Era il marzo del 1974, quando a noi contadini era stato chiesto di scavare un nuovo pozzo nella provincia dello Xi’an per rifornire di acqua le piantagioni di cachi. Durante il lavoro, però, il terreno cominciò improvvisamente a divenire sempre più duro, quando ad un certo punto la mia zappa ha estratto il collo di una statua di terracotta, poi il busto e infine le spalle.”

A parlare è Yang Zhifa, dalla Cina considerato ancora oggi un vero e proprio eroe in patria, grazie alla sua sensazionale scoperta: l’Esercito di Terracotta di Qin.

Imponenti guerrieri armati dallo sguardo deciso, carri da guerra, cavalli sellati, armature, vasellame, oggetti di vita quotidiana. Ci portano nella Cina Orientale nel III secono a.C: un mondo tanto antico che giunge fino ai nostri giorni.

Dall’antica Cina a Napoli: l’esercito di terracotta

La Basilica dello Spirito Santo, sita nel centro storico di Napoli, ospita la più grande mostra internazionale sull’Esercito di terracotta del primo Imperatore cinese, Qin Shi Huangdi. Uno spettacolo storico e artistico in cui si trovano innumerevoli statue in argilla, carri da guerra, armi, riproducendo alla perfezione la sua armata.

Il percorso riprende la versione originale nei minimi dettagli grazie agli artigiani cinesi originari della stessa regione degli scavi. Hanno seguito fedelmente le antiche tecniche di fabbricazione dei propri antenati, utilizzando i calchi selle statue originali. La particolarità sta nel realismo dei volti, infatti ognuna di loro è diversa dall’altra.

L’Esercito di terracotta: l’ottava meraviglia del mondo

L’esercito è l’elemento più affascinante della necropoli dell’Imperatore che costituisce un lavoro mastodontico iniziato nel 246 a.C. e continuato fino all’anno di scomparsa di Huangdi, nel 210 a.C.

Anni di duro lavoro durante i quali uomini provenienti da ogni angolo dell’impero hanno offerto il proprio contributo. Hanno realizzato ciò che, dal 1987, rientra nell’elenco ufficiale del Patrimonio Universale dell’Unesco, considerata come l’ottava meraviglia del mondo.

I resti furono riportati alla luce nel 1974, da un gruppo di contadini intenti a costruire nuovi pozzi nello Xi’an, l’attuale capitale della provincia dello Shaanxi. Da allora archeologi di tutto il mondo hanno collaborato senza sosta, nel tentativo di dissotterrare, e poi restaurare, le migliaia di statue e oggetti di vario uso.

Come veniva realizzata una statua?

Studi recenti dimostrano come ogni statua è realizzata con l’argilla proveniente dal monte “LI”, luogo di ritrovamento della necropoli. Raccolta l’argilla, gli artigiani modellavano prima i 7 elementi principali del guerriero: il basamento, i piedi, le gambe, le braccia, il torso, le mani, la testa. Dopodiché si procedeva con la delicatissima fase dell’assemblaggio.

Questa fase richiede molto tempo e attenzione poiché l’argilla doveva essere sufficientemente liquida, ma al contempo malleabile per consentire agli artigiani le ultime rifiniture. A questo punto, le statue erano cotte nei forni a temperature basse. Dopo gli artigiani si dedicavano alla pittura usando vernice colorata e lacca, dando così un tocco più realistico oltre che per ripararle dall’ acqua e dall’eccessivo calore.

Qin Shi Huangdi: il primo imperatore della Cina

Zhen Ying, meglio conosciuto come Qin Shi Huangdi, divenne il Primo Imperatore della Cina nel 221 a.C. all’età di 38 anni. Raggiunse questo traguardo dopo aver assoggettato l’ultimo regno restante, ritrovandosi allora a governare sul più grande impero mai esistito fino a quel momento.

Sebbene il suo regno ebbe vita breve, lasciò un segno indelebile nella cultura e nella storia cinese, tanto che gli storici reputano l’anno dell’ascesa dell’imperatore come il periodo più florido per il popolo cinese prima dei grandi cambiamenti rivoluzionari del XXI secolo.

Consolidato il potere in Cina insieme al cancelliere Li Si, avviò da subito un programma radicale di riforme: promosse l’utilizzo di un unico stile di scrittura, introdusse la moneta unica in Cina, il mezzo Liang, elaborò un rigoroso sistema fiscale, rafforzò l’esercito, eresse la prima versione della Grande Muraglia.

Negli ultimi anni della sua via, l’imperatore controllava personalmente i propri territori viaggiando; proprio durante uno di questi, però, Huangdi si ammalò improvvisamente (forse per avvelenamento da cinabro), morendo pochi giorni dopo, il 10 settembre 210 a.C., nella provincia costiera di Shandong, all’età di soli 49 anni.

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