Ai piedi del complesso Somma-Vesuvio si trova la Pineta di Terzigno, area verde percorribile attraverso un sentiero in legno adatto per rilassanti passeggiate e per persone con difficoltà motorie e visive. Un percorso adatto a tutti, che permette di immergersi, in uno spazio di 3 ettari, nella bellezza dell’atmosfera vesuviana, attraverso la flora, la fauna e il complesso vulcanico a fare da sfondo. Si trova nella località Piana Tonda di Terzigno, seguendo Via Vecchia Campitelli.
Un sentiero accessibile
Il percorso, inaugurato il 30 marzo 2022 dopo un intervento di recupero, è il sentiero n.11 del Parco Nazionale del Vesuvio, noto come “La Pineta di Terzigno”. Costruito impiegando materiali naturali, il tracciato permette di camminare su una larga pedana in legno priva di importanti dislivelli, permettendone così una larga fruizione. La quota massima raggiunta dal sentiero è di 211 m s.l.m. e si percorre in circa 30 minuti, per una lunghezza di 1,5 km.
Diverse curve e incroci permettono di girovagare in tranquillità in questa piccola fetta dell’ambiente vesuviano. La pedana in legno attraversano infatti un’area a substrato di recenti lave. Il sentiero è stato progettando seguendo criteri di accessibilità turistica, garantendo le possibilità di fruizione alle persone con difficoltà motorie e visive.
La flora del Vesuvio
Il tracciato attraverso tratti in pineta, aree di macchia mediterranea e tratti di substrato di piroclastiti. La macchia mediterranea presente sul Vesuvio, in particolare, è poco fitta, costituita per lo più da ginestre, oltre alla romice, alla valeriana e all’elicriso. Nei tratti più in pendenza del vulcano si trova la ginestra arborea dell’Etna, impiantata nel secolo scorso.
Diverse sono le specie pioniere sul Somma-Vesuvio, cioè specie in grado di colonizzare anche un ambiente ostile come un suolo vulcanico. Tali specie hanno permesso alla vegetazione di riprendere vita dopo ogni distruttiva eruzione. Si tratta principalmente di licheni, muschi e microbi, che avviano un processo di microfratturazione degli strati superficiali delle lave. Tali specie creano successivamente un substrato in cui possono insediarsi specie più complesse, dando il via a una “successione ecologica”. Sulle colate laviche più recenti si ammira ancora il lichene coralliforme, dal colore grigio argenteo.
La fauna locale
Si accertano 29 specie mammifere in area vesuviana. Le specie sono quasi tutto di abitudini crepuscolari e notturne. Vi si trovano il topo quercino, il ghiro, il moscardino, oltre a volpi, faine, donnole, conigli selvatici e lepri, quest’ultime originariamente introdotte a scopo venatorio. La volpe in particolare è diffusa in tutto il territorio e si spinge fino al limite dei centri urbani.
Il simbolo del Somma-Vesuvio sono però le farfalle, accertate di 44 diverse specie. Queste sono inoltre un ottimo indicatore biologica della qualità ambientale, in quanto sono le prime a scomparire quando l’ambiente si deteriora.
Terzigno ai piedi del Somma-Vesuvio
Il Monte Somma ha un’altezza massima di 1132 m, raggiunta in corrispondenza di Punta Nasone, oltre a un diametro alla base di circa 15 km. Il Vesuvio raggiunge invece i 1281 m, con un cratere dal diametro di 450 m e una profondità di 300 m. Dal percorso della Pineta di Terzigno si avvistano i cognoli, il susseguirsi di cime della caldera del Monte Somma, intenti ad abbozzare una circonferenza intorno al Vesuvio. Terzigno lega profondamente la sua identità al complesso vulcanico, richiamandolo nello stemma comunale, oltre che nel nome, derivante da Ter Ignis, terzo fuoco.
Contemplare il Vesuvio
Il sentiero della Pineta di Terzigno permette così, in un modo accessibile a tutti, di avvicinarsi allo scenario del Vesuvio, nei suoi odori e rumori più naturali. Lo spaventoso vulcano viene così addolcito attraverso una larga e comoda pedana che permette di camminare in tranquillità nelle sue terre e sui suoi disastri. Attorno al percorso tracciato i colori del parco vesuviano diventano ancora più intensi, le pedane in legno lasciano spazio a sentieri di grigia sabbia vulcanica che suggeriscono la scia verso le cime più alte, intorno a una vegetazione sempre in grado di ricrescere. La Pineta di Terzigno è il luogo ideale per contemplare dolcemente la forza che il vulcano riesce, anche in pochi ettari, a rilasciare.
Riferimenti:
Davide Marino; Il nostro capitale. Per una contabilità ambientale dei Parchi Nazionali italiani; 2014
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