Eduardo De Filippo fu scoperto da una casalinga. Detto così è sicuramente un po’ riduttivo, ma fino a prova contraria, quella che fu la prima commediografa italiana donna era una semplice madre di famiglia: di giorno badava alla casa e ai suoi due figli, mentre di notte scriveva alcune delle più belle opere del teatro napoletano. Stiamo parlando di Emilia Vaglio, o meglio di Paola Riccora. Venite con noi per svelare il mistero della doppia identità di questo magnifico personaggio.
Da Emilia Vaglio…
Emilia Vaglio nacque il 23 ottobre 1884 a via Foria a Napoli, dove viveva assieme alle sue sette sorelle. Suo padre, Nicola Vaglio, immaginò per loro un solo obiettivo: il matrimonio. Frequentò solo le elementari, proseguendo poi gli studi privatamente. L’unico divertimento era organizzare delle recite di ragazzine e ragazzini nella vasta casa di via Foria. La sua passione per il teatro, insomma, era visibile sin da bambina, benché non avesse modo e mezzi per perseguirla.
All’età di quattordici anni Emilia Vaglio si fidanzò con il diciottenne Caro Capriolo. Dal loro matrimonio nacquero due figli: Gino e Renata. Il marito era specializzato in contratti e in vertenze teatrali permettendo così a Emilia di frequentare gli ambienti di teatro sotto braccio al marito che aveva clienti come: Eleonora Duse, Tina Di Lorenzo e tanti altri.
Quando con l’arrivo della prima guerra mondiale l’avvocato Capriolo fu chiamato alle armi, Emilia dovette trovare un modo per portare avanti la famiglia. Come avrebbe fatto da sola a badare a due bambini? Non conosceva nessun altro se non la gente di teatro, i clienti del marito. Così, si recò al Teatro Nuovo dove l’impresario Eugenio Aulicino, non senza perplessità, le diede il compito di tradurre dal francese al napoletano alcune pochades (commedie francesi).
…a Paola Riccora
Così, il 26 febbraio 1916, andò in scena ‘Nu mese o ffrisco, dalla pochade Vingt journs a l’ombre: un vero trionfo. Gli attori Gennaro Di Napoli, Carlo Pretolani, Francesco Corbinci, Alfredo Crispo, Raffaele Di Napoli e Maria Dolini ebbero lunghissimi applausi, ma quando il pubblico cominciò a scandire la parola “autore”, l’impresario Aulicino rispose “Il signor Paolo Riccora è assente da Napoli”. Infatti, Emilia aveva firmato così la traduzione: come l’anagramma del nome del marito Caro Capriolo.
Fu solo la prima di una lunga serie di pochades e di successi. Emilia passava la mattina a fare la massaia e la notte a scrivere per il teatro. Una doppia vita che le permetteva di mantenere un anonimato di successo che incuriosiva molti appassionati: chi era questo misterioso Paolo Riccora?
A svelare l’arcano fu la grande giornalista Matilde Serao che in un suo pezzo fece la grande rivelazione: “Paolo Riccora è lo pseudonimo di una madre di figli”. Da quel momento, Emilia firmò tutte le sue future opere come Paola Riccora, al femminile, e così fornì al Teatro Nuovo oltre sessanta traduzioni e riduzioni di pochades francesi.
L’incontro con Eduardo De Filippo
La casa di Emilia e Caro Capriolo, una volta tornato dalla guerra, divenne un vero centro di incontro tra scrittori, registi e attori. Ed è proprio così che, un bel giorno, alla porta della casa in via Carlo Poerio bussó un ragazzo di nome Eduardo con i suoi due fratelli: Titina e Peppino.
“Voglio ‘na cummedia, donna Paola. Avete qualcosa nel cassetto?”
I tre De Filippo erano passati nel 1932 al “Sannazzaro” dove avevano rappresentato già Chi è cchiù felice ‘e me e altre. Sarà stato Giovannino fu la commedia che Emilia scelse per Eduardo. Gliela consegnò in una lettera e lui se ne innamorò. Raccontava le vicende meschine di una piccola famiglia della borghesia che infierisce contro un parente povero.
L’esibizione fu molto apprezzata dalla critica tanto che Vittorio Viviani scrive nella sua Storia del teatro napoletano: «era l’affermazione di un nuovo teatro che poneva in Italia la sua ipoteca provinciale ma in maniera radicale. Era la rivoluzione fatta da quella piccola borghesia di cui Eduardo è l’animus letterario, e che sola, in quanto frutto di una cultura meridionale, poteva essere accetta al Nord».
Ed è così che una casalinga, una donna alla quale non era permesso frequentare il teatro senza il marito, non solo è diventata una delle più grande commediografe napoletane, ma ha anche portato al successo di uno dei volti più famosi di Napoli.
Emilia Vaglio, o ormai dovremmo dire Paola Riccora, continuò instancabilmente a scrivere per il teatro napoletano. All’età di novantuno anni era ancora lì, di notte, nel suo studio a via Carlo Poerio, a rammodernare e correggere le sue vecchie commedie richieste in tutta Italia. Morì nel 20 febbraio 1976 facendo ciò che amava: il teatro.
Bibliografia
M. GRIFI, Chiamatemi Paola Riccora. Come una signora d’alta borghesia napoletana diventò una commediografa di successo, 2016, Il mondo di Siuk
V. PALIOTTI, Napoletani si nasceva, nel capitolo … e la casalinga che rivelò Eduardo, 2004, Newton Compton Editori
V. VIVIANI, Storia del teatro napoletano, 1992, Guida
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