Quella dei battenti della Madonna dell’Arco è una devozione tutta napoletana, estremamente particolare.
La Madonna dell’Arco: il livido sulla guancia e la nascita del culto
La storia del culto legato alla Madonna dell’Arco non è recente. Si rimanda, infatti, ad eventi accaduti nel lontano 6 aprile 1450.
Era un Lunedì in Albis. Durante lo svolgimento di una partita di pallamaglio, un giovane colpì un albero di tiglio che ombreggiava su di una edicola votiva dedicata alla Vergine, detta “dell’Arco”, poiché vicina ad archi di un antico acquedotto romano.
Stizzito, prese la palla e la scagliò contro l’immagine sacra, colpendola sulla guancia sinistra, causandole un grosso livido.
Un comandante delle guardie che era non molto distante dall’edicola, accórse richiamato dalle grida della folla e, sebbene fosse riuscito a salvare il giovane dal linciaggio, lo fece condannare a morte per impiccagione, proprio ai rami dell’albero di tiglio, che in poche ore seccò.
Il Lunedì in Albis del 1589
Durante il Lunedì in Albis del 1589, una donna, Aurelia Del Prete, decise di recarsi all’edicola per adempiere ad un voto fatto, portando in dono un ex-voto in cera.
Portava con sé anche un maialino da vendere alla fiera intorno all’edicola stessa, ma lo perse tra la folla, si adirò e iniziò ad imprecare e bestemmiare, maledicendo l’immagine sacra.
L’anno seguente, sempre il Lunedì in Albis, le si staccarono i piedi dalle gambe a causa di una malattia. Lo intuì altresì come un castigo divino per quanto accaduto l’anno precedente e, prontamente, insieme al marito cercò di nasconderli, sotterrandoli. Il fatto, però, divenne ben presto noto e i piedi, tenuti in una gabbietta, furono dissotterrati.
Il vescovo di allora fu costretto ad aprire una vera e propria istruttoria: la donna, nonostante avesse continuato a bestemmiare, fu ascoltata dalle autorità ecclesiastiche ed i piedi caduti esposti nella chiesa i cui lavori inizieranno poi nel 1593.
La conversione della donna avvenne solo poco prima della morte avvenuta il 28 luglio del 1590.
Dopo che venne completato il santuario, i piedi furono esposti su di un pilastro dove sono rimasti per circa 360 anni. Oggi si trovano, in una gabbietta, nella sala delle offerte.
I “battenti”: il cuore pulsante della devozione
A Napoli e provincia, con il termine “battenti” si definiscono quei gruppi che, incappucciati e vestiti di bianco, nella sera del Venerdì Santo, si battono il petto fino a sanguinare, ad espiazione dei peccati.
Essi si distinguono dai “vattienti” o “fujenti” che invece identificano più specificamente i devoti della Madonna dell’Arco.
Vestiti di bianco, con fasce azzurre che rimarcano i colori mariani, i battenti della Madonna dell’Arco iniziano a far sentire la loro voce a partire dalla prima domenica che segue l’Epifania.
‘A Mamm e l’Arc!’
‘Eh, Maronn e l’Arc!’
Le frasi gridate per farsi riconoscere.
Accompagnati da bande musicali, iniziano i loro percorsi mattutini domenicali per tutto il tempo fino alla Settimana Santa.
I giorni della Quaresima sono impegnati per la realizzazione di carri che raffigurano personaggi sacri. Generalmente l’iconografia rimarca quella della Pasqua, con statue di solito in carta pesta che rappresentano il Cristo Risorto, quadri con l’effige della Vergine dell’Arco, colombe e simboli pasquali.
Col beneplacito dei comuni, i battenti vestono a festa le strade che percorrono alternando bandierine tricolori con altre bianche e gialle, od anche bianche con al centro l’immagine sacra della Madonna dell’Arco.
Ma la vera festa inizia la Domenica delle Palme.
Dalla Domenica delle Palme al Lunedì in Albis: la Settimana Santa dei battenti
I devoti alla Vergine dell’Arco iniziano i festeggiamenti a partire dalla Domenica delle Palme, spesso incrociandosi coi riti pasquali nel giorno della celebrazione del ricordo dell’ingresso del Cristo a Gerusalemme.
Bandiere dalle più svariate dimensioni, stendardi mariani, carri che camminano in processione, bande musicali di accompagnamento, persone di tutte le età, uomini e donne vestiti di bianco che camminano lungo le strade dal primo mattino fino all’ora di pranzo. Uno spettacolo folkloristico che si mescola al religioso: suoni, luci, colori che fanno festa. E poi si ritorna “alla base” e si torna in strada nel pomeriggio del Sabato Santo.
Il Sabato Santo è il giorno del silenzio. La chiesa tace nell’attesa della Messa della Veglia. Si sentono solo i rumori delle cucine che iniziano a preparare il pranzo per il giorno di Pasqua, eppure per strada ritornano le squadre dei battenti, con le bande musicali, i loro stendardi, i carri. Ancora un giro per le strade, nell’attesa della Pasqua.
Durante la Messa della Veglia, mentre nelle chiese si leggono i passi della Creazione, ecco che lungo le strade si preparano le squadre: l’uscita di mezzanotte, con le campane finalmente festanti che annunciano la Pasqua, s’illuminano i carri, annunciando la festa.
Alla Domenica di Pasqua si ripete quanto visto la Domenica delle Palme: stendardi, bandiere, carri, bande musicali: è il giorno della festa.
Il Lunedì in Albis
Finalmente l’attesa è finita. Il Lunedì in Albis è il loro giorno, il giorno dei battenti, il giorno dedicato al pellegrinaggio al Santuario.
“Si va a correre“: all’alba del Lunedì di Pasquetta ci si reca in pellegrinaggio, generalmente a piedi, al Santuario.
Il Santuario si trova nell’area del comune di Sant’Anastasia, nella frazione chiamata proprio “Madonna dell’Arco”.
Ora la festa è tutta lì, dove si concentrano centinaia di squadre di battenti provenienti da tutta Napoli e provincia, momenti di giubilo si incrociano con momenti di disperazione: la richiesta di una grazia, l’emozione, la stanchezza. Emozioni che si incrociano e prendono il sopravvento sulla logica ed il razionale.
L’icona sacra è sull’altare maggiore, il Suo popolo la osanna. Ha atteso quel momento per un anno intero: un istante lungo un anno.
Non c’è Pasqua senza i battenti
Che sia folklore, tradizione o religione, non è facile a dirsi poiché nelle espressioni del popolo napoletano tutto è racchiudibile in una grande festa.
Pasqua a Napoli non è solo religione: è tradizione, folklore, ma soprattutto non è Pasqua senza ‘A Maronn e l’Arc!
Bibliografia di riferimento
Madonna dell’Arco – Storia del Santuario dal 1450 al 2002 – P. Giovanni Ippolito
Sitografia di riferimento
www.santuaritaliani.it
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