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Un rituale antichissimo, anomalo e di profonda umiliazione dinanzi alla figura divina. A Moiano “la Madonna dello strascino” assume il suo significato più letterale: il momento finale della processione in onore di Maria infatti si svolgeva letteralmente avanzando con le lingue per terra.

madonna dello strascino moiano
La Maria Santissima della Libera, protagonista della Madonna dello strascino di Moiano

Una statua troppo pesante, la cerimonia di una regina

Tutto comincia intorno al XIV secolo, quando fu prelevata dai Saraceni questa statua di una Madonna nera, con il suo sguardo austero e sereno. Il problema è che era troppo pesante. E quindi non fu portata mai fuori dal Beneventano.

La Madonna bruna diventò così, a partire dal XVI secolo, una presenza caratteristica del paese di Moiano e, sin dal 1514, la festa segue una procedura codificata e fissa che è rimasta uguale a sé ancora oggi.

Il 15 agosto, infatti, cominciano le feste: nella strada principale di Moiano, attorno all’intera città in festa, si innalza la “bandiera”, che è l’immagine della Madonna. Poi, il 7 settembre, si riveste la statua della Madonna bruna con ex voto e drappi elegantissimi. “È bella come una regina“, dicono in paese.

Il momento massimo della festa è l’8 settembre, con una processione che comincia alle 9 del mattino e finisce alle 9 di sera. I fedeli, che hanno vinto una contesa su chi porterà la statua in spalla e godrà della sua protezione, si riuniscono nel sagrato della chiesa. Di lì, fino al tramonto, la statua viaggerà fra le strade di Moiano, accompagnata da ali di folla in festa. Poi, concluso il giro, si ritorna in chiesa e si procede all’atto di devozione più profondo: si accompagna il ritorno della statua sull’altare seguendola con le lingue per terra: un momento toccante condito da canti antichissimi.

La Madonna dello Strascino: un contatto con gli inferi

Spiegano Amerigo e Marcello Ciervo, storici e ricercatori delle tradizioni locali, che questo rituale ha un valore fortemente simbolico: toccare il suolo con la lingua è infatti un momento in cui l’uomo, concretamente, tocca gli inferi, il punto più basso della propria esistenza. In questo modo, rialzandosi alla fine della processione, l’individuo può sentirsi “perdonato” e riconciliato con il mondo spirituale. Si tratta di un rituale molto toccante e intenso, che si ritrova anche a pochi chilometri di distanza: a Ripacandia, nel potentino, c’è infatti una ritualistica molto simile alla Madonna dello strascino di Moiano.

-Davide Agnocchetti

Riferimenti:

Franco Salerno, La vita, la festa, la morte, edizioni Altrastampa, Napoli, 2003
Amerigo e Marcello Ciervo, Musicalia: Moiano. La memoria del villaggio.
http://www.comune.ripacandida.pz.it/index.php/san-donato/151-la-chiesa-di-san-donato?showall=&start=2

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