il V secolo d.C., per poi essere seguito da uno maggiore tra il VII e il VII secolo d.C. Fu così che l’antica Baia venne sommersa dalle acque. Il luogo scelto da imperatori e politici per allontanarsi dalla vita mondana restò nascosto per secoli, fino agli scavi del secolo scorso che portarono alla luce i complessi termali che ospitano il fico capovolto. L’albero è ammirabile nel Parco Archeologico delle Terme di Baia, nel Comune di Bacoli.
Il fico capovolto nella letteratura
Diverse sono le opere letterarie che traggono ispirazione dal fico capovolto delle Terme di Baia. Antonella Cilento vede nel fico capovolto, raccontato in Icaro, l’amore omosessuale provato da un ricco mercante per un giovane e perfido principe romano. I due si erano incontrati per la prima volta nel tempio di Mercurio, descritto dall’autrice come “una cupola immersa del terreno“.
Patrizia Rinaldi utilizza il fico selvatico in un dialogo, descrivendolo come l’albero che viola la regola di alto e basso, per passare poi alla metafora di una giraffa che crede di essere la sola a poter arrivare alle fronde di fichi.
La chioma in basso e le radici in alto per Agnese Palumbo richiamano il 69 della smorfia napoletana, oltre che la sintesi di un viaggio che, portando verso il basso, permette di superarsi e di migliorarsi, giungendo quindi verso l’alto.
Un cambio di prospettiva
In un luogo dove la terra lascia a singhiozzo lo spazio al mare, dove i vulcani sono sotto ai piedi insieme al passato, è facile per un fico fraintendere e non sapere più da che parte guardare.
Il cambio di prospettiva regalatoci dall’albero è spiazzante. Quante cose riusciremmo a vedere se riuscissimo a sovvertire i nostri schemi? Il fico capovolto prova a suggerircelo, scoprendo un nuovo cielo a cui guardare. Le radici, che sembravano poggiare in un semplice terreno, erano in realtà poste tra le pietre di una volta di un locale termale. Un nuova prospettiva, per poter raggiungere le alte fronde di un fico anche senza essere una giraffa.
Riferimenti:
Antonella Cilento; Napoli sul mare luccica; 2012
Agnese Palumbo; I love Napoli; 2018
Patrizia Rinaldi; Rosso caldo; 2014
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