Le ville rustiche del territorio vesuviano sono state oggetto di una continua serie di studi, soprattutto per l’aumento considerevole di ritrovamenti tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del XX secolo. Un sito particolarmente interessante è rappresentato dalla villa di Ponticelli poiché descrive l’unica struttura di questo tipo integralmente scavata sul versante nord occidentale del Vesuvio; tra l’altro, la villa rivela che tutti gli effetti rovinosi dell’eruzione vesuviana, causa primaria della sua distruzione, riguardarono anche l’area suburbana della città di Neapolis.
Ponticelli: un quartiere di origini romane
Situata nella zona est di Napoli, il quartiere popolare di Ponticelli, sin dalle epoche più remote, ha sempre goduto di un terreno fertile grazie alla presenza del fiume Sebeto, che scendeva direttamente dal monte Somma.
In più, le fotogrammetrie aeree realizzate in tempi recenti hanno manifestato una evidente traccia della centuriazione romana, ragion per cui si è supposto che anche qui i soldati, che avevano partecipato alle guerre in età sillana più o meno nella seconda metà del I secolo a.C., avessero ricevuto degli appezzamenti di terre da coltivare creando dunque nuclei familiari.
Scoperta e storia della villa di Ponticelli
Il rinvenimento della villa di Ponticelli avvenne nel 1985, durante i lavori per la costruzione di edifici popolari nella zona della contrada Tufarelli (in via Decio Mure, angolo Via della Villa Romana). In quella occasione furono recuperati numerosi resti di età romana che obbligarono l’intervento della Soprintendenza ai beni archeologici di Napoli e Caserta e la necessaria interruzione dei lavori; gli scavi archeologici, realizzati poi nel 1987 e nel 2007, portarono alla luce fasi costruttive di epoche differenti.
La prima fase è databile nel suo stato iniziale all’età tardo repubblicana (fine II secolo a.C. – prima metà I secolo a.C.) e fu distrutta e sepolta completamente durante l’eruzione del 79 d.C.. In una fase successiva un’altra villa rioccupò l’area, esattamente tra il II e V o VI secolo d.C..
La tragica morte di Caius Olius
Gli scavi hanno permesso di determinare che la villa fu colpita non solo dalla pioggia di cenere e lapilli, ma anche da nubi ardenti che arrivarono a una temperatura di 500°, tanto è vero che l’unico scheletro ritrovato all’interno, precisamente nella cantina, mostrava i pugni chiusi e il cranio incenerito a seguito della fusione del cervello.
Il corpo è quello di un uomo la cui vita era stata estremamente spossante, la sua struttura ossea presentava infatti numerose fratture, segni di usura alle spalle e molti denti mancanti. Quando lo sorprese l’eruzione del Vesuvio egli portava un signaculum (anello) al dito, all’interno del quale era impresso il nome: Caius Olius Ampliatus.
La struttura della villa
La villa di Ponticelli, a pianta quadrangolare con stanze disposte intorno a un portico ad “U”, si estende su un’area di quasi 2300 metri quadrati. Gli ambienti della pars rustica e della pars urbana, seppur disposti rispettivamente lungo i lati sud-ovest e nord-est del portico, non erano rigidamente separati. I diversi ambienti si dipartivano ordinatamente, seguendo un’ articolata divisione tra quelli destinati al soggiorno degli abitanti e quelli destinati alla lavorazione agricola.
La pars rustica era dotata di un pistrinum, ovvero di un forno per pane e focacce, e prevedeva anche un nubilarium (cioè un fienile) situato esternamente alla villa. Lo spazioso cortile, posto a sud dell’edificio, e la pianta rettangolare con un pavimento con duro rivestimento impermeabile (cocciopesto), che riveste anche i muretti bassi che circoscrivono lo spazio per le operazioni di trebbiatura.
La fattoria di Caius Olius, provvista anche di una spaziosa cella vinaria situata nel settore occidentale, di una cella olearia e di torchi per la produzione di olio e vino, era un organismo produttivo dedito alla policoltura, sebbene un’estesa aria collocata a est del sito era destinata specificamente alla coltivazione di ortaggi.
Fonti
Fonti: “Alla scoperta di Napoli archeologica” – Giovanni Liccardo
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