Geograficamente gemella della quasi omonima isola “dirimpettaia”, la località di Monte di Procida ospita – insieme ai vari punti panoramici – il suggestivo porticciolo di Acquamorta.
Acquamorta, “giù al mare”
La marina di Acquamorta, collocata come spesso si sente dire dai Montesi “giù, al mare”, è infatti uno dei luoghi di ritrovo in cui gli abitanti del posto si rifugiano praticamente in tutti i mesi dell’anno per una passeggiata sul molo, un tuffo dagli scogli o semplicemente per “salutare il mare” a fine giornata e ascoltare da vicino il suono delle onde.
Il porto di Acquamorta
Meta di passeggiate, corse e competizioni giovanili – da sempre palcoscenico ideale per spettacoli, riprese, giochi estivi e sagre di paese – la marina conserva e restituisce ai suoi passanti la possibilità di un momento di svago e di pausa in cui assaporare il tramonto più acceso capace di colorare con sfumature calde anche la giornata più grigia.
Il caratteristico nome della località deriva probabilmente dalla struttura del porto, le cui acque sono raramente agitate grazie al riparo delle maggiori isole flegree e dall’Isolotto di San Martino, con cui un tempo Monte di Procida era collegata attraverso un ponte ormai semidistrutto.
La leggenda legata al nome di Acquamorta
Lo “scudo” dato dalla presenza dell’arcipelago, tuttavia, non avrebbe salvato la protagonista della storia che dà il nome al promontorio. Infatti, pare che il nome di “Acquamorta” derivi da una leggenda poco conosciuta, che conferisce un’atmosfera particolare a questo luogo apparentemente senza tempo, che esercita immutato il suo fascino su “forestieri” e paesani e che rappresenta una via di fuga verso il mare, la libertà, l’utopia di un’estate sempre a portata di mano.
La leggenda, tramandata dagli abitanti del posto, narra che la figlia di un ricco proprietario terriero, Acqua – spintasi al largo durante una nuotata e salvata dalla barchetta di un giovane pescatore originario di Procida – proverà da quel momento a rincontrarlo ogni giorno, aspettandolo alla spiaggia, finché non sarà il giovane ad essere travolto da una tempesta e a non fare più ritorno. Secondo la leggenda, dopo un’estenuante attesa, la stessa ragazza lo avrebbe raggiunto avviandosi verso l’acqua, l’elemento che più di tutti restituisce l’idea della vita, dove tutto è perpetuamente mobile e incerto e dove, perciò, ci si incontra e spesso ci si perde.
Lungo via Marconi, la strada a curve che conduce al porto, c’è un monumento ai caduti che ricorda quanto quel mare, cosi apparentemente calmo e pacifico, porti con sé il ricordo di chi è partito per un viaggio infinito, un po’ come Ulisse… e soprattutto, di chi ha sofferto, aspettando il suo ritorno.
Bibliografia
Guida di Pozzuoli e contorno, A. De Jorio De Bonis, Napoli, 1817
Napoli e dintorni, Touring Club Italiano, 1960
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