Parmenide, considerato il fondatore dell’ontologia, la branca della filosofia che studia l’essere, fu tra i più influenti pensatori della filosofia occidentale. Visse a Elea, antica città della Magna Grecia, ribattezzata Velia dai Romani. L’area che costituiva Elea corrisponde a parte del territorio di Ascea, comune del Cilento. Il piccolo villaggio si rivela essere così, inaspettatamente, la culla della filosofia.
L’essere parmenideo
Parmenide, nel VI secolo a.C., fu tra i massimi rappresentanti della cosiddetta Scuola Eleatica, di cui fece parte anche il suo celebre discepolo Zenone. Attraverso il suo poema “Intorno alla natura” descrisse la dottrina dell’essere, con cui influenzò notevolmente la storia del pensiero greco, se non dell’intero mondo occidentale.
È necessario il dire e il pensare che l’essere sia: infatti l’essere è, il nulla non è.
(Parmenide – Intorno alla natura)
Che cos’è l’essere per Parmenide? L’essere è ciò che è, mentre il non essere non è. Un ragionamento che appare ancora oggi crudelmente enigmatico nella sua estrema semplicità, che ha interrogato le più grandi menti dell’umanità per i millenni a venire, oltre a generazioni di studenti liceali dalla nascita della scolarizzazione di massa. C’è anche chi ha osato porre il pensiero parmenideo alla base del celebre “essere o non essere” shakespeariano.
Orbene, io ti dirò – e tu ascolta e ricevi la mia parola –
quali sono le vie di ricerca che sole si possono pensare:
l’una che “è” e che non è possibile che non sia
– è il sentiero della Persuasione, perché tien dietro alla Verità –
l’altra che “non è” e che è necessario che non sia.
E io ti dico che questo è un sentiero su cui nulla si apprende.
Infatti, non potresti conoscere ciò che non è, perché non è cosa fattibile,
né potresti esprimerlo.
(Parmenide – Intorno alla natura)
Parmenide nel mondo greco
Parmenide di Elea godeva di grande fama e rispetto nel mondo greco. Nel 450 a.C. avrebbe lasciato il Cilento per una missione ad Atene, dove incontrò Pericle, impressionando anche un giovane Socrate. Fu Platone a riportare la cronaca dell’evento, nel suo dialogo intitolato, per l’appunto, “Parmenide”.
Al pensiero parmenideo, relativo all’essere immutabile, si contrappone la filosofia di Eraclito, suo contemporaneo, che presenta il mondo come un continuo divenire.
Secondo lo storico greco Diogene Laerzio (III secolo d.C.), inoltre, Parmenide sarebbe stato il primo pensatore a dichiarare la sfericità della terra.
L’Area Archeologica di Velia
Elea, la città di Parmenide, fu fondata nel 540 a.C. da coloni greci provenienti da Focea, città dell’Asia Minore, in fuga dai Persiani. Il nome originario era Hyele, dal nome di un fiume.
Divenne municipio romano nell’88 a.C., conservando la possibilità di utilizzare la lingua greca e il diritto a battere moneta. Nel tempo si trasformerà sempre più in una città romana, nota con il nome di Velia. Nell’acropoli della città si conservano invece tracce di epoca medioevale. I resti dell’antica Elea-Velia costituiscono oggi l’immenso parco archeologico di Velia, sito a 40 km a sud dei templi di Paestum.
Da Nietzsche a De Crescenzo
Tutti i più grandi filosofi della storia, da Aristotele a Nietzsche, passando per Cartesio, si trovarono a discorrere o controbattere la questione dell’essere. Persino lo scrittore ceco Milan Kundera cita Parmenide nell’incipit del suo romanzo più noto, “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, ponendo l’opposizione “leggero-pesante”, già trattata secoli fa dal filosofo di Elea, alla base della trama.
La soluzione alla base dell’enigma dell’essere la fornisce, a sorpresa, un filosofo conterraneo di Parmenide, seppur giunto con un paio di millenni di ritardo. Si tratta di Luciano De Crescenzo, campano come l’antico pensatore, (ricordando quanto la Campania sia il risultato di un continuo incrocio di popoli e culture) che chiarisce il problema dell’essere nell’ opera “Il caffè sospeso”. L’essere si rivela, nelle parole dell’autore napoletano, attraverso il suo contrario, il non essere, ossia l’apparire.
Ora, detto tra noi, cosa aveva comunicato Parmenide di così importante da dover divenire, solo per questo il padre della filosofia?
Semplicemente che nella vita c’è l’Essere e il Non Essere e che quest’ultimo non esiste, anche se disgraziatamente si ostina a farsi vedere. Il Non Essere per Parmenide era l’apparire, tutto quello, cioè che ci affascina con le sue tentazioni e che non mantiene mai le sue promesse. Come dire: se volete essere felici, badate più alla sostanza che non all’apparenza delle cose.
(Luciano De Crescenzo – Il caffè sospeso)
L’essere: sepolto ad Ascea
Si può essere studenti di filosofia e appassionarsi di archeologia, ricercando le tracce dell’antico pensiero di Parmenide negli scavi di Velia. Si può essere romantici lettori di Milan Kundera e chiedersi cosa ci sia di più vero tra il rifugiarsi nella leggerezza e il lasciarsi trascinare a terra dal fardello dell’esistenza.
I resti dell’antica Elea sono stati rivenuti soltanto agli inizi della seconda metà del Novecento, quasi a volerci regalarci nuovi sentieri da seguire alla ricerca dell’essere. Avrebbero senz’altro raggiunto Ascea, per comprendere l’enigma, i vari Shakespeare, Hegel o Heidegger. L’essere di Parmenide, d’altronde, non ha mai smesso di essere al centro del dibattito filosofico in ogni epoca storica, senza diventare mai un non essere, nemmeno quando era sepolto nelle dimenticate terre del Cilento.
Bibliografia:
Luciano De Crescenzo; Il caffè sospeso; 2008
Milan Kundera; L’insostenibile leggerezza dell’essere; 1984
Parmenide; Sulla natura o Intorno alla natura; V secolo a.C.
Paolo Romano; Io, la Campania – autobiografia di una regione meravigliosa; 2022
Sitografia:
https://museopaestum.cultura.gov.it/area-archeologica-di-velia/
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