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Medicina e magia, misteri ed alchimia che si nascondono nel cuore del centro storico di Napoli.

Il medico è un vate, il depositario di conoscenze arcane, inarrivabili, magiche, che lo elevano a giudice della vita e della morte del suo paziente. E se proprio il medico provasse a superare la barriera della vita?

Quando si unisce magia e scienza, nasce l’alchimia, una materia misteriosa che ha trovato a Napoli terreno fertilissimo sin dai tempi dei romani, considerando che Virgilio fu uno dei padri delle scienze occulte e che le sue conoscenze sono tutt’oggi tramandate in disegni segreti.

L’Ospedale degli Incurabili nasconde infatti un chiostro segreto (liberamente accessibile), ridotto ad cumulo di macerie miste a pontili e vaghe promesse di restauro. Sotto i dipinti bruciati dal sole, dei segni sopravvivono all’interno dell’antico porticato. Bilance, fuochi, demoni, animali mitologici, uccelli in gabbia, figure inquietanti e troppo poco rassicuranti per essere immagini di un semplice ospedale.

Leggendo i messaggi nascosti nelle pitture, il Codice Da Vinci diventa un romanzetto: la verità non è nascosta in un esotico Santo Graal, ma nella Pietra Filosofale, quell’oggetto che ha fatto sognare l’uomo in ogni epoca, cercato, sognato, sospirato da tremila anni di alchimisti. Centinaia e centinaia di generazioni che hanno cooperato per millenni nell’ostinato studio della materia perfetta, quell’oggetto che avvicinerebbe l’Uomo alla divinità.

La Pietra Filosofale, infatti, garantirebbe la conoscenza del passato, presente e futuro, la vita eterna e, soprattutto, la possibilità di trasformare ogni metallo in oro. (L’ultimo personaggio che riuscì a fare uno “sgarbo” di simile portata agli esseri celesti fu Prometeo, che donò il fuoco agli Uomini. Non finì affatto bene.)

Sembra, però, che proprio Virgilio sia riuscito a realizzare parte della formula necessaria ad ottenere la famosa Pietra, mediante un… Uovo.

Suona familiare? Probabilmente perché l’Uovo del Castel dell’Ovo non è un uovo, bensì, nel linguaggio alchemico, un Athanor, il forno che trasforma gli elementi in oro: Virgilio nascose a Napoli la chiave della ricchezza infinita, conscio del pericolo che sarebbe derivato da una scoperta simile.

Degli alchimisti, poi, si seppe poco per i seguenti 1500 anni.

Ed ecco l’elemento finale dell’alchimia: la pietra filosofale, rappresentata come il vecchio che torna giovane

Nel XVI Secolo, momento in cui la cultura umana rifioriva in ogni sua forma, gli alchimisti napoletani tornarono alla ribalta con una produzione immensa di simbologie, documenti ed altre testimonianze della loro attività, allora più viva che mai: un linguaggio complesso fatto di simboli, allusioni, parole dal significato traslato, codici complessi e decifrabili fino ad un certo punto e lo testimoniano proprio i disegni nel chiostro.
Se infatti Maria Lorenza Longo, la fondatrice dell’Ospedale, era probabilmente molto addentro a certi ambienti occulti, non furono da meno gli illustri personaggi che si avvicendarono in 500 anni in uno degli ospedali più importanti di Napoli: da Giovan Battista Della Porta a Giuseppe Moscatiil medico santo per eccellenza, per i corridoi dell’ospedale le più importanti menti napoletane si riunivano in congreghe che, nel ‘700, diventarono a tutti gli effetti massoniche.

E così, mentre i malati lottavano per le loro vite a pochi metri dal chiostro, in gran segreto, nelle notti più buie, si riuniva l’élite napoletana per trovare una strada che regalasse la vita eterna.

Arrivò poi la cultura del materialismo, il mistero perse il suo fascino, l’Uomo pretese di ignorare l’occulto. E così, oggi, si perdono nell’incuria quegli affreschi che contengono codici di conoscenze antichissime e segrete.

Ringraziamo lo scrittore Marco Granato per averci raccontato i frutti di questa sua ricerca storica che è alla base del suo interessantissimo romanzo “Il Chiostro degli Incurabili”, anche su Facebook.

 -Federico Quagliuolo

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