Le grotte di Castelcivita rappresentano uno dei punti di interesse più significativi del massiccio degli Alburni, alle porte del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano. Con 4800 metri di lunghezza, costituiscono un gigantesco complesso speleologico, aperto ai visitatori e ricco di sorprese. L’ingresso è posto a 94 metri di altitudine e conduce subito in un articolato sistema di gallerie e strettoie create dal fenomeno dell’erosione carsica nel corso dei millenni.
La scoperta delle grotte
Le grotte furono visitate per prime il 7 febbraio del 1889, dai fratelli Giovanni e Francesco Ferrara di Controne, rispettivamente di 14 e 16 anni. I due rimasero bloccati all’interno delle grotte per diversi giorni senza cibo. Si trovarono a contatto con una grande quantità di guano di pipistrello, la cui anidride carbonica spense i lumi dei ragazzi e impedì l’accensione di fiammiferi.
Giovanni fu il primo a essere soccorso, mentre Francesco morì poco dopo essere stato ritrovato. Giovanni sarebbe poi impazzito successivamente, segnato dalla vicenda o dagli effetti collaterali dal tempo trascorso a contatto con il guano di pipistrello. Della triste disavventura dei due fratelli resta un’importante testimonianza scritta di Giovanni:
Pervenuti che fummo a un punto che secondo l’olio consumato nelle lucerne e il lento nostro procedere non può distare dall’entrata della grotta più di 300 metri ci si spensero i lumi senza che si fosse avvertito alcun movimento di aria o difficoltà di respiro.
Le esplorazioni sarebbero riprese solo nel 1920 su iniziativa del farmacista Nicola Zonzi di Castelcivita, a cui è oggi dedicato il piazzale d’ingresso. Nelle grotte sono state in seguito rinvenute tracce di occupazione da parte dell’uomo di Neanderthal.
Il ruolo del fiume Calore
Le grotte sono di origine carsica e sono costituite da un unico rame principale da cui nascono numerose diramazioni. Fondamentale nella formazione delle grotte è stato il fiume Calore Salernitano, che oggi scorre proprio nei pressi delle grotte. Si è supposto che, in altri tempi storici, il fiume scorrendo più in alto, abbia contribuito a scavare con il suo corso le cavità, formandone l’attuale architettura spettrale.
Seguendo il corso del fiume odierno si raggiungono le spettacolari Gole del Calore, facilmente visitabili nei pressi di Felitto, nell’entroterra del Cilento. Il Calore continua ancora oggi a scavare la roccia, creando quelle che saranno forse le grotte della prossima era.
La forma delle grotte di Castelcivita è comunque in continua evoluzione, con stalattiti e stalagmiti che suggeriscono le più bizzarre immagini e scenografie degne di un film di fantascienza.
La leggenda di Spartaco
Secondo una leggenda invece, nel 71 a.C. nei pressi delle Grotte di Castelcivita si ebbe una battaglia tra Spartaco, l’eroico schiavo ribelle, e le truppe dell’Impero Romano.
Spartaco, come noto, era un militare disertore originario della Tracia, condannato in schiavitù dai Romani e obbligato a diventare gladiatore a Capua. Si ribellò e scappò insieme ad altri schiavi nel 73 a.C., fomentando una rivolta servile.
In seguito alla sconfitta di battaglia, Spartaco, insieme alla moglie Norce ed altri guerrieri feriti, si sarebbe rifugiato proprio all’interno delle grotte. Un’altra tradizione vuole invece che all’interno delle grotte Spartaco avesse nascosto un tesoro.
Come visitare le grotte di Castelcivita
Le grotte di Castelcivita sono oggi visitabili in diverse modalità. Il percorso turistico è il più accessibile e dura circa un’ora. Attraversa i luoghi i cui nomi derivano dalle particolari forme assunte dalle stalagmiti e dalle stalattiti, come la Sala del Coccodrillo o quella del Castello.
Il percorso speleologico amatoriale è invece lungo 3000 metri, percorribili in 4 ore. Si può accedere per lo più nei periodi in cui le piogge non sono frequenti, principalmente tra giugno e ottobre.
Il lento e imponente scorrere del tempo
Le grotte di Castelcivita hanno conservato al loro interno la forza del tempo che, lentamente, crea continuamente nuove forme. Hanno ispirato imprese nei cuori di chi, dal loro buio, è stato attratto, in cerca della libertà, di un’avventura o, semplicemente, di una strada da seguire. Dalle gesta di Spartaco ai fratelli di Controne, che attraverso le grotte hanno suggellato il loro eterno legame. All’interno dei canali si fa fatica a credere che tutto quello che si vede sia reale, nelle molteplici forme assunte dalla roccia. Fantasmi, elefanti, funghi e città si alternano tra le diramazioni. Il tempo, che lentamente ha scavato le rocce goccia dopo goccia, sembra aver regalato all’umanità anche il potere dell’immaginazione, che si cela dietro ogni avventura.
Bibliografia:
Nel regno del fango: speleoarcheologia della Grotta di Polla (Salerno, Italia); 2020
L’Appennino Meridionale – Periodico di cultura e informazione della Sezione di Napoli del Club Alpino Italiano; Anno V Fascicolo II; 2008
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