E Josèphine Baker venne a Napoli e si fece uomo.
baker
Nella Napoli dei cafè chantant, dei cabaret e dei tabarin, nei giorni magici del Gambrinus e del Salone Margherita, al tempo dei caffè-concerto e delle vedette capitava spesso che un canzonettista vestisse, in uno stesso spettacolo, tanto i panni di un uomo quanto i panni di una donna.
Se le mura del Gambrinus potessero parlare ricorderebbero certamente il successo del macchiettista Davide Tatangelo che, vestito da gagà con la paglietta ed il bastone, cantava la canzone del poeta Diodato Del Gazio sopra un valzer francese chiamata Bammeniello (1912) e poi si cambiava d’abito, con un travestimento fulmineo, e intonava il valzer di Raffaele Viviani Bammenella (1917) con la parrucca da femmina e lo scialle con le frange. E così Tatangelo non fu che uno dei tanti artisti che sperimentò il doppio costume uomo/donna. Ci furono molti artisti travestiti come ad esempio Nicola Maldacea, Peppino Villano e da ultimo Pasquariello che, vestito da sciantosa, cantava Niny Tirabusciò.
Nel 1932 da Parigi arrivò a Napoli, al teatro Augusteo, la splendida vedette nera Josèphine Baker con tutta la sua compagnia francese. A quell’epoca la Baker era già una star internazionale e si avviava a diventare una vera e propria icona del Novecento con il merito d’essere stata la prima artista afro-americana della storia e d’aver sensibilizzato l’opinione pubblica a favore dell’emancipazione dei neri. La notizia dell’arrivo della Baker mise in fibrillazione tutta Napoli, i biglietti si vendettero a bagarinaggio. Tutta la città voleva vedere il nudo petto nero di questa meravigliosa sciantosa color del cioccolato. La Baker, infatti, usciva sul palco indossando soltanto una gonnellina di sedici banane mentre si scatenava in un pazzo charleston: una musica allora ancora sconosciuta in Europa. Lo spettacolo napoletano della Baker fu un successo senza precedenti.
Tuttavia, dopo qualche settimana che la compagnia francese era ripartita, al Teatro Trianon comparve nel cartellone del varietà il nome di Josèphine Baker. Com’era possibile? Poteva mai esser vero che dopo il trionfo all’Augusteo la “sciantosa delle banane” – come la chiamavano i napoletani – fosse rimasta in città? La grande curiosità fece affollare il botteghino del teatro rivale ma una volta iniziato lo spettacolo si comprese che la Baker non era la Baker ma il cantante Fegolino che, dipingendosi tutto il corpo con un trucco scuro, indossando parrucca ed orecchini, si dimenava con una gonnellina di banane che gli coprivano il sesso maschile e cantava in francese la stessa canzone della vedette. Il Teatro Trianon riecheggiò di applausi e fu annunziato il tutto esaurito per un mese intero.
Ad interrompere il successo dello spettacolo ci pensò un gerarca fascista che ritenne il numero inadatto al buon costume. Tanto più che a quel tempo si era in procinto di preparare la guerra d’Africa e si ritenne che una donna (o finta donna) nera che ballava con una gonna di banane fosse disdicevole. Ma quando tutto sembrava perduto Fregolino ebbe un’intuizione geniale che fece ridere tutta Napoli e fece epoca: alla fine del numero con le banane si mise a cantare Faccetta nera e il gerarca non potette dire più nulla.
Fu così che a Napoli Josèphine Baker divenne uomo e poi si rifece donna.
Alessandro Basso
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