Sergio Bruni è stato uno dei maggiori esponenti della musica napoletana. Con l’espressione dell’amore e della malinconia si è fatto strada e ha portato avanti la nostra lingua musicata anche quando questa è decaduta. Autore di canzoni come ”Palcoscenico”, ” Lusingame”, ”Carmela” e tantissime altre, ha proseguito l’intensa scia di cantautorato napoletano.
Una delle sue canzoni più famose è sicuramente ”Carmela”, racconto malinconico e struggente di un innamorato, in apparenza di una donna, ma dietro di essa si cela una dedica a tutta la città di Napoli.
Chi era Sergio Bruni
Sergio Bruni , nome d’arte di Guglielmo Chianese nacque nel 1921 a Villaricca, periferia di Napoli, e sin da piccolo volle perseguire una carriera musicale. A nove anni si iscrisse ad una scuola serale per imparare a suonare il clarinetto. Partecipò alle liberazione di Napoli formando un gruppo di volontari. Durante le operazioni di sabotaggio contro le truppe tedesche rimase gravemente ferito ad una gamba, ferita che gli fece rischiare la vita.
Dopo la guerra decise di frequentare una scuola di canto, diventando così, dopo anni difficili in cui non riusciva ad essere scritturato, a vincere un concorso bandito dalla RAI alla ricerca di nuovi talenti canori. Da qui inizierà la sua splendida carriera.
In difesa della canzone Napoletana Tradizionale
Sergio Bruni ha sempre difeso strenuamente la canzone napoletana tradizionale, quella cantata dai cantautori Napoletani durante la festa di Piedigrotta che ha sancito totalmente la nascita di tale genere. Per canzone napoletana tradizionale l’autore intendeva le opere del grande Carosone, di Salvatore di Giacomo, e in un raro documentario spiega perchè le persone amano tale musica.
Carmela, il testo d’amore dedicato alla città
La storia che avvolge il testo della canzone ”Carmela”, probabilmente uno dei testi più famosi dell’autore, è di straordinario fascino. La canzone venne scritta dal poeta Salvatore Palomba e musicata da Sergio Bruni. Lo stesso poeta affermò dopo chi c’era dietro l’identità di Carmela, ossia tutta Napoli.
Il testo è una dedica alla città che era sprofondata nelle mani delle persone sbagliate, della criminalità, della camorra e della guerra. La canzone è quindi la speranza di rivivere di nuovo dei momenti migliori. La canzone ha riscosso un grandissimo successo, in molti l’hanno celebrata, Mina, Enzo Avitabile, John Turturro che l’ha resa apertura del suo film ”Passione”,
La canzone è dunque diventata un cult della musica napoletana tradizionale, utilizzata anche in film recentissimi come ”Qui rido io” di Mario Martone, innalzata ad emblema delle mille bellezze e sfaccettature della nostra città.
Bibliografia
Ettore De Mura, Enciclopedia della canzone napoletana. Il Torchio, 1969
Bruna Chianese, Mio padre Sergio Bruni, la Voce di Napoli, Editore Rogiosi, 2011
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