Si, è tutto vero. La Nazionale di calcio dell’Austria giocò una partita dei Mondiali di Calcio con la maglia del Napoli.
Ci troviamo nel 1934, anno del leggendario titolo dell’Italia di Vittorio Pozzo, e nella finale per il terzo e quarto posto, la nazionale austriaca fu costretta a cambiare maglia per non creare confusione con la Germania. Per l’occasione si fecero prestare le divise del Napoli.
Fu la prima volta nella storia dei mondiali di una squadra che scese in campo con le divise di un club di lega e – possiamo scommetterci – rimarrà l’unica.
La maglia del Napoli per la nazionale austriaca
Erano altri tempi: gli arbitri scendevano in campo con un’elegantissima giacca nera e il pallone era di un pesantissimo cuoio, ben diverso dalle materie sintetiche moderne. I colori delle nazionali, però, non erano diversi da quelli moderni. E proprio qua nacque il problema: sia Germania che Austria avevano gli stessi colori nazionali, ovvero il bianco e il nero.
Questa situazione avrebbe creato una enorme confusione, dato che sarebbero scesi in campo 22 calciatori con la stessa casacca bianca. Fu in quel momento che il comitato dei mondiali propose una salomonica soluzione: una delle due squadre, a sorteggio, avrebbe dovuto cambiare maglietta. Capitò all’Austria, che fu costretta a recuperare dagli spogliatoi dell’ex Stadio Ascarelli le casacche azzurre del Napoli.
Sembrava una partita senza storia
Il Mondiale d’Italia del 1934, organizzato sotto la strettissima supervisione di Mussolini per esaltare la propaganda fascista dell’eccellenza atletica italiana, designò due città per ospitare le finali: da un lato Roma, dove gli azzurri vinsero il primo titolo mondiale, e dall’altro Napoli, dove si giocò un Austria-Germania per il terzo e quarto posto. Lo stadio del Rione Luzzatti era infatti un gioiello completamente ricostruito dal regime.
La Nazionale Austriaca del 1934 era soprannominata “Wunderteam“, il “team delle meraviglie“: era guidata dal leggendario Matthias Sindelar, ancora oggi considerato il calciatore austriaco più forte di sempre e poteva vantare una classe di talenti cristallini.
Al tabellone di partenza, l’Austria era la squadra favorita per la finale dei mondiali, assieme alla nazionale dei padroni di casa: le due compagini si affrontarono nelle semifinali e l’Italia di Pozzo uscì vittoriosa con un risicato 0-1.
Dall’altro lato, la nazionale tedesca era tutt’altro che messa bene. La Germania nazista proibiva infatti lo sport inteso come professione: nessuno poteva percepire stipendi da una attività sportiva, esclusi i premi.
I calciatori nazionali tedeschi erano quindi tutti dilettanti: calzolai, operai, impiegati e altra gente del popolo che, complice un girone fortunato e un notevole amor di patria, si trovarono a disputare la finale del terzo e quarto posto con l’Austria. Per i cugini alpini sembrava un gioco da ragazzi.
Poi arrivò una pessima notizia: Sindelar si era infortunato e l’Austria aveva perso il suo Mozart del pallone.
Il Miracolo di Napoli
In Germania si diceva “Wunder von Neapel”, il “miracolo di Napoli”, quando ci si riferiva ad un successo talmente insperato da essere considerato impossibile: la squadra nazionale tedesca era davvero data per spacciata da tutti e invece scese in campo con la fame di chi ha intenzione di fare la partita della vita.
O meglio: “cacciare la scienza”, come si dice da queste parti.
Dopo i primi 45 minuti la Germania stava conducendo per 3-1 con una sicurezza e una aggressività tale da lasciare spaesati e imbambolati gli avversari, gli stessi che appena un anno prima avevano umiliato i tedeschi per 0-6 e 0-5.
Alla fine il match si concluse per 3-2 in favore della Germania, anche se il finale fu con numerosi brividi (fra cui due pali dell’austriaco Horvath).
Possiamo dire che ai giocatori alpini non portò affatto bene la maglia del Napoli. Anzi, non mancarono le polemiche: i giornali parlarono di vero e proprio furto ai danni della nazionale più forte di sempre: “L’arbitro italiano ha deciso la partita, non fischiando nessun fuorigioco“, così titolava la rivista “der Fußball“. Altri, invece, più malignamente attaccavano le decisioni sbagliate dell’arbitro rinviando a quell’odio verso l’Austria che, sin dai tempi del Risorgimento, animava gli italiani. Altri ancora, invece, se la presero proprio con il colore azzurro della maglia del Napoli che, in teoria, aveva confuso i calciatori.
In quel di Berlino il clima era completamente opposto: il terzo posto ai Mondiali fu festeggiato come una vittoria del titolo, con i calciatori portati in trionfo dalla propaganda del Reich. Non ci fu nemmeno modo per trovare una rivincita: nel 1938 l’Austria fu infatti annessa alla Germania.
Di questa strana finale, però, rimarrà uno strascico storico: in Austria ci si pose per la prima volta il problema del colore della maglietta e della sua “sudditanza” nei confronti della Germania. Dovremo aspettare la ricostruzione dello Stato per vedere, dopo la guerra, numerose varianti con inserti colorati, fino alla decisione recente di passare all’attuale rosso, che è anche più fedele ai colori della bandiera nazionale.
-Federico Quagliuolo
Riferimenti:
80 anni fa oggi: il “miracolo di Napoli” :: DFB – Federcalcio tedesca
7. Juni 1934 in Neapel: Ganze 9.000 Zuschauer wollen das kleine Finale der zweiten WM verfolgen – und sehen zunächst den Münzwurf des italienischen Schiedsrichters Albino Carraro. Links von ihm der deutsche Kapitän Fritz Szepan, ganz rechts Österreichs Spielführer Johann Urbanek. Urbanek vertritt den verletzten Superstar Matthias Sindelar. Dessen Fehlen mündet in ein 2:3, die erste österreichische Niederlage gegen Deutschland nach zehn Jahren. (Foto: dpa) (t-online.de)
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