Nicola Amore, a detta di Matilde Serao è stato “Il miglior sindaco di Napoli”. In realtà si tratta di un personaggio dalla storia intensa e controversa, che oggi è ricordato con un bel monumento a Piazza Vittoria.
Le sue origini sono legate a Roccamonfina, ma trascorse l’intera sua vita nella capitale del Regno e, dopo l’Unità, morì nella stessa città che lo elesse Sindaco.
Amore rimase comunque legatissimo alla sua città d’origine, tant’è vero che nel suo testamento destinò metà della sua eredità alla creazione di un ospedale a Roccamonfina.
Amava la cultura in ogni sua forma: basta immaginare che si laureò in Giurisprudenza e, subito dopo, prese anche una laurea in Chimica, oltre ad essere un appassionato lettore dei classici greci e latini.
Un breve riassunto della sua incredibile carriera è difficile da fare in poche righe: fu capo della Polizia, questore, professore, letterato, avvocato, magistrato, ministro della pubblica sicurezza, sindaco, parlamentare e senatore. Instancabile.
Nicola Amore diventa sindaco
Diventò sindaco nell’anno in cui Napoli stava affrontando una grave crisi, fra il terremoto di Casamicciola e la prima epidemia di colera. Il suo intervento, grazie anche ai consigli di Luciano Armanni, riuscì a porre rimedio alle disgrazie, tant’è vero che si recarono a Napoli gli emissari di moltissime città europee, desiderosi di studiare la giustizia e la sanità napoletana.
Una grande questione controversa della sua amministrazione, però, fu la gestione del Risanamento: dopo essere stato fra i promotori della legge per la costruzione dei nuovi rioni napoletani, la Banca Tiberina si aggiudicò gran parte dei lavori di ricostruzione.
Matilde Serao, nel Ventre di Napoli, ha più volte descritto le condizioni inumane dei poverissimi cittadini che furono cacciati durante la costruzione del Vomero, di Corso Umberto e di Santa Lucia. Tutto con dubbie procedure di appalto, che anni dopo furono documentate dal commissario Giuseppe Saredo.
La pagina più oscura della sua carriera, però, fu quella di Pietrarsa: anno 1863, ai tempi Amore era questore di Napoli. A causa di una amministrazione scellerata, la più grande industria ferroviaria d’Italia stava affrontando una crisi senza precedenti e gli operai, dopo centinaia di licenziamenti, diedero vita ad uno sciopero. La vicenda finì nel sangue: i bersaglieri fecero fuoco sui lavoratori in protesta, chiudendo tragicamente la vicenda dei primi operai italiani morti durante una protesta.
D’altro canto, Nicola Amore fu probabilmente l’unico sindaco che riuscì a portare in parlamento la questione delle industrie napoletane, che dopo l’unificazione erano state smantellate: a suo avviso era fondamentale una legge speciale per Napoli, individuare delle nuove zone della città da destinare alla rinascita delle industrie, garantendo a Napoli un nuovo impianto di industrie pesanti che permettesse alla città di mantenersi indipendente e competitiva in Europa.
Secondo Amore, “Napoli è una delle risorse più importanti d’Italia: l’autosufficienza industriale della città dev’essere interesse nazionale“.
Non visse però abbastanza a lungo per vedere l’acciaieria di Bagnoli e le illusioni di una mai realizzata Zona Industriale dietro la Ferrovia.
-Federico Quagliuolo
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