Napoli, una città con millenni di storia, può essere considerata un museo a cielo aperto. Camminando nelle vie del centro storico tra porta Alba e Via Costantinopoli non possiamo fare a meno di ammirare parte delle mura greche, in particolare quelle di piazza Bellini.
Tra secoli di storia e continui ritrovamenti
Nel 1954, durante l’installazione di una cabina elettrica a Piazza Bellini, furono ritrovate casualmente parte delle mura difensive della Neapolis greca. Resti di mura difensive, risalenti all’età ellenistica sono state rinvenute anche nell’attuale via Foria, in via Costantinopoli, in via Mezzocannone, in corso Umberto e in via Duomo. I resti hanno permesso di tracciare un’ipotetica mappa di quelli che erano i confini della colonia greca, corrispondente all’attuale centro storico della città.
Quello che sorprende è che a Napoli la città greca corrisponde all’attuale centro abitato, mentre l’antica Roma è rimasta sepolta per secoli per poi tornare alla luce solo per il suo valore archeologico. I napoletani quindi vivono da secoli tutti i luoghi sui quali sono passati i loro antenati.
Le mura greche che resero Neapolis inespugnabile
Durante la metà del V secolo a.C, Neapolis ebbe un incremento della popolazione che arrivò a contare più di 30 mila abitanti, l’aumento fu causato dal trasferimento di molti coloni greci nella città, questo portò a cambiamenti della strutturazione urbanistica.
Neapolis, la città nuova, venne annessa a Parthenope. Ci fu l’estensione dei confini della città vecchia, con l’aggregazione dell’altura di San Giovanni, inizialmente esclusa. Per rendere omogenea la strutturazione urbanistica a seguito dell’annessione, venne demolita la parte superiore delle mura già presenti, che andava da via Nilo a Via Mezzocannone. Mentre le mura inferiori, dal vicoletto di Mezzocannone alla rampa di San Giovanni, furono conservate e la nuova muraglia sorse parallelamente a quella già esistente.
Si andò così a creare un vialetto tra le due mura, il canale publicum, dove venivano incanalate tutte le acque che sfociavano in mare, mentre l’accesso al mare era chiuso dalla Porta Ventosa, chiamata perché si trovava poco lontana dal mare, in direzione nord-sud tirava sempre scirocco.
I grossi blocchi di tufo, utilizzati per la costruzione delle mura, vennero estratti in una cava di età ellenistica nella zona di Poggioreale, scoperta casualmente nel 1987. I blocchi vennero così trasportati lungo l’attuale rettilineo che andava da Poggioreale a via Casanova, per entrare diretti a Napoli dall’antica porta superiore.
La muraglia è realizzata con questi grossi blocchi di tufo sovrapposti, tenuti saldamente insieme perché incastrati e sorretti dal peso proprio, secondo la tecnica della muratura a secco usata dai greci, che a differenza dell’utilizzo che ne facevano i romani, non prevedeva alcun tipo di malta.
La Neapolis greca aveva la fama di essere una città inespugnabile, fama dovuta non soltanto alla presenza delle forti mura difensive, ma anche per la sua collocazione. La città sorgeva in più vallate, orami spianate, tra la collina di Montereone e di Sant’Agostino, che costituivano un’ulteriore difesa naturale.
Le mura a cielo aperto nel centro storico di Napoli
La parte delle mura greche ritrovate a Piazza Bellini, tra storia e degrado, sono lontane dal vecchio splendore di un tempo, però non smettono di stupire ed appassionare, narrando quelli che furono anni di splendore della Neapolis greca. Sono tre metri più bassi del livello stradale, ma in età greca erano alte più di sette metri. Oggi sono protette da una ringhiera per permettere di affacciarsi e osservare i grandi blocchi di tufo che compongono quel poco che resta della struttura.
La collocazione è al centro di Piazza Bellini, luogo di ritrovo intellettuale e sociale, essendo poco lontano dalle università e luogo di movida nei giorni festivi. Un po’ per la posizione, un po’ per la forte affluenza di persone, le mura vengono conservate in un totale stato di degrado: la vegetazione cresce incolta e i rifiuti della movida, come bottiglie di vetro e bicchieri di plastica, addobbando il sito storico.
Nel 2015 è iniziato un progetto tra la Soprintendenza dei Beni Archeologici di Napoli e il Comune, diretto alla pulizia e alla riqualifica del bene storico, con la partecipazione di tanti cittadini che in modo volontario hanno voluto contribuire in parte alla cura del sito, che ci racconta di Napoli e delle primissime origine della sua storia. Simbolicamente le mura dopo questi interventi di pulizia vennero coperte, per sensibilizzare i cittadini al rispetto del patrimonio storico che la città possiede, vennero riscoperte e mostrate al pubblico la mattina seguente la copertura.
Bibliografia
Bartolomeo Capasso, Napoli greco-romano, Arturo Berisio Editore Napoli, 1978
Vittorio Gleijeses, La storia di Napoli -dalle origini ai nostri giorni-, Società Editrice Napoletana, 1978
Antonino Sorrentino, La Porta Ventosa di Napoli antica. Studio topografico, Bollettino d’Arte, 1910
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