La Villanella è un componimento del XVI secolo che ha avuto larga fortuna tra i suoi fruitori e musicisti. Questa musica è riuscita, partendo da Napoli, a instaurarsi in tutte le corti d’Europa, facendo emigrare la lingua napoletana oltre la penisola italiana. Il componimento si basa su delle poesie cantante con una musica tipica della tradizione popolare, convertita poi dai paesi che l’hanno ospitata.
La Villanella Napoletana e la poesia
La Villanella ha antichissime origini, risale infatti ad alcuni componimenti poetici del XVI secolo che si svilupparono nel capoluogo campano. La parola villanella, infatti, deriverebbe dal latino medievale villanus, ossia ”abitante delle campagne” o “fattore”, proprio perché inizialmente queste opere avevano una forte connotazione agreste e pastorale.
Da sempre, la Villanella utilizza la stessa metrica con una semplice struttura, normalmente binaria, ridotta ad una omofonia a tre voci, con assoluta preponderanza della melodia. Gli intervalli preferiti erano la terza e la quinta, ma con il passare del tempo furono aggiunte strofe, musiche e dei ritornelli, che la resero una melodia simile a una canzone. La Villanella si avvicinava molto alla composizione Madrigale, con uno spirito, però, tutto partenopeo.
Infatti, le musiche possiedono una tendenza comico-parodistica, anche se trattano prevalentemente di questioni amorose. Questi componimenti non raggiunsero solo l’Italia, ma il mondo intero: ad oggi infatti si possono contare più di dieci idiomi differenti che riproducono la Villanella (veneziano, francese, belga).
La Prima raccolta
La prima raccolta di villanelle risale addirittura al 1537, ma è una ristampa e, sebbene la data convenzionale per indicare la nascita del genere sia proprio questa, capiamo che in realtà le villanelle si cantavano già molto tempo prima. Era un genere molto apprezzato dai nobili e, forse, anche per questo oggi abbiamo la possibilità di conoscere molti di questi componimenti, grazie anche alla conservazione e alla riproduzione delle opere.
In questa prima raccolta ci sono all’incirca una quindicina di villanelle e soprattutto abbiamo avuto la fortuna di poter leggere quella che da tutti è considerata la più celebre, ossia “Voccuccia de ‘no pierzeco apreturo” attribuita a Velardeniello, il primo cantante della tradizione napoletana.
”Voccuccia de nu pierzeco apreturo”, Nuova Compagnia di Canto popolare
Il più celebre autore di Villanelle è un belga adottato da Napoli
Durante il Cinquecento, grazie anche alla stampa, le villanelle riuscirono ad arrivare ovunque ed un uomo in particolare, Orlando di Lasso, fu l’autore più fertile. Orlando di Lasso non era napoletano, bensì belga. Presso il marchese Battista d’Azzia assunse il ruolo di musicista domestico e per intrattenere gli invitati e il marchese scrisse ben 2.237 villanelle, cui la più celebre fu ”S’io fossi ciarlo”.
S’io fossi ciarlo e tu lo campanile,
io spisso spisso te vurria montare,
tutto lo juorno,
tutto lo juorno po’ vurria cantare!
E sempre mai saltare
e spisso spisso a te vasare,
e poi la sera nel pertuso entrare!
La Villanella oggi
Alcuni anni fa, nella biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna furono trovate nuove Villanelle e Giambattista Basile, che aveva avuto la fortuna di leggerle prima di noi, non solo con il suo commento ha aiutato i ricercatori a datare questi nuovi componimenti, ma li elogiò profondamente. Attualmente la villanella è stata inglobata dalla musica popolare napoletana e la sua memoria è ricordata dai gruppi di canto popolare più legati alla tradizione.
Bibliografia
Donna G. Cardamone, “The Debut of the Canzone Villanesca alla Napolitana.” Studi Musicali 4 (1975)
Concetta Assenza, La canzonetta dal 1570 al 1615 (Lucca: LIM, 1997)
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