Eleonora De Fonseca Pimentel fu tra le donne che lasciarono una traccia significativa nel giornalismo e nella letteratura italiana e napoletana settecentesca. Nata a Roma nel 1752, da una nobile famiglia portoghese, il suo destino la legò ben presto a Napoli. Lì costruì la sua carriera di poetessa, politica, e giornalista. Morì nel capoluogo campano nel 1799, l’anno della breve esperienza della Repubblica napoletana, che lei stessa lottò per fondare e per la quale perse la vita.

Eleonora De Fonseca Pimentel

La poetessa Eleonora De Fonseca Pimentel

Eleonora visse a Napoli sotto il regno di Ferdinando IV di Borbone e Maria Carolina D’Asburgo-Lorena. Inizialmente, la De Fonseca e la cerchia di intellettuali napoletani di cui si circondò, nutriva fiduciose aspettative nelle capacità riformistiche del governo dei regnanti. Questo giustifica la composizione di un epitalamio (“Il tempo della gloria”, 1768) per le loro nozze e la cantata “La nascita di Orfeo” (1775) per l’arrivo del principe ereditario Carlo Tito di Borbone.

Fra i testi in cui Eleonora De Fonseca Pimentel mostrò una fiducia, poi vacillata, nei confronti della monarchia borbonica vi è un sonetto del 1789 (l’unico ritrovato in napoletano). Fu scritto per far approvare l’abolizione della chinea, ovvero la tassa che annualmente il regno di Napoli pagava allo stato della Chiesa, in nome di una anacronistico rapporto di vassallaggio.

E biva lo Rre nnuosto Ferdenanno,
guappone, che ssà ffà le ccose belle;
ma vace cchiù dde tutte ll’aute cchellechella
chinea, cche nn’ha frusciat’aguanno.

Romma è no piezzo cche nce sta zucanno,
e n’accide co bolle e sciartapelle;
mo ha scomputo de fa le ghiacovelle:
nc’è no Rre che ssa dice’e comm’e cquanno.

Lo ffraceto de Romma lo ssapimmo;
lo Rre è Rre, e non canosce a nnullo:
Ddio nce ll’ha dato e nnuie lo defennimmo.

Oie Ró, vi ca’ no Rre mo n’è trastullo
dance lo nnuosto, pocca nce ntennimmo,
e nnon ce sta a ccontà Lione e Cciullo.

I versi presentano anche un elogio nei confronti del re Ferdinando. Lui era considerato dalla Pimentel come un uomo che aveva liberato il Sud da una condizione di servilismo. Il tono della poetessa è spavaldo, e lei scelse di utilizzare astutamente il dialetto per comunicare con tutto il popolo napoletano alfabetizzato.

Il legame tra Eleonora e i Borbone fu strettissimo. De Fonseca scrisse anche cinque sonetti per commemorare la morte del quartogenito dei sovrani, Francesco. In seguito, compose un’ode per la regina, vittima di un’esperienza d’aborto che le tolse la possibilità, dopo otto figli, di divenire nuovamente madre.

I sonetti per la morte di Francesco presentano la tematica del sogno, dimensione in cui il bambino va ad abitare la mente della madre, la quale, al risveglio, deve affrontare una realtà di perdita e di dolore. Nell’ “Ode elegiaca per un aborto”, invece, è descritto il processo medico a cui Maria Carolina si sottopose per espellere il feto già morto.

Questi profondi e illuminati versi garantirono ad Eleonora una posizione di prestigio fra le letterate del XVIII secolo.

La politica ed Eleonora

A seguito della rivoluzione francese, Eleonora cambiò la sua ottica nei confronti della monarchia borbonica. Infatti, lottò per destituirla e fondare, al suo posto, una repubblica in cui vigessero gli ideali di uguaglianza, libertà e fraternità. Appoggiò, quindi, la fondazione, nel gennaio del 1799, della Repubblica napoletana. Infatti, la De Fonseca fu redattrice e poi direttrice dell’organo di informazione politica <<Il Monitore napoletano>> .

Fin dal primo dei suoi articoli, la letterata rivestì i panni di un militante politico. Annunciò finalmente il raggiungimento della libertà e dell’uguaglianza e la fine delle persecuzioni e della ferocia promossa dagli ex sovrani. I toni della neo-giornalista si mostrano solenni e convinti, e furono tali fino a quando, col ripristino della monarchia, la sua voce non fu spezzata.

Il 20 agosto 1799 Eleonora De Fonseca Pimentel fu condannata a morte e impiccata. Con lei si concluse il secolo che, più di ogni altro precedente, permise alle donne di affermarsi nell’ambito pubblico, politico e letterario.

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