Il sottosuolo della città di Napoli è ricco di tesori nascosti dal valore inestimabile. La Cripta degli Abati, l’ipogeo collocato sotto l’abside della Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi, è sicuramente uno di questi.
Luoghi del genere erano destinati a funzioni funerarie e commemorative e raccontano storie di grande devozione verso il mondo dei morti.
A cosa è dovuto il nome di Cripta degli Abati?
L’ipogeo del Complesso monumentale di Sant’Anna dei Lombardi è noto come Cripta degli Abati per la precedente funzione di monastero attribuita all’edificio. Gli abati, infatti, occupano la posizione più eminente all’interno di un ordine monastico, non è difficile pensare che la cripta, posizionata nel luogo più prestigioso della chiesa, fosse stata concepita per ospitare i personaggi più in vista della comunità.
La presenza all’interno del vano di una lunga serie di “scolatoi”, ne chiarisce però un’altra centrale destinazione. All’interno di queste nicchie iniziava infatti un processo di drenaggio dei liquidi dei defunti, che prendeva il nome di scolatura.
Questo tipo di processo non era solo fisico, ma soprattutto religioso, in quanto era considerato un momento di purificazione e di espiazione dei peccati carnali, di ascesa al cielo nel modo più puro possibile.
La Cripta degli Abati, infatti, era il luogo dove i monaci si recavano in meditazione e in preghiera per sperimentare da vicino, in modo inequivocabile, la caducità della carne e la vanità dell’esistenza terrena.
Il processo di essiccazione del cadavere, e il graduale distacco della carne dalle candide ossa, rappresentava una fase di transizione dell’anima stessa, liberatasi finalmente, con grande difficoltà e sacrificio, dalla corruttibilità della vita terrena.
Le caratteristiche della Cripta degli Abati
La Cripta degli Abati di Sant’Anna dei Lombardi si presenta come un ambiente ellittico, reso elegante da una bellissima scala a doppia rampa, decorato da affreschi ben conservati.
Alla morte dei confratelli, come avveniva nella maggior parte dei complessi meridionali, i corpi venivano collocati all’interno di cavità ricavate nelle pareti delle camere sotterranee.
La Cripta degli Abati, a differenza degli altri luoghi ipogei del panorama campano, non presenta sedili o vasche in pietra sui cui i corpi venivano adagiati, ma in ogni scolatoio sono presenti dei ganci metallici, posizionati all’altezza della nuca, a cui i corpi erano agganciati. Probabilmente ogni scolatoio era direttamente collegato alle vie fognarie della città; se così non fosse doveva esserci alla base della nicchia un vaso, nel quale raccogliere gli umori della decomposizione.
Lo scopo di questo processo (chiamati anche cantarelle in area campana, dal greco cantharus, il vaso posto al di sotto del defunto) era proprio quello di liberare le ossa dalla carne ed essiccarle tramite il deflusso dei liquidi cadaverici. I resti, poi, venivano effettivamente sepolti o conservati in un ossario, la Terrasanta, posta al centro della sala.
La Terrasanta è una stanza senza pavimentazione, profonda circa otto metri, i cui le ossa venivano conservate, ricoperte di pochi centimetri di terra lasciata smossa.
Era pratica comune, fino al ‘700, officiare particolari messe e momenti di forte culto all’interno degli ipogei e delle Terresante, in cui i fedeli passavano le mani sulla terra in segno di contatto con il defunto.
Gli affreschi della Cripta degli Abati
Sulle pareti della Cripta degli Abati sono raffigurati alcuni affreschi, ben conservati nonostante la grande umidità del luogo. Questa è un’altra caratteristica che rende unico l’ipogeo del Complesso Museale di Sant’Anna dei Lombardi.
Gli affreschi rappresentano gli alberi di una foresta sacra, tra i quali si staglia al centro la scena del Calvario, a memento imperituro della Passione di Cristo.
Se la costruzione dell’ipogeo risale alla fondazione del monastero (siamo nel 1411), la decorazione con gli affreschi è sicuramente successiva. Probabilmente, risalgono all’epoca arcadica, come testimonia il gusto classico degli elementi decorativi (tempietti, colonne, alberi cimiteriali) che riprende lo stile antico, da cui, durante il ‘700, attraverso le scoperte archeologiche, si era fortemente impressionati.
Gli affreschi, quindi, segnalano il passaggio dell’anima al cielo che, passando per il bosco sacro, arrivava in una sorta di Paradiso terrestre.
I teschi della Cripta degli Abati
Sopra la serie di scolatoi sono collocate alcune teche di vetro contenenti le ossa e i teschi degli Abati, così come dei personaggi illustri giunti nella Cripta nel corso dei secoli.
Questo spazio, infatti, fu scelto come luogo di custodia dei resti salvati alla demolizione della chiesa di San Giovanni dei Fiorentini di Napoli e, tra questi, è straordinariamente annoverato anche Bernardo Tanucci, esponente di spicco della società borbonica, nonché uomo di fiducia del re.
Da alcune fonti emerge che i resti mortali di Tanucci fossero stati spostati in una cassa di legno nella Cripta dei Lombardi e che siano verosimilmente ancora conservati nella sua Terrasanta. Pur restando nel campo delle ipotesi, è affascinante pensare che la cripta godesse, anche in tempi più recenti, di tale prestigio e che le ricerche in merito possano ancora gettare sprazzi di luce sull’articolata storia della nostra città.
Tutte le info per visitare la Cripta degli Abati
Il Complesso Monumentale di Sant’Anna dei Lombardi è aperto tutti i giorni: dal lunedì al sabato dalle 9:30 alle 18:30 e la domenica dalle 12:30 alle 17:30.
É possibile fare all’interno dell’ipogeo una visita immersiva con il supporto della tecnologia dei visori Hololens.
Consulta il sito per saperne di più: https://www.santannadeilombardi.com/it/
Foto del complesso monumentale di Sant’Anna dei Lombardi.
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