Nel 2010 è stata ritrovata una colossale statua dedicata ad Aurelio Padovani sotto terra. Scopriamo chi era.
Malgrado, per mia natura, sia una persona molto curiosa ed appassionata alla storia della mia città, mi era però sfuggito il fascino della Galleria Borbonica, che fino a qualche settimana fa era rimasta a me quasi del tutto sconosciuta. Mi ci sono trovata in visita, quasi per caso, cedendo alla richiesta di un mio cuginetto. Tra le tante meraviglie scorte in quei tunnel sotterranei mi è rimasta, in particolare, la forte impressione esercitatami alla vista di un mastodontico monumento raffigurante un uomo, alla maniera greca. Agli occhi di molti altri visitatori del mio gruppo era rimasta quasi del tutto inosservata, ad eccezione di un signore brizzolato, probabilmente del nord Italia considerato il modo di parlare, che chiese alla guida di chi si trattasse (liberandomi dall’incomodo di tradire la mia timidezza ponendo la domanda). “E’ quel che resta del monumento funebre ad Aurelio Padovani, ritrovato durante alcuni scavi effettuati nella Galleria nel 2010”. Da qui è nata la voglia di informarmi maggiormente e condividere con voi la storia tutta napoletana di questo personaggio.
La vita di Aurelio Padovani
Aurelio Padovani nacque a Portici nel 1889 e a soli 18 anni, nel 1907, si arruolò nel Regio Esercito, probabilmente per sfuggire al destino di operaio. Partecipò nel 1911 alla campagna di Libia, dove si distinse per il suo valore ottenendo, tra le altre, una medaglia d’argento. Durante la Grande Guerra prestò servizio come Bersagliere. Nel 1920 aderì ai Fasci di combattimento e successivamente sarà il vero e proprio organizzatore del Fascio napoletano. Diventò prima segretario federale e poi comandante delle squadre d’azione, fino ad essere eletto nel Comitato centrale del Partito Nazionale Fascista. Strenua fu la lotta che portò avanti verso camorristi ed usurai ed importante fu il suo intervento perché cessasse lo sciopero dei portuali, che andava avanti da sei mesi, nel 1922 a Napoli.
Aurelio Padovani e Mussolini
Nel 1922 fu Padovani a presentare ai napoletani Mussolini. Il successo che il Duce riscosse presso il pubblico partenopeo al San Carlo durante l’Adunata, fu soprattutto imputabile al grande carisma di Padovani ed al forte ascendente che questa personalità così instancabile, irreprensibile e stimata aveva sul suo popolo.
Divenne Alto Commissario politico per il fascismo in Campania e responsabile della sicurezza nazionale nel 1923.
Con il trascorrere degli anni e con la “totalitarizzazione” del fascismo, furono molti i contrasti che cominciarono ad acuirsi tra i capi del partito ed il Duce. Molti si ritirarono o furono costretti a farlo e tra essi si annovera anche lo stesso Aurelio Padovani, che fu espulso dal Partito Fascista, pur continuando a mostrare fedeltà nei confronti di Mussolini e dei principi sempre professati. Lontano dalla vita politica rimase comunque importante punto di riferimento per il popolo napoletano. Fu infatti successivamente reintegrato, ma la frattura fra il suo pensiero e quello del Duce era ormai insanabile: Padovani rimproverava a Mussolini l’aver fatto entrare nel partito i vecchi politici che il fascismo aveva promesso di rinnegare. Allo stesso tempo, il Duce soprannominò il napoletano “il più indisciplinato dei fascisti”.
Il mistero della morte
Il 16 Giugno del 1926, in occasione del suo onomastico, Padovani decise di salutare la folla a lui devota, affacciandosi da un balcone di un palazzo in via Generale Giordano Orsini. In seguito al crollo di una balaustra dal quarto piano dello stesso palazzo, morì l’allora trentasettenne Aurelio Padovani ed altri sette suoi collaboratori ed amici. L’avvenimento scosse a tal punto il popolo napoletano che fece gridare, ancora non si sa se a ragione o a torto, al complotto. Molti pensarono che fosse stato lo stesso Mussolini a commissionare l’incidente per liberarsi di un personaggio troppo scomodo.
Comunque siano andate le cose, fu soprattutto su insistenza del Duce che, in seguito al funerale che riscosse grandissima partecipazione di folla, venisse eretto un monumento funebre in onore di Padovani, nella piazza di Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone nel 1934. Il monumento fu progettato da Marcello Canino e scolpito da Carlo de Veroli e Guglielmo Roehrssen. Addirittura alla stessa piazza venne dato il nome del padre del fascismo napoletano.
Quando poi nel secondo dopoguerra regnava la volontà di cancellare qualsiasi ricordo del periodo fascista, la piazza riassunse il suo nome originario ed il monumento funebre venne fatto sparire. Molti pensarono che fosse andato distrutto, altri ne avevano quasi del tutto cancellato il ricordo. Grande fu la sorpresa, soprattutto per i napoletani più anziani, nel venire a sapere che in realtà il monumento funebre a Aurelio Padovani non era andato perduto che ma che era stato semplicemente “nascosto”, nei suoi resti, nella Galleria Borbonica, dove ancor oggi la sua mastodontica presenza stuzzica la curiosità dei visitatori.
-Claudia Muto
Consigli di lettura:
Gerardo Picardo, Aurelio Padovani, il fascista intransigente
Treccani
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