Nel 59 d.C. i dintorni di Baia furono teatro di un matricidio e i protagonisti furono Agrippina e Nerone. Si racconta che ancora oggi proprio il fantasma di Agrippina vaghi in riva al mare da queste parti.
Una zona di villeggiatura in un’epoca assai complessa
Se a Torre Annunziata (Oplontis) ritroviamo quella che sarebbe stata la villa abitata dalla moglie di Nerone, Poppea, a pochi passi dal castello di Baia, lungo una nascosta spiaggia assolata, troviamo un piccolo teatro di epoca augustea, facente parte di un edificio oggi distrutto, che la tradizione associa alla tomba di Agrippina Minore, madre dell’Imperatore Nerone. In realtà tutta la zona è pervasa dell’antica presenza latina e mitologica: basti pensare nelle vicinanze dell’Antro della Sibilla del Parco Archeologico di Cuma o al Lago d’Averno, nell’Eneide di Virgilio simbolico portale di discesa agli Inferi. Gli antichi romani, si sa, hanno inventato anche le ferie e costruivano ville d’otium (ozio inteso non come riposo, ma come tempo impiegato alle proprie attitudini) dotate di tanto di impianti termali e decorate da vividi affreschi. A tal proposito, tra i luoghi prediletti dell’Imperatore Nerone e della sua famiglia, figurava una residenza nei dintorni di Bacoli, scenario nel 59 d.C. di un matricidio simile a quello che avrebbe narrato Seneca, precettore e consigliere di Nerone, riprendendo nel suo “Agamennone” i fatti leggendari dell’Orestea di Eschilo. Effettivamente il filosofo e poeta era stato richiamato, nello stato di esilio in cui si trovava, proprio dalla Agrippina che contava di affidargli il figlio imperatore, allora giovanissimo, nelle sue decisioni. Con la morte di lei, si chiuderà il periodo che, sotto la guida del filosofo, della madre e del prefetto del pretorio Afranio Burro, sarebbe stato definito il “quinquennio felix”. Un’era segnata dal passaggio tra due dinastie che, dopo il 69 d.C. definito “l’anno dei quattro imperatori”, vide l’affermarsi di Vespasiano, fondatore della dinastia Flavia.
Agrippina e Nerone: i fatti antecedenti al tragico epilogo
Una storia a tratti noir, intrighi e questioni familiari che altro non fanno che alimentarne ancor più la leggenda. Agrippina Minore era nata e cresciuta circondata dal potere, prima come figlia di quel Germanico che voleva strappare il titolo di princeps a Tiberio (in quanto nipote, figlio del fratello di Druso, morto tragicamente in battaglia), come sorella di Caligola (che poi l’esiliò assieme alla sorella) e dopo come moglie, seconda a Messalina, e nipote di Claudio. Agrippina è stata però soprattutto madre di Nerone. Autoritaria, soggioga il figlio come sua consigliera, è un’arrampicatrice sociale che quasi fa questo più per brama di potere che per amore o per senso di giustizia. La linea dinastica passa attraverso lei, è l’ultima discendente diretta della gens Iulia e la incarna trasportando secoli di quella profezia di Enea, rendendosene custode, per preservarla farebbe qualsiasi cosa. Non sono solo i suoi crimini però a renderla celebre (secondo la letteratura avrebbe avvelenato Claudio con un piatto di funghi o diverse morti sospette architettate con lo scopo di far salire al trono Nerone per mantenere viva la propria successione) ma soprattutto è drammatico l’epilogo della sua vicenda perché se è vero che Tiberio aveva avuto contrasti con la madre Livia, fuggendo via da lei e non partecipando neppure ai suoi funerali, tra Agrippina e Nerone invece, dopo il quinquennio felice che Traiano definì “i migliori cinque anni della storia di Roma” (che vedeva la formazione a tre Seneca-Burro-Agrippina alle spalle di Nerone Imperatore), la situazione degenerò. Nerone salì al potere che era solo un ragazzo – aveva 17 anni – dimostrando da subito più interesse nelle arti, nel teatro e nella musica che nel condurre un buon governo. Si esibiva, partecipava a competizione canore o sportive, costruiva, sperperando denaro, giardini e residenze allontanandosi dai suoi compiti burocratici e trascurando gli altri doveri che gli spettavano. Era stata sua madre a condurlo al ruolo più importante dell’impero, lui di certo avrebbe preferito dedicarsi alle proprie attitudini.
Si racconta inoltre che motivo di disputa tra madre e figlio fosse anche la nuova moglie di lui, Poppea, secondo alcuni sarebbe stata lei a suggerirgli di liberarsene.
Il secondo tentativo
Nerone escogitò due tentativi per uccidere la madre. In primis pensò di avvelenarla ma Agrippina aveva imparato a guardarsi bene le spalle assumendo antidoti che prevenissero il veleno. Dopodiché il figlio ebbe l’idea di camuffare il delitto in modo scenico, quasi teatrale. Provando a uccidere la madre prima via mare, nei dintorni del litorale di Baia, ispirandosi ad un marchingegno scenico visto a teatro, realizzò una nave o con sotto una botola o che si spezzava in due lasciandola affogare in mezzo alle acque. Lei si salvò nuotando fino alla costa ma l’errore fu quello di tornare da lui nonostante avesse capito l’intenzione di ucciderla. Poi la frase, celeberrima, “colpisci al ventre che ti ha generato” e così morì assassinata, probabilmente ferita da frecce.
Analogie nella letteratura
Questo episodio ricorda quello di Oreste con Clitennestra nell’Orestea (di Eschilo e poi ripresa da autori in ogni tempo) e sono convinta, e ne vorrei condurre un’indagine, che Seneca che ha scritto l’“Agamennone” si sia ispirato ad Agrippina per Clitennestra, descritta proprio come lei, anticipandone le sorti avendo capito per primo il vento che soffiava a corte, ma non certamente ispirandone il gesto. Oppure mi riaffiora alla mente Euripide con la sua Ecuba che torna anche nelle Troiane, la regina di Troia che come ultimo atto di pietà mostra, come farà Clitennestra, il seno con la quale ha allattato il figlio, per pietà, cercando di farsi risparmiare la vita. Ecco, forse Nerone è stato poi tormentato dalle Erinni come Oreste e da tutti i sensi di colpa, ma per il resto lo stesso Nerone è stato calunniato nella storia su diversi fronti, in particolare sui fatti, impropriamente attribuiti, del grande incendio di Roma (64 d.C.) – sarebbe stato improducente distruggere il proprio Impero.
Foto presenti nell’articolo: Lea Amodio
Fonti bibliografiche
ANDREA CARANDINI, Io, Agrippina, Laterza, 2018, Roma/Bari.
LORENZO BRACCESI, Agrippina, la sposa di un mito, Laterza, 2015, Roma/Bari.
ALBERTO ANGELA, La trilogia di Nerone – Nerone: La rinascita di Roma e il tramonto di un imperatore, Harper Collins, 2022, Milano.
CATALOGO MOSTRA, Claudio imperatore. Messalina, Agrippina e le ombre di una dinastia, L’Erma di Bretschneider, Roma.
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