Il Caffè Sospeso, uno dei simboli della napoletanità, si trova anche in Francia.
Lo scorso gennaio mi trovavo a Bordeaux, all’inizio di un viaggio che mi avrebbe fatto girare l’Europa per un mesetto, prima che la pandemia ci costringesse tutti a casa. Ero in attesa del bus che mi avrebbe portato all’aeroporto, e avevo deciso che le ultime due ore in città le avrei passate a scrivere in un caffè, così, giusto per darmi l’illusione di essere un letterato in viaggio come gli intellettuali del Gran Tour.
Trovo proprio il posto che fa al caso mio: l’Anticafé, parte di una catena di caffè dove non si paga la consumazione, ma il tempo di permanenza. Prendo una cioccolata, mi dirigo al reparto dolci per fare il pieno di biscotti… quand’ecco che la mia attenzione viene attirata da un cartello singolare.
Il Caffè Sospeso francese
“Ici, vous pouvez acheter solidaire pour votre voisin sans domicile. Votre commerçant vous propose d’offrir une boisson chaude à 1 euro. Ce produit sera mis “en attente” pour une personne sans domicile qui se présentera pour en bénéficier”.
“Qui puoi comprare in solidarietà per il tuo vicino senzatetto. Il tuo commerciante ti propone di offrire una bevanda calda per 1 euro. Questo prodotto verrà messo “in attesa” per un senzatetto che ne trarrà beneficio”.
Non ci potevo credere… ero appena entrato in un posto dove praticamente si effettuava il caffè sospeso!
L’antica usanza napoletana era tornata in auge nell’ultimo decennio, questo lo sapevo, così come sapevo che era diventata talmente popolare in tutta Italia da scaturire numerose iniziative ispirate: dal libro sospeso, alla pizza sospesa (che ho trovato pure in una piccola pizzeria napoletana di Firenze), fino alla nascita di una cooperativa di associazioni di mutuo soccorso chiamata Rete del Caffè Sospeso… Ma mai avrei pensato che avesse attraversato i confini nostrani.
Una rete di solidarietà
Curioso come un bambino, lascio la mia cioccolata a raffreddarsi per parlare con il barista e chiedergli spiegazioni. Negli altri Anticafé in Francia non avevo mai visto questo cartello, e quindi gli chiedo se fosse un’iniziativa di quel particolare locale. Lui mi risponde che fanno parte di un’associazione di Bordeaux chiamata Le Carillon che promuove una rete in cui i commercianti decidono di mettere a disposizione i loro servizi ai senzatetto: uso delle toilette, rete wifi, prese elettriche, cibo invenduto…
Tra queste iniziative c’è anche quella di invogliare i clienti a pagare per una bevanda o un pasto per qualunque bisognoso si trovi a passare dopo. Emozionato da questa semplice, ma potente iniziativa di solidarietà, rivelo con orgoglio l’origine napoletana dell’idea: “Sai, te lo chiedo perché non avevo mai vista questa cosa fuori dall’Italia, ma dalle mie parti è una vecchia tradizione…”. “Oui, je sais” non mi fa neanche finire, entusiasta “le café suspendu”.
Il caffè sospeso nel mondo
Ero davvero incredulo di questa cosa, quindi decido di tornare alla mia cioccolata, e invece di far finta di essere un intellettuale mi butto sulla rete per colmare la mia ignoranza… e mi si apre un mondo! Scopro che in effetti da qualche anno l’iniziativa del caffè sospeso aveva preso piede in diversi paesi del mondo.
In Spagna la pratica del “café pendiente” si è diffusa in risposta alla crisi che ha colpito il paese nell’ultimo decennio, dove per molti persino il caffè è diventato un lusso. Ma anche in vari paesi dell’est europeo come Romania, Bulgaria, Ucraina e Russia, per poi allargarsi a macchia d’olio anche nel resto d’Europa.
Il vero e proprio boom si è avuto quando un idraulico irlandese di nome John Sweeney, colpito dall’iniziativa italiana, ha deciso di rilanciarla nel 2013 tramite una pagina Facebook chiamata Suspended Coffees, che nel giro di poche ore è diventata virale raccogliendo 20.000 iscritti. Da quel momento Sweeney si è fatto portavoce della causa generando un movimento che si è diffuso in 34 paesi nei vari continenti con milioni di caffè sospesi regalati e altre iniziative di solidarietà simili. A oggi la pagina conta oltre mezzo milione di iscritti e sul sito ufficiale si può consultare la mappa dei locali che aderiscono alla rete.
Soprattutto nel nord e centro America l’idea ha attecchito alla grande. La tradizione ha acquisito una notorietà talmente internazionale che è diventata persino il soggetto di un documentario del 2017 di co-produzione italiana, argentina e statunitense intitolato proprio “Caffè Sospeso” (in inglese Coffee for all). Il documentario segue le vicende di vari personaggi a Napoli, Buenos Aires e New York, tutti legati dalla loro passione per il caffè. Lo si può trovare su Netflix.
Colmo di tanto orgoglio nel vedere che una piccola tradizione della mia città sia stata d’esempio per la nascita di una rete di solidarietà di livello globale, quasi non mi accorgo che è ora di prendere il mio bus. Finisco la cioccolata, vado alla cassa e pago. E naturalmente, lascio il mio euro per il caffè sospeso. Felice di aver trovato ancora una volta un pizzico di napoletanità all’estero.
-Giuseppe A. D’Angelo