Il Pio Monte della Misericordia si trova in via dei Tribunali, nei pressi del Duomo, centro antico della città di Napoli. Un palazzo monumentale che non passa inosservato, al cui interno troviamo non solo il museo, ma anche la cappella, le collezioni artistiche e l’archivio dei documenti, esposti al primo piano dell’appartamento storico. Un luogo da scoprire non solo per i turisti, ma soprattutto per i napoletani stessi.

Pio Monte della Misericordia: fondazione dell’istituto

Pio Monte della Misericordia
Cupola del Pio Monte della Misericordia

L’opera nacque nel 1602 principalmente come istituto di beneficenza dall’idea di sette nobiluomini napoletani, con lo scopo di esercitare le opere della Misericordia corporale. Tutt’oggi svolge delle attività di sostegno al popolo attraverso degli interventi diretti per le persone bisognose, soprattutto nell’ambito dell’assistenza sanitaria.

L’istituto è retto anche dal supporto di progetti, associazioni e cooperative ONLUS operanti in ambito socio-culturale. Così come riportato sul loro sito ufficiale, le aree di intervento riguardano l’occupazione giovanile, l’accesso all’istruzione, l’accesso ai servizi sanitari e la diagnosi precoce di malattie, il sostegno all’infanzia in povertà educativa ed economica, l’accesso al lavoro per i diversamente abili, sostegno in caso di situazioni di bisogno momentaneo e sostegno ad altri organismi associativi.

Pio Monte della Misericordia: il palazzo

Sala dei Governatori del Pio Monte della Misericordia

Considerato uno dei più belli del Seicento napoletano, il palazzo viene realizzato dall’architetto Francesco Antonio Picchiatti. La facciata è elegante, al piano terra il porticato presenta delle statue ed un portale che dà accesso alla cappella. Questa presenta una pianta ottagonale progettata dallo stesso artista ed è dedicata alla Madonna della Misericordia. Composta da otto pilastri decorati con paraste e capitelli mistilinei, i costoloni della volta sono in armonia con il centro del cupolino e vediamo dei raffinati elementi decorativi di stile barocco, come il pavimento in cotto ad intarsi di marmi policroni. I paleotti degli altari sono tutti uguali.

Al primo piano troviamo la Quadriera, dove è esposta sia la prestigiosa collezione donata dall’artista Francesco De Mura, sia opere di Giordano, Ribera, Stanzione, Vaccaro e Preti risalenti al XVI e XIX secolo. Questo appartamento storico è allestito come una casa-museo in quanto da un lato offre uno spazio espositivo aperto al pubblico, dall’altro è sede dell’associazione privata. Infatti risiede qui anche la Sala del Governo dove risiedono i governatori, un rappresentante per ogni opera di Misericordia. Le decisioni riguardano l’amministrazione delle opere di bene.

Pio Monte della Misericordia: il Caravaggio

Sull’altare maggiore troviamo una delle opere più celebri di Michelangelo Merisi, conosciuto come Caravaggio, “Le Sette Opere della Misericordia” realizzato nel 1607. Sugli altri altari si trovano i dipinti che raffigurano singolarmente le Opere di Misericordia ad opera di Luca Giordano, Fabrizio Santafede, Battistello Caracciolo, Giovan Bernardo Azzolino e Giovan Vincenzo Forlì. Tutte queste vengono rappresentate in maniera amplificata nell’opera caravaggesca, dove il Vangelo assume le sembianze del Seicento napoletano.

Un dipinto enigmatico e turbolento dove vengono rappresentati in pittura tutti gli atti di misericordia corporale, all’interno di una composizione armonica. L’opera è ambientata nei bassifondi napoletani dove si oppongono miseria e nobiltà. In questo racconto, il cielo e la terra sono legati dalla Vergine col Bambino, per comunicare che le buona azioni compiute in terra sono la giusta via per giungere al Cielo. Sono sorretti dalle ali di due angeli che lottano tra loro, avvolti da panneggi. In basso viene rappresentata la scena che allude alle Opere della Misericordia, tutte incastrate: seppellire i morti, visitare i carcerati, dar da mangiare agli affamati, vestire gli ignudi, curare gli infermi, ospitare i pellegrini, dar da bere agli assetati.

Le storie del dipinto di Caravaggio

Caravaggio – Le Sette Opere della Misericordia (1607)

La prima opera è “seppellire i morti“: sulla destra è rappresentato il trasporto di un cadavere da parte di due persone, tra cui un diacono che regge una fiaccolata. Nell’episodio che segue vediamo “visitare i carcerati” e “dar da mangiare agli affamati“: una giovane donna accanto ad un vecchio che sporge la testa tra le sbarre di una finestra mentre lei lo allatta al seno. In particolare, questa è la storia di Cimone e Pero (tramandata dall’antica Roma), il primo venne condannato in carcere a morire di fame e la figlia, Pero, andava spesso a visitarlo in carcere per allattarlo.

Sulla sinistra si prosegue con “vestire gli ignudi” e “curare gli infermi“: in primo piano vediamo un uomo vestito in modo elegante e con un cappello piumato, a terra al suo cospetto c’è un uomo con la schiena nuda posto di spalle. Rappresentano la storia di San Martino di Tours. Vediamo “ospitare i pellegrini“: dietro il cavaliere, al buio, emerge la conchiglia di San Giacomo cucita su un cappello, simbolo che identificava i pellegrini. Davanti a lui un uomo gli indica il luogo dove passare la notte. Tra questi due vediamo un ultimo personaggio, Sansone, che si sta dissetando dalla mascella di un asino, rappresentando l’ultima opera: “dar da bere agli assetati“.

Sitografia

Comune di Napoli – Il Pio Monte della Misericordia

Piomontedellamisericordia.it

Focus.it

Beniculturali.it

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