Nel quartiere San Giovanni a Teduccio, una lunga e spoglia strada secondaria alle spalle di alcune strutture portuali è l’ ultima testimone dell’ esistenza di uno dei castelli di Napoli: il forte di Vigliena, di cui oggi rimane qualche muro, ben nascosto e la cui storia è ignorata ai più: fu un luogo di primaria importanza nella Rivoluzione napoletana del 1799.
Le origini del forte di Vigliena
In un periodo particolarmente burrascoso per l’ Impero Spagnolo, Filippo V di Borbone nominò vicerè Juan Manuel Fernández Pacheco, nobiluomo spagnolo con il titolo di marchese di Villena, in sostituzione del suo poco stimato predecessore. Tra le sue prime preoccupazioni, ci fu quella di migliorare le difese portuali della città, con la costruzione di una nuova, efficiente fortezza.
Partirono presto i progetti e la realizzazione dell’ opera: nell’ allora piccolo villaggio di San Giovanni a Teduccio, nei pressi del “ponte dei francesi” sorse una struttura pentagonale in tufo, alta circa sei metri, poco per una fortificazione ma pensata per facilitare gli attacchi contro le navi nemiche, dotata di un ampio e profondo fossato e, all’ interno del cortile, in una disposizione pratica e razionale officine e depositi per armi e rifornimenti, il tutto circondato da bastioni alla quale era possibile accedere mediante dei tunnel sotterranei. Vi erano anche dei luoghi dedicati alla costruzione di armi, quali cannoni e fucili.
Ciò, tuttavia, non fu sufficiente: nel 1707, in un sempre più sgretolato dominio spagnolo, gli austriaci occuparono la struttura, mentre il vicerè fuggiva a Gaeta. Di lui è rimasto solo il nome italianizzato “Vigliena”, attribuito al forte e alla un tempo antistante spiaggia, coperta di cemento nei secoli successivi.
I Borbone di Napoli e la Rivoluzione del 1799
Carlo di Borbone, nel 1734, riconquistò il Regno dalle mani degli austriaci e diede nuova utilità al forte di Vigliena, che subì alcune ristrutturazioni negli anni. Fu utilizzata per un periodo come uno dei luoghi d’addestramento dell’ accademia militare Nunziatella. Durante il regno di suo figlio, Ferdinando IV, la zona circosante ricevette il suo imprinting di zona industriale, che ha conservato tutt’oggi.
Nel 1799, mentre in città regnava il caos, le truppe rivoluzionarie sbaragliate da altri scontri decisero di rifugiarsi nel forte, per continuare a resistere ai sanfedisti. Ma, le truppe del cardinale Ruffo riuscirono a far breccia nelle mura, dopo due giorni di assedio.
Il comandante di quel manipolo di rivoluzionari, Antonio Toscano, decise, allora, di commettere un gesto estremo: non potendo vincere lo scontro armato, diede fuoco ai depositi di armi e polvere da sparo, causando una fragorosa esplosione. Persero la vita i soldati di entrambi gli schieramenti e la struttura risultò gravemente danneggiata. Antonio Toscano si immolò il giorno del suo onomastico all’età di 22 anni, vestito da prete anche se non aveva ancora ricevuto gli ordini sacerdotali. Del suo gesto e del sacrificio dei suoi compagni se n’è persa la memoria, fatta eccezione per una via a lui dedicata durante il Risanamento, nel quartiere Mercato.
Gli eventi sarebbero stati descritti, anni dopo, da Alexandre Dumas, nella sua opera “I Borboni di Napoli“: «In quel punto, s’intese una spaventevole detonazione, ed il molo fu scosso come da un terremoto; nel tempo istesso l’aria si oscurò con una nuvola di polvere, e, come se un cratere si fosse aperto al piede del Vesuvio, pietre, travi, rottami, membra umane in pezzi, ricaddero sopra larga circonferenza.»
La rivoluzione volse alla sua fase finale quando l’ esercito sanfedista riuscì ad occupare il Castello del Carmine, un’altra fortificazione oggi quasi del tutto sparita.
Cosa rimane del forte oggi
Il forte di Vigliena rimase abbandonato e diroccato per molti anni, fino a che la sua esistenza non fu riportata alla memoria dai parlamentari del Regno d’Italia Imbriani e Villari, nel 1891, che lo fecero nominare monumento nazionale. Una parte fu persino restaurata, ma per breve tempo: ci furono degli abbattimenti nel 1906, per far posto ad una struttura militare.
Oggi, dopo lunghi anni di abbandono e degrado, a commemorare la sanguinosa storia di questa struttura c’è una targa in mezzo alle dimenticate rovine, che commemora gli eventi del 1799.
Da molti anni si tenta un suo recupero, ma recentemente è stata posta nuova attenzione sulla questione.
-Leonardo Quagliuolo
Grazie a Enrico Cortese per averci suggerito questa storia e al comitato Forte di Vigliena per l’ impegno ed il tempo che stanno dedicando al recupero di una struttura con grande significato nella storia di Napoli.
Per approfondire:
“I Borbone di Napoli” di Alexandre Dumas
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