Villa Campolieto è una delle più note ville del Miglio d’Oro, sita a Ercolano. I suoi lavori iniziarono con l’affidamento nel progetto nel 1755 e si conclusero nel 1775. Commissionata inizialmente a Mario Gioffredo, fu poi continuata prima da Luigi Vanvitelli, poi da suo figlio Carlo. Si tratta di una delle ville meglio conservate dell’area.
Il Miglio d’Oro
Nel contesto storico della costruzione della Reggia di Portici da parte di Carlo III di Borbone e degli scavi dell’antica città romana di Herculeaneum, molti nobili napoletani scelsero la costiera vesuviana come luogo per le proprie vacanze estive. Nacquero così, nella seconda metà del Settecento, ben 122 Ville Vesuviane, la cui presenza è particolarmente concentrata nei confini dell’odierna Ercolano in un tratto stradale denominato Miglio d’Oro.
Il territorio era particolarmente apprezzato dai nobili, oltre che per l’interesse generato dalle scoperte archeologiche, per le bellezze paesaggistiche che si potevano ammirare dalle ville. Da Villa Campolieto si gode infatti della vista sul Vesuvio e sul mare del golfo di Napoli, spaziando da Capri e dalla penisola sorrentina fino alla penisola flegrea con Ischia e Procida.
La nascita di Villa Campolieto
Villa Campolieto venne costruita per volontà del Principe Luzio De Sangro, Duca di Casacalenda, lungo la strada che in epoca borbonica collegava Napoli con la Calabria. Porta il nome del comune molisano Campolieto, dove De Sangro era feudatario. Si trova nei pressi della Reggia di Portici.
La progettazione inizialmente fu affidata a Mario Gioffredo, sostituito da Michelangelo Giustiniani nel 1760 e poi da 1763 da Luigi Vanvitelli, fino alla sua morte del 1773. I lavori sarebbero stati completati da Carlo Vanvitelli nel 1775.
La villa spicca per la sua capacità di inserirsi e valorizzarsi nell’ambiente circostante. Al termine di un favoloso portico ellittico risalta l’affaccio sul mare, una scala a forma ellittica che unisce la struttura con un giardino sottostante.
Gli elementi vanvitelliani
Luigi Vanvitelli ridisegnò in particolare lo scalone di Villa Campolieto, creando un rampante centrale e due laterali, seguendo il modello che avevo già utilizzato per la progettazione della Reggia di Caserta.
Per quanto riguarda gli interni della Villa, Vanvitelli stravolse la conformazione della sala da pranzo, ideata inizialmente da Gioffredo a forma quadrata con soffitto a botte. Vanvitelli la rese infatti circolare attraverso una tecnica nota come “Incannucciata“, poiché utilizzava una nervatura in legno, a sua volta sovrapposta con canne di bambù, che veniva poi ingessata e affrescata.
Da segnalare che all’interno dell’affresco che ricopre le pareti della sala da pranzo, opera realizzata da Fedele Fischetti e Gaetano Magrì, troviamo un raro ritratto di Luigi Vanvitelli, intento a rivolgere il capo al cielo, servendosi di un aristocratico monocolo per ammirarne la visione.
I passaggi segreti della servitù
Per contrasto risalta l’invisibilità dei passaggi per la servitù. Nella sala da pranzo troviamo infatti delle porticine di servizio perfettamente mimetizzate con l’affresco decorativo della stanza. Questa soluzione risponde all’esigenza dell’epoca di vivere sia la quotidianità che i momenti festivi senza che la servitù, necessaria per la preparazione di un evento o semplicemente per l’allestimento della tavola, si palesasse o fosse visibile agli occhi degli aristocratici, disturbandone la quiete.
Nobiltà e impalcature
Villa Campolieto continua a splendere grazie agli importanti di lavori di restauro condotti, ospitando numerosi eventi culturali al suo interno e i tanti visitatori curiosi di scoprire gli ambienti aristocratici di un tempo. La visita è possibile dal martedì alla domenica dalle 10,00 alle 18,00.
Dalle splendide camere della villa si riesce ancora oggi a contemplare il mare del golfo di Napoli, scrutare la forza del Vesuvio, vivere altre epoche attraverso le vicine rovine di Ercolano e la stessa atmosfera nobiliare settecentesca evocata dalla villa. Invisibili restano le porte della servitù, che creano però un curioso squarcio all’interno dell’affresco del Fischetti e del Magrì. Invitando a guardare oltre le pareti e l’architettura vanvitelliana, oltre la bellezza, che sia quella degli affreschi o del mare, tra i passaggi segreti e le impalcature che sorreggono ogni opera d’arte.
Riferimenti:
https://www.villevesuviane.net/le-ville/villa-campolieto/
Giuseppe Fiengo; Vanvitelli e Gioffredo nella villa Campolieto di Ercolano; 1974
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