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fontana capitoni via toledo banco di napoli
La facciata del Banco di Napoli

Proprio nel cuore di Napoli c’è un luogo che, un tempo, prese il poco glorioso nome di “Fontana dei Capitoni”. Eccoci in pieno centro: via Toledo numero 178, la sede centrale del Banco di Napoli.

L’architetto Marcello Piacentini, nel 1939, si occupò della costruzione dell’edificio in pieno stile monumentale, sull’onda del Palazzo delle Poste, anche per inserirlo nella nuova costruzione di tutto il nuovo rione alle spalle di Toledo, che distrusse completamente il Rione Carità.
Una soluzione dal grandissimo impatto che, nel 1986, fu ritoccata da un nuovo architetto, Nicola Pagliara: ebbe infatti il compito di risolvere il problema dei “vu cumprá” perennemente accampati fuori l’entrata principale dell’istituto di credito. Una presenza che dava poco decoro alla storica istituzione napoletana.

La soluzione fu drastica: si decise di installare due fontane arabe sui marciapiedi e tuttora visibili in facciata, proprio nelle vicinanze dei tre portoni di ingresso.
Il fato volle che l’inaugurazione dell’edificio cadesse proprio in periodo natalizio: il popolo napoletano, non sempre pronto ad accogliere le ventate di novità e cambiamento (anche se in realtà molti all’epoca se la presero con l’architetto, reo di aver progettato un elemento inadeguato ai gusti e alle aspettative di chi quell’elemento doveva viverlo), scatenò in breve malcontento e numerose proteste. da parte dei cittadini
.

Questa disapprovazione si manifestò nella sottile ironia che solo i Napoletani sanno mettere in atto: a distanza di giorni, nella tanto attesa fontana furono ritrovate a sguazzare un sacco di anguille, forse per comunicare che più di una fontana, ricordava una “vasca per i capitoni“.

Si ripeteranno in seguito numerosi atti vandalici di questo genere, ma negli anni successivi il bersaglio è stata solitamente la Fontana del Carciofo, a Piazza Trieste e Trento.

La direzione della banca, che dinanzi a quell’affronto quasi rimpianse la presenza dei venditori abusivi, fu costretta a chiudere definitivamente il flusso d’acqua fino a renderla, come la vediamo oggi, un contenitore per piante.

-Lidia Vitale

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