Chi era il femmenello?
Oggi parliamo di una figura molto importante per la tradizione partenopea: il “femmenello“. Un personaggio che va al di là delle definizioni moderne, ma che qualche decennio fa aveva un ruolo ben preciso.
Il femmenello è un uomo che si sente donna e che come tale si veste e si comporta, in molte città considerato come impossessato da spiriti maligni, a Napoli venne amato e rispettato trovando il suo posto perfetto incastrato tra le mille altre personalità che hanno fatto la storia della nostra tradizione.
E’ proprio tra i vicoli che il femmenello si aggirava e si mostrava in tutta la sua particolarità, deriso per scherzo, rispondeva a tono e con astuzia lasciando il proprio interlocutore di sasso. Talvolta era considerato come una figura fortunata, tant’è che c’era l’usanza di mettergli in braccio il bambino appena nato e scattarne una foto come portafortuna. E’ proprio per questa affinità con la dea bendata che il femmenello divenne protagonista delle tombolate.
Ancora tutt’oggi nel periodo natalizio si organizzano delle tombolate di sole donne e femminelli, dove sono proprio questi ultimi che chiamano i numeri ricordando le figure della smorfia e talvolta allegandoci dei piccoli racconti, racconti trasgressivi e spudorati che vengono resi unici e spettacolari dalla loro verve.
Sono molte le tradizioni che vedono come protagonista questa figura, tra cui anche quelle religiose: un legame forte la lega alla Madonna Nera, ossia la Madonna di Montevergine di Avellino, chiamata anche “madonna schiavona” per il colore del suo manto che ricorda il colore scuro degli schiavi provenienti dalle colonie. La devozione dei femminelli alla Madonna Nera nasce nel lontano 1256, anno in cui si racconta che due omosessuali furono cacciati dalla città e relegati sul monte che oggi prende il nome di Montevergine.
Condannati ad una morte di vento e gelo, i due esiliati furono improvvisamente salvati e riscaldati da un raggio che squarciò le nubi. Da allora, in nome di questo mistico salvataggio, i femminelli erano devoti alla Madonna di questo luogo e la celebravano nell’occasione della Candelora, processione che partiva proprio dal centro di Napoli fino ad arrivare al Santuario di Avellino.
Ma non finisce qui, queste persone così particolari ispirarono anche artisti. Una delle opere che più rappresenta questa personalità poliedrica dalle numerose sfaccettature è “Scende giù per Toledo” di Giuseppe Patroni Griffi del 1975. Un romanzo che parla di questa Rosalinda che vive tra colori, forme ed emozioni che solo le donne conoscono, ma portate all’eccesso senza un apparente motivo. Momenti tristi e felici si alternano nell’opera dando sfogo ad una personalità complicata che in realtà aveva gli stessi desideri di tutti, trovare l’amore.
Questo personaggio ci insegna molte cose, ma soprattutto ci insegna che un tempo non c’erano discriminazioni verso persone che volevano semplicemente mostrare a tutti ciò che erano veramente. Un’ennesima lezione da imparare dalla storia che come dice Salvatore di Giacomo “E vota e gira, ‘a storia è sempre chessa”.
Questa storia la dedichiamo a Cristina, una fan che cel’ha suggerita
Si ringrazia Claudia Cerulo per la magnifica illustrazione
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